23 Luglio 2016
di Interviste, Recensioni
Condividi su:
23 Luglio 2016

INTERVISTA A SON PASCAL: “La difficoltà di gestire la fama quando continuano a disegnarti come non sei!” Dal Kazakistan a Pechino Express, passando per un singolo e sognando Sanremo

Oggi intervistiamo un Son Pascal senza freni che ci parla del suo singolo,della musica in Italia,delle delusioni e del successo in Kazakistan

son pascal
Condividi su:

Lui è davvero un piccolo caso!
Parlo di Son Pascal un artista partito dalla provincia di Salerno ed approdato al successo in una regione così lontana da noi quale il Kazakistan, una volta per noi italiani Cosacchia, dove echi di egemonia russa si scontrano con i sempre più colonizzanti cinesi per lasciar venire fuori un miscuglio in cui ha trovato posto da protagonista questo giovanissimo italiano, che li ha letteralmente conquistati, diventando uno da palazzetti dello sport gremiti.
Son Pascal ( al secolo Pasquale Caprino ) adesso, non senza qualche difficoltà, forte di questo successo importante, prova a scardinare il mercato italiano, il suo mercato, con il primo singolo pubblicato nella sua lingua, Amore Ubriaco, che già si sta facendo notare nei percorsi indie.

La curiosità è tanta ma anche lo stupore; già perché Pascal è si un fiume in piena di cose da raccontare, come mi aspettavo, ma non hanno nulla a che vedere con il ragazzo sicuro e spavaldo che abbiamo visto ( o ci è stato semplicemente raccontato così ) a Pechino Express; il ragazzo con cui chiacchiero amabilmente è un po’ arrabbiato col sistema, ci sta riflettendo su e dichiara che non è detto che questa nuova strada aperta, quella con la musica italiana, sia quella che continuerà a percorrere, come mi spiega:
Sono un po’ a terra, perché nonostante i feedback positivi, Amore ubriaco non sta funzionando come speravo. Anzi a dire il vero nemmeno ci credo più di tanto, non mi rappresenta o, per lo meno, rappresenta un momento che ho vissuto, non il mio percorso.

Facciamo un passo indietro, perché tante sono le cose da chiederti. Partiamo dalla parte più scontata: come è nato il tuo nome d’arte? E’ una genialata per dire: Io sono Pasquale?

Può essere interpretato pure così certo, anche se la nascita non è proprio quella. Pur sentendomi molto campano ed amando profondamente la mia regione, ho sempre avuto antipatia per il modo di pronunciare il nome Pasquale in luogo. Viene appesantito come se quel dittongo avesse una u in più. Allora ho pensato ad una versione più leggera che unita al nome d’arte che avevo nella band con cui mi esibivo a Londra, cioè Son, ha dato questo risultato. Poi alla fine, come hai pensato tu, io davvero Son Pascal ! ( ride )

La tua vita da musicista è stata subito itinerante. Sei stato diverso tempo a Londra e poi leggenda vuole che una signorina kazaka ti abbia chiesto di seguirla nel suo paese perché c’era una possibilità per te. Davvero ci vuoi far credere che ti abbia convinto solo così?

E vabè un piccolo flirt c’era. Il merito se ci sono andato è stato sicuramente suo ma non quello per cui sono rimasto, essendomi poi innamorato di un’altra ragazza li. Solo l’amore poteva farmi scegliere di rimanere in Kazakistan, che è una nazione che ho dovuto imparare ad amare. All’inizio non è facile, non perché il paese non sia bello ma perché è dal punto di vista umano che c’è tanto da imparare. Sai, quando si cresce in fretta indubbiamente per strada si perdono delle cose.

Intanto grazie alla prima ragazza ed a suo fratello in particolare sei entrato in una sorta di X Factor Kazako.

Si, si chiamava A-Tunes. In realtà è stata la mia scusa per restare li. Il fratello di questa ragazza mi aveva chiesto di dargli una mano nell’organizzazione e poi alla fine diciamo che mi ha tenuto dentro. A me stava bene così

Da come lo racconti non sembra tu lo abbia vissuto come veicolo per la fama…

Assolutamente no. Cercavo davvero solo una motivazione per non dover tornare. La fama non avevo nemmeno idea che potesse arrivarmi in una situazione del genere ed in un luogo del genere. Non è certo come quelli che vediamo in Italia, che comunque aborro. Non c’erano case discografiche alle spalle.

Perché non ti piacciono i Talent?

Non è che non mi piacciono sia chiaro. In essi c’è persino qualità e di certo c’è opportunità. Non mi piace il modo che poi dopo ha la discografia di usare i ragazzi che vi partecipano. E’ impensabile uscire da un Talent, trovarti al primo posto in classifica e poi tre mesi dopo tornare a fare la cassiera. Nulla contro le cassiere ovviamente, però un attimo prima eri al top in classifica… E’ ingiusto e a chi lo subisce non fa certo bene.

Il primo successo in Kazakistan è stata una cover di Sting pubblicata via web; dalla sua Englishman in New York è nata Englishman in Shymkent …

Si è stata accolta davvero in maniera strepitosa. Non è arrivata col talent ma dopo. Cercavo sempre modi per riuscire a svoltare per restare li e con quella canzone è avvenuto il caso. Per me è stata un pretesto per proporre la mia musica.

Perché hai deciso di dedicarla a Shymkent? La cosa non ti ha creato problemi con il suo autore?

Ma figuriamoci! Sting nemmeno saprà della sua esistenza. L’ho dedicata a Shymkent che è il capoluogo del Kazakistan meridionale, perché sostanzialmente un po’ messa da parte nonostante la sua importanza ( è la terza città del paese ). Mi sembrava un po’ come Napoli o Bari in Italia, che vengono abbastanza stereotipate.

Da allora sei famosissimo. Eppur altri al posto tuo avrebbero approfittato del successo per puntare al ritorno in patria. Tu invece ti sei portato Al Bano li…

Per tornare in Italia avrei dovuto avere motivazioni per farlo ed al momento non c’erano.

Magari però Al Bano avrebbe potuto aiutarti…

E perché mai avrebbe dovuto? Ad Al Bano non gliene frega un emerito di aiutare Son Pascal. Lui ha la sua carriera e il suo compito è tenerla viva. Sai quanti nel corso degli anni gli avranno chiesto aiuto? Perché mai avrebbe dovuto darlo a me?
Ma come non avevi motivazioni a tornare in Italia?

Al di là dell’attaccamento al paese io in Kazakistan ho riempito palazzetti da oltre 5000 posti mentre in Italia sono consapevole che riparto da zero. Ne vale la pena? Visto come sta andando con questo mio primo singolo italiano direi di no.

Torniamo sull’argomento allora, cosa ti sta dando fastidio esattamente?

Che ho investito circa 10.000 € di mia tasca su questo singolo, ho ingaggiato Parole & dintorni che è il più importante ufficio stampa italiano, per sentirmi dire che il brano non gira, per avere poco più di mezza riga dedicata, per vedere che le radio non lo passano. Ma fa nulla, era una cosa che adesso dovevo provare e soprattutto potevo permettermi. Non va? Pazienza. Ho altro da fare, altrove.

Forse magari partendo più dal basso? Dalle piccole radio?

Ma guarda che io non mi nego a nessuno, perché mi piace la promozione, mi piace il mio lavoro. Anche se mi chiamano a “Radio Ci Ascoltano in Tre”, io ci vado.

Però dici che Amore Ubriaco non ti rappresenta. Come fai a proporre una cosa che non senti tua?

Non è che non la sento mia ma come dicevo prima io canto cose molto diverse da questa. In Kazakistan ho fatto canzoni decisamente più cantautorali.

E perché non ci hai provato anche in italiano allora?

Perché mi mancano le basi o meglio, io amo i cantautori, alcuni li ho proprio fagocitati come Finardi, Battisti, ma esecutivamente non mi sono mai approcciato al loro repertorio. Ho sempre suonato musica internazionale, dai pub nostrani a Londra e quindi per me quello è un modo non naturale di esprimermi in musica.

Quindi tu scrivi e canti in Kazako?

No scrivo in inglese o finto inglese quando ad esempio ho la melodia del pezzo ma ancora non so di cose voglio parlare. Poi un collaboratore mio li, mi aiuta a tradurre il testo, mirando non solo alla metrica ma al contenuto. Voglio poter dire nella loro lingua le cose per come le ho pensate.

Quanto ci hai messo ad imparare il Kazako?

Molto e non è per nulla facile, anche perché li ci sono molti dialetti e molti parlano ancora in russo. In fin dei conti l’indipendenza dall’ Unione Sovietica è datata appena 25 anni fa.

Ma se sei così soddisfatto di quel che hai li, perché hai deciso di partecipare a Pechino Express? In molti hanno pensato che fosse il lasciapassare per uscire dalla fama web, frattempo arrivata anche da noi, e diventare familiare alle masse…

Indubbiamente la possibilità era ghiotta però stupirò te e tutti quelli che lo hanno pensato ma non l’ho fatto per la notorietà in Italia ma per altri motivi.

Che si possono raccontare?

Certo che si, io non nascondo nulla. Avevo bisogno di tirarmi fuori dal Kazakistan perché non tirava una bella aria per me.

Oddio! Sembra una cosa da film di spionaggio …

Più o meno si! Guarda che davvero io mi sono trovato in situazioni di soldi, pistole e puttane. Mi sono davvero esibito per gente poco raccomandabile che magari mi obbligava a cantare cose classiche della loro storia ed a cui se dicevi di no non tornavi a casa, ma questa è un’altra storia.

Ed allora cosa è successo?

Evidentemente la tanta fama raggiunta ha dato fastidio a qualcuno. Ho cominciato a non essere ben visto dai “senatori dalla musica” locali. Per cui si sono inventati che io avrei offeso la loro storia musicale ed alcuni dei nomi più importanti della loro scena. La cosa ovviamente non è vera nemmeno un poco, ma come spesso accade, non importa cosa hai detto, ma cosa vogliono far credere tu abbia detto.

Il risultato quale è stato?

Che il tam tam mediatico non si è sgonfiato dopo poco, come magari accade da noi, ma è diventato sempre più forte fino a che mi è arrivata l’espulsione dalla capitale Astana ed altre città importanti. Non posso più esibirmi in quei luoghi. Avevo bisogno di staccare la spina da quella realtà che mi era diventata ostile, che mi aveva dipinto come l’antagonista di chissà chi.

Anche a Pechino però ad un certo punto il tuo personaggio è stato raccontato in maniera diversa dalle prime puntate in cui eri il simpatico, il caciarone..

Guarda Pechino è stata un’esperienza bellissima per me. Ho potuto visitare un continente intero dal suo di dentro, non dai luoghi turistici; ho potuto farlo come piace a me. In più non ho pagato per farlo ma mi hanno pagato quindi … Questo dal punto di vista dell’avventura e anche del mio compagno di viaggio Kang Bachini. Ma dal punto di vista umano ho veramente visto una pochezza e bruttezza tale … le peggiori che potevo vedere. Parlo degli altri concorrenti.

Come dicevo all’inizio non sembrava essere così però…

Poi sono iniziate le trame e poiché io ero visto come uno tosto da battere allora ci si è accaniti, accusandomi di qualunque cosa. Il tutto è cominciato da parte di Naike ( Rivelli figlia di Ornella Muti ) che ha tessuto abilmente la tela, soprattutto a telecamere spente, le sere, e piano piano le si sono accodati tutti.

Sembra che tu abbia tanto da raccontare come retroscena vero?

Cose che però non voglio dire, ma credo fossero chiare. Non voglio dire che siamo stati ostacolati ma cose strane ne sono successe.

Cioè?

Qualche taxi improvviso …
Cosa non andava di te agli altri lo hai capito?

Dava fastidio che non avessi i disagi loro. Per me non era un problema dormire dove avevo visto degli scarafaggi e se mi facevo male non stavo a piagnucolare come una velina qualunque ma mi rimboccavo le maniche per vincere il disagio. Sono addirittura stato fatto passare quasi per omofobo semplicemente perché rivendicavo la mia eterosessualità . Non sono stati bei momenti, proprio no.

Torniamo alla musica: hai già scritto altre cose in italiano?

Sinceramente non molte. Come ti dicevo prima per me è complicato scrivere nella mia lingua. Qualcosa c’è ma non molto.

Ma è davvero così complicato?

Se sei umile e sai che ci sono cose meravigliose scritte a cui vorresti ispirarti, si.

A chi potresti dover dire grazie nella musica italiana?

A Mogol. Ho partecipato alla sua scuola, il Cet, e la cosa più grande che mi ha insegnato, un grande come lui, è l’umiltà. Non bisogna stare solo ad ascoltare ma mettersi alla prova di continuo, sempre.

Il 18 ti sei esibito al Giffoni Film Festival dalle tue parti. Che esperienza è stata?

Un palco incredibile, sognato, proprio perché casa. Eppure mi sono esibito come dicevo prima anche in palazzetti stracolmi per me e solo per me. Però vedere l’effetto che facevano le mie canzoni, incomprensibili qui, è stata una bella cosa.

Hai cantato le canzoni Kazake?

E certo! Quello sono io, quelle sono le mie canzoni. Mica potevo fare solo Amore ubriaco? Ho persino pensato di non farla perché fuori contesto dal resto del concerto sai?

Ed invece poi l’hai eseguita?

Si l’ho eseguita. Il concerto è stato davvero bello: chitarra, gran cassa e voce.

Che effetto ti farebbe se domani aprissi la classifica ufficiale italiana e ci scoprissi il tuo brano all’interno?

Ne sarei contento ovvio, anche se devo dirti che non sono i numeri a darmi gioia nella musica o l’idea di sapere quanti l’hanno comprata, ma ciò che mi interessa è verificare sul palco se una cosa è piaciuta o meno. Comunque figurati, non gira nemmeno in radio quindi…

Ah Pascal! Ma è possibile che sei così negativo?

(Ride ) Ma no che non sono negativo. E’ solo una giornata così. Cerco di capire come può funzionare per me in Italia.

Funzionerebbe se domani squillasse il telefono e Conti ti invitasse a Sanremo?
Sanremo, Sanremo. Certo. Sarebbe una bella possibilità. Ti svelo che un brano nel cassetto c’è ma lo presenterei solo se l’artista con cui sogno di duettarlo mi dicesse di si.

Adesso devo indovinare di chi parli?

Se anche lo indovinassi non te lo direi, perché ancora non gliel’ho proposto. Posso solo dirti che l’approccio musicale è retrò, vintage.

Mi butto lo stesso: Arisa, Simona Molinari, Nina Zilli?

Non te lo dico! Comunque Rosalba la conosco bene, abbiamo fatto il Cet assieme. E’ una grande cantante ma … non è lei, ed ho già detto tanto.

Però tu in Kazakistan sei una star di prima grandezza mentre qui probabilmente verresti arruolato tra le Nuove Proposte…

Ma figurati! Ci andrei anche a strimpellare la tamburella dietro l’ultimo dei giovani in gara! E’ un ‘occasione importantissima in Italia, una di quelle cose che se ti capita non puoi che dire si!

Ohhh finalmente un po’ di positività!

Che ti ho detto prima? Umiltà e mettersi alla prova! Se non è una prova Sanremo….

Carlo che facciamo, lo invitiamo?