12 Febbraio 2016
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12 Febbraio 2016

INTERVISTA a LORENZO FRAGOLA: “Sanremo? Sono molto tranquillo. I talent show? Non fanno male a nessuno”

Tra i favoriti in gara al Festival di Sanremo 2016, Lorenzo Fragola parla della gara, del passato e il futuro con l'album "Zero Gravity"

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A poche ore dalla prima puntata della 66a edizione del Festival di Sanremo noi di All Music Italia siamo andati ad intervistare il giovane cantautore al quale è stata affidato il compito di aprire le danze, Lorenzo Fragola. Per l’occasione è stata allestita una sala dell’Hotel Globo di Sanremo, nella quale si sono riuniti alcuni esponenti radio/web; l’atmosfera durante l’attesa è inevitabilmente calda, commenti post prima serata, opinioni divergenti, qualche critica, Sanremo resta pur sempre la kermesse canora italiana più attesa e giudicata.

Come va? – Arriva Lorenzo Fragola

Le prime sensazioni sul brano in gara Infinite Volte:

“Sulla canzone non posso parlare, perché non riuscirei ad essere abbastanza obbiettivo essendoci dentro, in realtà mi piace tanto cantarla. Parla di una storia, è un racconto sulla difficoltà di ricominciare, quando finisce una storia d’amore non è facile essere disposti a mettersi di nuovo in gioco, quindi è quel racconto che passa attraverso i racconti di quello che è stata la storia d’amore, i momenti e le sensazioni che uno ha provato. Non ha nessuna pretesa, è abbastanza semplice e mi piace per questo, perché è vera e non ci sono giri di parole o invenzioni armoniche alla Morgan. In quello che dico ci credo veramente.”

A proposito dell’album Zero Gravity:

Sull’album posso dire che sono davvero felice, per me l’11 marzo è fin troppo lontano, ma posso dirmi soddisfatto, lo sento molto mio, segue molto i miei gusti e poi la cosa bella è che ne ho seguito ogni fase della creazione, dalla scrittura all’arrangiamento, al mixaggio anche se non ne capisco molto, e quindi c’è tanto di me in ogni canzone. Non vedo l’ora che esca. Il progetto dell’album è nato dalla canzone, siamo partiti da questa, che è stato il primo brano e poi ci siamo allontanati e abbiamo iniziato la lavorazione di ogni pezzo, però è nato con la prima canzone e quindi ci siamo detti forse possiamo fare un altro album.”

L’emozione di tornare sul Palco dell’Ariston? Per Tony Renis sei uno delle poche promesse della musica italiana..
“Intanto devo ringraziare Tony Renis perché è una leggenda, ci siamo conosciuti bene, perché siamo andati a pranzo insieme una volta ed è una bellissima persona oltre ad essere un grandissimo artista. Per quanto riguarda l’emozione di salire per la seconda volta sul palco ci sono differenze e similitudini rispetto all’anno scorso dell’Ariston, la similitudine è che comunque l’emozione che provi a salire su quel palco è sempre la stessa, probabilmente non cambio solo per chi ne fa 8, ha tanti anni di gavetta alle spalle, un’esperienza enorme; per chi debutta per la prima volta invece l’emozione è sempre la stessa, perché comunque ti rendi conto che sei su un palco importante, ma non solo per i tanti grandi artisti che sono passati, ma anche perché l’emozione che provi quando parte la prima nota dall’orchestra non la puoi provare da nessun’altra parte. Devo essere sincero, la prima volta che ho visto l’Ariston sono rimasto un po’ deluso, perché vedevo una cosa gigante dalla TV, in realtà è piccolino, però paradossalmente più è piccolo più l’emozione è grande, perché è tutto concentrato, quindi hai gli occhi delle persone a poca distanza e senti che i musicisti in qualche modo ti sono vicini, quindi è bello per questo. Però questo Sanremo lo sto affrontando in modo diverso, molto più sereno, più tranquillo anche perché secondo me troppa emotività non aiuta a rendere la canzone, perché in qualche modo ti fai prendere da altre cose, l’attenzione va da altre parti, mentre più tranquillo sei più in qualche modo ti godi ogni momento e te lo porti dentro negli anni. In definitiva la mia tecnica, il mio approccio per questo Sanremo è di viverla in maniera tranquilla.

Abbiamo chiesto al tuo fan-club di mandarci delle domande da rivolgerti, Silvia ci chiede: che tipo di lavoro è stato fatto in “Zero Gravity” rispetto al precedente album “1995”?
“Quello che abbiamo provato a fare è stato quello di prendere un tipo di produzione che spesso era legato alla musica straniera, americana, inglese, che difficilmente riesce a conciliarsi con l’italiano; quindi cercare di scrivere in italiano utilizzando produzioni molto internazionali, nuove, che sono un po’ un azzardo, però è anche quello che effettivamente voglio fare, perché mi piace ascoltare musica di tutti i generi, però tra quella che è uscita nell’ultimo periodo, preferisco quella straniera, non perché l’italiano non mi piaccia, ma perché trovo ci sia più coraggio di tentare cose nuove, anche a volte al limite risultando più borderline, però in modo sempre molto fresco. Su determinati tipi di brani ci siamo riusciti, partendo da una base di produzione – tipica tecnica straniera quella di scrivere su una produzione già completa e che ti convince – quindi cercando in qualche modo un nesso tra musica e scrittura; oppure siamo partiti dalla canzone cercando di arrangiarla in modo che suonasse nuova. Insomma sono davvero felice, non vedo l’ora che esca sinceramente, c’è molto me in questo album.”

Ci saranno anche questa volta canzoni in italiano e canzoni in inglese?
“La verità è che il 90% dei brani sono in italiano, un brano che mi piace molto nella versione classica dell’album è però in inglese (All Music Italia può anticiparvi che l’autore del brano è Virginio); inoltre nella versione deluxe abbiamo inserito la cover di “Gravity” dei Coldplay e un altro brano in inglese.”

Prima dicevi che la canzone di Sanremo che la canzone di Sanremo ha fatto un po’ nascere tutto, come sei arrivato a scegliere quella? È stata la prima canzone che hai scritto e quindi la ritieni la migliore del disco, la più sanremese?
“No, è stata la prima che ho scritto quando abbiamo iniziato a lavorare in studio e in qualche modo è stato l’incipit, per cui piuttosto che riempire questo pezzo di orchestra e atmosfera, ho preferito lasciarla abbastanza “raffinata” classica, non mi sembrava l’occasione giusta per tentare qualcosa. Tutto ciò che a Sanremo è di più, poi alla fine è di meno, ad esempio anche il vestito. Fare il vocalizzo figo personalmente non mi fa impazzire, secondo me sul palco di Sanremo ti toglie un po’ di emotività. La verità è che se non mi piacesse ogni brano, avrei preferito evitare di metterlo, perché tanto comunque avevamo tanti brani a disposizione tra i quali potevamo scegliere, fortunatamente abbiamo scelto quelli di cui eravamo veramente convinti, che più ci piacevano. Mi ricordo in merito al pezzo di Sanremo, quando ci siamo messi insieme a scriverla e siamo stati un bel po’, quindi a me ricorda quel momento: è iniziata, in una notte si è sviluppata ed è finita al mattino presto, l’ho riascoltata e ci siamo detti <<possiamo provare ad andare a Sanremo con questa canzone.>> e alla fine eccomi qui.”

Stasera sarà la serata delle cover e tu porterai un brano che è proprio “di nicchia”, come affronterai “La donna cannone”?
“La domanda che mi pongo è se De Gregori la guarderà, perché la verità è che quando mi hanno chiesto di proporre un brano come cover il primo brano al quale ho pensato è stato “La Donna Cannone”, non so per quale motivo però poi l’abbiamo provinato. Ci ho ripensato a lungo perché è un brano talmente conosciuto che a volte è difficile superare questo scoglio, capita anche a me: se qualcuno fa una cover di un brano che mi piace particolarmente è difficile che riesca a superare questo trauma. Mi piace tanto cantarla, mi emoziona ogni volta che la canto, a prescindere se sia in prova o in studio. Quello che spero è che il pubblico si possa emozionare altrettanto anche se non ho pretese, però in qualche modo spero solamente di non aggiungere cose particolari, non mi sembra l’occasione giusta per fare quello bravo, ma piuttosto l’occasione per cercare di fare mio un brano stupendo. Non l’abbiamo stravolta, ma l’orchestrazione è la cosa più bella del brano. Ci proverò e vedremo come va.”

L’anno scorso metà classifica e un enorme successo radiofonico, quest’anno cosa ti aspetti da “Infinite Volte”?
“La cosa bella del Festival di Sanremo è che non si possono fare previsioni, è questo per me che tiene incollati milioni di italiani ogni anno; cambia tutto da un giorno all’altro, ti emozioni la prima volta, poi magari riascolti il brano e ti colpisce di meno o di più. La mia più grande soddisfazione è sapere che magari finito Sanremo incontro qualcuno per strada che mi canta “Infinite Volte”, vuol dire che quello che scrivi per chi lo ascolta ha un’importanza notevole, è il bello di questo lavoro. Quando sei dietro un microfono non ci pensi tanto, poi quando arriva il concerto e vedi qualcuno che ti fa un complimento, che apprezza la canzone, ma anche delle critiche capisci di aver fatto qualcosa che ha un certo valore. Spero tanto che chi finora mi ha dato fiducia possa apprezzare questo brano.”

L’anno scorso partecipavi al festival da emergente, adesso hai all’attivo un album e ne stai per pubblicare un altro, quale tipo di artista vorresti essere oggi e quale vorresti diventare?
“Non so se esiste una tipologia di artista, però mi piacerebbe non avere mai limiti, mi piace più fare le cose che non so fare, che quelle che so fare, perché quelle che non so fare non mi aiutano a crescere e quindi anche questo album è stato un’ottima scuola, un ottimo modo per mettermi in gioco. Nel momento in cui dirò sono soddisfatto del mio lavoro, non potevo fare di meglio, allora smetterò di fare musica.”

In cosa pensi di essere cresciuto artisticamente?
“Secondo me sono cresciuto sotto più punti di vista, dal punti di vista della scrittura, prima  avevo molte più paranoie ora mi lascio andare più liberamente e questo valorizza il brano; dal punto di vista della performance live, perché mi sento più sciolto dopo aver affrontato un tour in tante città andato molto bene, una grande prova che mi ha dato più consapevolezza. E poi anche dietro al microfono in studio, prima avevo paura del microfono perché era quell’oggetto poco conosciuto dal quale tendevo ad allontanarmi, non avevo molta confidenza mentre ora piano piano tendo io a cercarlo. È un approccio sottile , una cosa mia psicologica però importante.”

Sei più sicuro?
“Diciamo di sì, ma neanche troppo. A volte mi riguardo nelle esibizioni e noto molta fragilità quando canto, questa cosa non mi dispiace perché quando diventerò troppo sicuro di me, avrò perso qualcosa più che guadagnato, secondo me. Paradossalmente mi piace commettere errori, perché in qualche modo sono sicuro che ci credo veramente in quello che canto.”

Ieri abbiamo visto un contrasto incredibili tra i giovani di qualche anno fa, una Laura Pausini emozionatissima, e un giovanissimo entrato come primo artista sul palco di Sanremo, quanto pensi che le passate esperienze televisive ti abbiano facilitato?
“Non so se l’esperienza televisiva mi abbia dato più consapevolezza del mezzo televisivo, perché alla fine non lo vedi mai quando canti, vedi persone davanti a te, musicisti che suonano, quindi quello ti rimane. Secondo me le nuove generazioni sono molto più massacrate dai giornali, molto più criticate, c’è molta più pressione e secondo me è una cosa brutta perché in qualche modo si addossa la responsabilità di un peso della storia della musica italiana nei confronti dei giovani che se prendessimo un Cesare Cremonini, esploso con un brano epocale come “50 special” ai tempi non apprezzato dalla critica, ed oggi scrive delle poesie come “La nuova stella di Brodway”; è un esempio, perché è stato massacrato all’inizio e poi ha invece una profondità unica nei testi, che ha però dovuto sviluppare. Mentre ai giovani di oggi non si da’ la possibilità, perché si pretende che rappresentino un nuovo cantautorato che ha rappresentato una parte della storia della musica italiana ed è giusto che si sia conclusa, lasciando un patrimonio a chi viene dopo. Ripetere qualcosa del passato secondo me è proprio sbagliato o pretendere che dei ragazzi di 20 anni scrivano dei brani come quelli di De Andrè non solo è pretenzioso, ma anche sbagliato. L’unica cosa che si può fare, senza offesa per nessuno, è un po’ fregarsene perché il tempo parla, non i giornali, non le critiche. Fra 10 anni il tempo dirà se le canzoni scritte dalla mia generazione ora avranno un peso o meno, non lo dice chi a 50 anni pretende di sapere cosa deve dire un ragazzo di 20 anni. Scusate, un piccolo sfogo personale.”

Una critica che ti ha fatto male ed un complimento ricevuto, da un collega o da un fan, che ti è rimasto nel cuore?
“Per quanto riguarda la critica, c’è stato un giornalista che ha usato i miei fan, come pretesto per insultare me e queste cose proprio non mi è piaciuta. Capisco criticare me personalmente, perché può fare comodo con le altre persone che mi seguono no,specialmente in questo periodo, nel quale sono sotto giudizio temi particolari, come le unioni civili, definire senza alcun motivo i partecipanti ad un mio concerto tutti omosessuali non è carino e tanto meno da giornalista. La verità è che alle critiche bisogna saper dare il giusto peso, come diceva qualcuno di cui mi sfugge il nome, diciamo Aristotele dai, le parole hanno il peso di chi le pronuncia.”

[All Music Italia] Se dovessi fare un bilancio di questi primi anni di carriera, qual è stato il momento più bello e quale cancelleresti?
“Ci devo pensare, è tosto trovarne uno solo, tra quelli più belli di sicuro c’è il concerto in Piazza Duomo, 100 mila persone che intonavano “Siamo Uguali”, era la prima volta che salivo su un palco del genere e non me lo aspettavo. Vedere che tante persone cantavano qualcosa scritto da me, senza pensarci, è stata una bella emozione; e poi l’ultimo concerto a Catania perché mi ha fatto capire che in poco tempo avevo fatto un bel po’ di strada; mi sono reso conto che ce la potevo fare, che ne ero all’altezza. Il momento più brutto, non so, probabilmente c’è stato ma non mi viene in mente. E’ probabile che lo abbia rimosso come funziona con le cose che non ci piacciono. In ogni caso se dovessi fare un bilancio non può che essere positivo!”

Il tuo primo ricordo di Sanremo?
“Il mio primo ricordo di Sanremo è molto chiaro: ero in casa in montagna, a Zafferana con la famiglia di mia mamma; era in estate, non so perché… Mi ricordo di Francesco Renga che in quell’edizione cantava Angelo e di sua moglie Ambra Angiolini che veniva inquadrata in balconata ed io e mia nonna che commentavamo la scena.”

Grazie a tutti. – Lorenzo Fragola 

A fine conferenza, una domanda solo per noi di All Music Italia: