22 Dicembre 2025
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22 Dicembre 2025

Spotify sotto attacco: piratato l’intero catalogo, 300 TB di dati finiscono su Torrent

Dopo l'attacco del gruppo pirata Anna’s Archive Milioni di brani sono ora scaricabili gratuitamente.

Spotify hackerato catalogo pirata
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Spotify hackerato: Un terremoto digitale scuote il colosso svedese dello streaming. Nelle ultime ore, il gruppo di “attivisti pirata” noto come Anna’s Archive ha rivendicato un’operazione senza precedenti: il backup e la successiva diffusione non autorizzata di quasi l’intero catalogo di Spotify.

Si parla di cifre impressionanti: circa 300 terabyte di dati, che comprenderebbero oltre il 99,6% di tutti gli ascolti presenti sulla piattaforma fino a luglio 2025.

spotify hackerato: la risposta dell’azienda

Secondo quanto dichiarato dagli attivisti in un lungo post sul loro blog, l’operazione di scraping (estrazione dati) ha permesso di raccogliere 256 milioni di righe di metadati e circa 86 milioni di file audio. Il tutto è stato riversato sul protocollo P2P Torrent: al momento sono disponibili i metadati, mentre i file audio stanno venendo distribuiti gradualmente in base alla popolarità dei brani.

La risposta di Spotify non si è fatta attendere. Interpellata da Billboard, l’azienda ha confermato l’incidente, definendolo un vero e proprio data breach. Un’indagine interna ha rilevato un accesso non autorizzato che ha permesso agli hacker di aggirare i sistemi DRM (Digital Rights Management), la protezione digitale che dovrebbe impedire la copia dei file.

Preservazione, pirateria e il paradosso delle royalties

Il dibattito etico è acceso. Anna’s Archive giustifica l’azione come una missione necessaria per “preservare la conoscenza e la cultura umana”, temendo che la musica possa sparire dalle piattaforme proprietarie. Va precisato che la qualità audio dei file “liberati” non è sempre fedele all’originale: i brani più popolari sono stati mantenuti a 160 kbps, mentre le tracce di nicchia hanno subito una compressione maggiore per risparmiare spazio.

Al di là delle giustificazioni, l’operazione rimane confinata nell’illegalità più totale. Tuttavia, la vicenda fa emergere una riflessione amara: considerate le royalties spesso infinitesimali garantite oggi dallo streaming legale, il danno economico immediato per gli artisti potrebbe non discostarsi troppo dalla normalità.

Il vero nodo critico è strutturale: questo precedente dimostra la fattibilità tecnica di un sistema parallelo, una nuova piattaforma digitale, gratuita e decentralizzata, in grado di bypassare completamente l’intera filiera del diritto d’autore e delle licenze su cui si regge il mercato discografico.