18 Gennaio 2019
di Interviste, Recensioni
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18 Gennaio 2019

Le Pagelle Dei Nuovi Singoli In Uscita Il 18 gennaio. Elisa, Giusy Ferreri, Frenetik&Orang3 e…

Torna con un appuntamento doppio che recupera quelli usciti la scorsa settimana, Da oggi in radio, rubrica con le pagelle dei nuovi singoli

nuovi singoli
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Dopo la pausa della settimana scorsa, in cui il nostro critico musicale Fabio Fiume si è concesso qualche giorno di ferie, torna la rubrica DA OGGI IN RADIO, in cui ascolta per noi tutti i nuovi singoli della settimana e ce li racconta. E questa settimana doppio lavoro per lui, per recuperare le diverse uscite anche della scorsa settimana.

Si ricorda che si tratta del solo parere di Fabio Fiume e non di tutta la redazione di All Music Italia e che i voti espressi al termine delle mini recensioni non mettono in relazione alcuna artisti diversi tra loro, ma essi sono attribuiti alla canzone in base alla carriera dell’artista che la propone ed all’importanza che essa assume nel percorso dello stesso.


Giusy Attanasio – C’è lei
Storia di tradimenti abbastanza stereotipata con frasi come : “no, nunn’a pozz accirere, perché lei ti ama come me”. Diciamo che per raccontare certe cose in maniera meno drammatica basterebbe ascoltare un brano come A lei che la Oxa cantò per la penna di Vecchioni. Il tema è lo stesso ma la classe di raccontarlo tutta un’altra. E quel brano è del 1985!
Quattro

Daniele Babbini – Nessuna canzone per te
Negare una canzone per te, perché farebbe male. E mica è cosa così innaturale? Anzi. Più interessante nelle strofe che nell’inciso che diventa un po’ troppo sentito sia nell’arrangiamento che nel testo che gioca con le stagioni e la facile rima, anche questa trita e ritrita, tra inverno e inferno.
Cinque ½

Bc – Immagini
La base vagamente Art Of Noise e quelle cose elettroniche là, e sopra un cantato rap/trap stiloso ben incastonato nella scelta di sound. L’effetto è ipnotico ma non è in realtà propriamente un bene perché pur risentendo il brano più volte, ti sfugge in più punti cosa dica, per seguire la base. Chissà, potrebbe essere un bene!
Sei +

Biko – Casa
Strofa un po’ “tizianesca” anche se manca la bellezza delle note brune dell’artista pontino, anche nell’arrangiamento in doppia linea vocale della seconda. Inciso invece melodicamente molto italiano. Il senso del brano è compiuto come la scrittura ed il messaggio di ricerca delle proprie sicurezze arriva netto.
Sei ½

Gianni Bismark – Pregiudicati
Ma davvero si deve promuovere un brano che dice di bearsi di farsela con i pregiudicati che sono fratelli veri, girare incappucciato, guidare ribaltato e ribaltare feste altolocate? Fortuna che dura solo poco più di due minuti, non oso pensare cosa avrebbe celebrato con un minutino di più a disposizione!
Tre

Blugrana – Bellissimo
Dichiara la voce della band, tra gli autori del brano, che esso è nato a seguito di un sogno che lo ha visto protagonista assieme a Lucio Dalla. Eppure non è così chiara l’influenza dell’istrionico genio bolognese, giacché il brano è più figlio di un rock abbastanza solito, pur se gradevole e non ha in sé colpi di genialità.
Sei

Bonavita – Figlie femmine
Ballata abbastanza compiuta, con un inciso aperto che può trascinare ed un testo abbastanza rintracciabile nelle vite di ognuno. E i capelli bianchi, intesi come pensieri, ce li ha anche chi è troppo giovane per mostrarli sulla testa davvero.
Sei ½

Alessia Bufi – Sogni mai avverati
Un po’ stantia nella costruzione, anche se c’è un particolare linea guida data dagli archi. Però è un peccato perché la voce è troppo moderna per appoggiarsi ad un tipo di canzone del genere. Alessia scrive di suo, è vero, però magari qualcuno più sapiente e di lunga data potrebbe aiutarla a sistemare il suo buon scritto in una maniera più attuale.
Cinque

Matteo Camellini – Dire di no
Tutti mali della società odierna, tutti rintracciabili sotto la parola “violenza”, proposti frettolosamente su questa base incalzante da una voce interessante molto più di questa base modaiola che non conosce strumento e la superficialità del testo che tratta di cose troppo importanti per essere affrontato così.
Cinque

Elly Caputo – La luna
Voce impostata e sicura su un tappeto elettronico per raccontare la fine di una storia, i suoi ricordi e la speranza che la luna possa esercitare la magia di trasportarci almeno in quei ricordi appunto. Brano che può essere utile come presentazione per la giovane artista, le sue caratteristiche e le intenzioni musicali, ma che indubbiamente non passa alla storia.
Sei

Alessandro Casillo – Perché non amici
Tornato a far parlare di sé grazie alla partecipazione attuale ad Amici, Casillo può proporre nuova musica. Il suo discorso pop, già bello centrato nel suo ultimo album #Ale, di ornai diversi anni fa, riprende la giusta strada. Perché se fai pop devi saperlo fare ed essere pop anche nell’intenzione. Non siamo di fronte alla canzone della vita ma ad un buon brano per tenere la carreggiata.
Sei ½

Coez – E’ sempre bello
E’ un invito alla positività questo brano che stacca anche un po’ Coez da una formula che tendeva a ripetersi. Qui riscopre una parte rap che diventa solo una strada percorsa verso un cantato che è sempre claudicante ma centrato per il tipo di proposta, che non vuole essere certamente un’esposizione di bel canto.
Sei ½

Colapesce – Canzone dell’amore perduto
La grandissima canzone del maestro De Andrè, rivive in occasione del ventennale della sua scomparsa, sulla bocca e le note di Colapesce, che ce la rende soave, quasi una ninna nanna, cantata più ripercorrendo una strada più “battiatesca” che pure il brano eseguì. La magia se è tale ed è trattata con rispetto, tale resta.
Otto

Giada Crisci – Se avessi
Interessante il fatto che questo brano sfidi le convenzioni metriche e giochi a cambiare di continuo. Credo che nemmeno Meg si sia spinta mai così in là con le variazioni in un unico pezzo. Resta però più interessante la concezione musicale che la canzone in sé.
Sei =

Giovanna D’Angi – Ogni giorno
Ognuno ha i propri sogni, “ci assomigliamo ma non siamo gli stessi”, ognuno è un’autenticità irripetibile. Voce molto bella, ma canzone che per risultar più valida, avrebbe dovuto avere meno ripetizioni, evolvendosi e non ripiegando su un paio di righe di testo riuscite.
Sei =

Sal Da Vinci, Franco Ricciardi & Andrea Sannino – Nanà
Scrive Renato Zero e si sente; non canta lui però ed affida a Sal Da Vinci, tra le sue ultime produzioni, questo brano dedicato alla città di Napoli. Il cantattore duetta qui con una pietra miliare della città come Ricciardi ed il nuovo che avanza Sannino. Il problema è che senti loro, tutti bravi, ma pensi inevitabilmente a Renato, a qualche suo guizzo o salterello sul palco. Qualche stereotipo di troppo nel racconto… e lo dice un napoletano!
Cinque ½

Delta V – 30 Anni
Strofe più potenti di un inciso che scorre senza restare impresso, senza regalare quella proprietà che dovrebbe essere specifica, cioè di farsi canticchiare. Buono l’arrangiamento, ma i Delta V sanno essere sia avanti che retrò e questo da sempre potrebbero insegnarlo a tanti.
Sei

Antonio De Rosa – Ho scelto te

Immaginate cosa può essere vecchio in musica tutto in una volta. Prendete il tutto, mettete assieme e scekerate bene. Il risultato è questa canzone che probabilmente persino Gino Latilla, qualora resuscitasse s’intenda, rifiuterebbe!
Tre

Massimo Di Cataldo – Con il nastro rosa
Anche Di Cataldo celebra Battisti ( e non è la prima volta) scegliendo questo brano iconico che pure era solo il lato b di Una giornata uggiosa, del 1980, che ha saputo però poi prendersi il suo posto al sole. Massimo la rende più power pop e ne veste la taglia perfettamente, anche se potenziarla le ha tolto la magia evocativa che aveva.
Sei +

DiMartino – Giorni buoni
Si riconosce una penna molto moderna, dalla scrittura attuale, in perfetta linea con i nuovi cantautori, da quelli più surreali alla Calcutta a quelli più concretamente pop come Paradiso. Nel risultato è piacevole riscontrare anche un sentore battistiano, un leggero richiamo, nemmeno troppo leggero, ad Amarsi un po’, e delle chitarre che fanno tanto anni 70. Ma il tutto è piacevolmente gustoso.
Sette ½

Elisa – Anche fragile
Soffice e cullante Elisa torna a misurarsi con la dolcezza del suo cantato qui, che attende per esplodere ed evocare sensazioni di benessere ed orecchie propense all’ascolto di ogni singola parola, per capire il senso e vederci ognuno il suo. Forse non adattissima ad essere un singolo ma comunque buona immagine di un album buono in tutte le sue parti.
Sette

Max Emme – C’esta la vie
Un po’ di rivalsa in questo racconto rap che ha anche qualche assaggio di cantato fornito dallo stesso Max, senza usare effetti. Il discorso percorre comunque passaggi abbastanza soliti per il settore. Lui li esegue bene ma non si distingue. Tutto nella media.
Sei

Esma – I registi sotto la pioggia
Il tema della canzone è una lei che non torna perché ha perso la memoria ed un lui che si chiede che fine abbia fatto e lascia ancora la porta aperta per lei. Eppure ci sono alcuni passaggi, come quello che racchiude il titolo che, seppur abbastanza iconografico, non è in alcun modo riconducibile al resto. Sembra come se il nostro abbia trovato il jolly della bella frase ed abbia voluto farcela stare per forza. Musicalmente un po’ noiosa.
Cinque

Cristiano Esposito – NapoliMilano
Mamma mia! Siamo al piano bar proprio!!! Ma con cosa è arrangiata questa canzone, con una pianola da ora di Musica nelle scuole medie? E poi vogliamo parlare del testo e del cantato? Facciamo che ci basti la disquisizione sull’arrangiamento!
Tre

Etta – Il mio supereroe
Più o meno tutti abbiamo idealizzato il nostro padre da bambini come un supereroe che arrivava a salvarci in ogni piccola incertezza e la cosa è da sempre più verificabile nel sesso femminile. Poi si cresce e si realizza che anche quell’eroe è un uomo come gli altri e che i suoi superpoteri erano solo sentimento e senso di protezione per qualcosa che senti tuo. Etta propone la tematica tra effetti elettronici in una ballata che magari senza gli stessi avrebbe rischiato la banalità strutturale.
Sei+

Eva & Ghemon – Al confine tra me e me
L’ex talento di X Factor si propone con questo brano che ha una sua potenza, appoggiata alla guida dal sempre più cantante e meno rapper Ghemon. Si misurano distanze esterne ma soprattutto interne e lo si fa con momenti di lancio musicale e successive pause riflessive. Il brano però c’è e nell’ultimo inciso gode di una bell’aggiunta strumentale nella base che magari avrei usato già prima. Inoltre dopo l’ultimo inciso si poteva lasciare spazio ad una conclusione musicale e non troncare. Accorgimenti, insomma.
Sette

Fedez & Zara Larsson – Holding out for you
E’ un passo più di Federico nel mondo sonoro di Zara che viceversa. La contaminazione è riuscita perché i due sembrano ben amalgamati nell’impianto sonoro, anche se pure questo brano non ha la forza di altri duetti incisi da Fedez, con stelle magari meno luminose della Larsson, ma solo perché nostrane.
Sei

Giusy Ferreri – Le cose che canto
Ha probabilmente definitivamente rinunciato alle velleità rock alla 4 Non Blondes che furono per lei di grande ispirazione, per dei brani tormentone che sembrano, almeno in disco, venirle proprio bene. Qui però manca qualcosa che renda questo brano potente quanto i suoi ultimi successi… eppure grazie a ciò potrebbe metterci meno tempo a stancare.
Sei

Jeremy Fiumefreddo – Cafè
Bella voce, dotata di un bel colore, soprattutto mentre si concede alla melodia. Il brano è una ballata con inciso molto vocale, pieno di arricchimenti ed una strofa più vicina ad una chiacchierata che a note sul pentagramma da seguire. Racconta delle paure di lanciarsi in un nuovo rapporto quando c’è ancora il riflesso di una “relazione che ancora adesso mi provoca dolore”.
Sei ½

Franco 126 & Tommaso Paradiso – Stanza singola
Malinconico racconto di una mancanza, di respiri confusi con il suo, riesce a comunicare in maniera precisa l’umore provato. Unica accortenza che andava forse applicata era una minima variazione del tempo guida, che non varia mai. Avrei inoltre aggiunto la ripetizione di un inciso.
Sei ½

Frenetik&Orang3 con Gemitaiz – Giornate vuote
La scelta d’iniziare questo brano con un sound retrò ed una melodia senza tempo lo rende già meritevole di ascolto attento. La parte rap gioca su una base intelligentemente sostenuta da un sax che viene e va e l’inciso, affidato al rap popolano di Gemitaiz, è un ottimo escamotage pertenere viva l’attenzione. Ottimo il finale.
Sette ½

Helle – San Pietroburgo
Molto personale il timbro ed anche la scelta di arrangiare proprio la pista vocale di questo brano che ha momenti di tastiere anni 80 ma uno scenario generale più cupo. Il testo è intelligente perché è la fuga ed anche l’accettazione dei propri difetti, che nonostante vorremmo evitarli, restano parte integrante di noi.
Sette+

Hotel Monroe – Ho visto l’amore cambiare colore
Su base inizialmente retta dal piano, il brano racconta la capacità che l’amore ha di cambiare una vita. L’inciso esplode in un classico pop/rock corale prima di cedere il posto ad una variazione dove la batteria spezza il sentimento e detta i tempi. Live può risultare ancor più forte.
Sei ½

Tauro Iovino – Di azzurro e cielo
La copertina lo ritrae vestito da suora, e direi che per salvarlo ci vuole solo una benedizione con questa schifezza musicata.
Due

Daniele Lanave – Nonostante il rumore
L’approccio musicale mi ha ricordato molto artisti come Rosario Di Bella, poi però tono e interpretazione hanno dirottato il viaggio su altri binari. La forma canzone però resta quadrata, con strofe ed incisi che hanno le giuste evoluzioni, anche se in questi ultimi si sarebbe gradito un impulso vocale più potente. Inoltre la canzone sembra tronca.
Cinque

Ciccio Leo & Simona – La canzone promemoria
Soul e Funk mischiati, che soltanto la voce più bruna della vocalist Simona sgancia da alcuni momenti datati vent’anni e più per bocca di un’altra Simona, la Bencini dei Dirotta Su Cuba. La funzionalità di una proposta del genere è molto più potente live che in radio, anche se non richiama chissà quale correzione. E’ uno stile.
Sei

Le Vibrazioni – Cambia

Ora: sarà anche vero che quando sono esplosi i Modà per Le Vibrazioni è cominciata la discesa, però non sarà un po’ troppo approfittare adesso che i Modà sono lontani dalle scene da un po’, per riprendere posizioni … facendo i Modà? Si saranno accorti Francesco e soci che l’incipit dell’inciso di questo brano è uguale ad Urlo e non mi senti che Kekko ha scritto per l’Amoroso? Spero per loro di no.
Quattro

Ligabue – Luci d’America
Mancava da un po’ il Liga, complice anche qualche problemino fisico. Per il ritorno sceglie questo brano che è un perfetto ligastyle, il ché ha del positivo ed anche no. Di positivo c’è uno stile che è proprio, che lo ha reso riconoscibile sempre anche con poche note, qui supportate da un bel basso guida. Di negativo c’è tante volte lo sbadiglio può essere dietro l’angolo. Eppure quando questo sta per arrivare, ecco una variazione che ha dei cori che sanno di world, e questo da Liga non te lo aspetti… pure se durano pochi secondi.
Sei

Maneskin – Fear for nobody
Dopo averci raccontato di Marlena con successo per mesi i Maneskin tornano all’inglese, che subito, quasi in automatico, li trasporta su sonorità più glamour. Con questo stile l’esportazione può non sembrare così astrusa da pensare. Il brano è breve, ma non dà certo sensazione di essere incompleto o tagliato per esigenze radio.
Sette

Marina Marino – L’universo tra le mani
Tutto un pochino grottesco! Dal testo, all’interpretazione, fino all’arrangiamento ripetitivo e ad un’intonazione che già in disco appare abbastanza approssimativa. E’ tutto da affinare e soprattutto bisognerebbe cercare brani che prima di cantare, giusto per cantarli, si sarebbe disposti pure ad acquistarli.
Tre

Mecna & Sick Luke – Akureyri
Mecna
continua il suo racconto, inteso proprio come racconto di se stesso e lo fa con il sound lavorato da Luke che rende il pezzo robusto, con un’identità forte rap, ma con un’appetibilità pop, nel senso squisito del termine.
Sette

Merifiore – Non hai mai visto un porno
Musicalmente modaiola, ha un testo fatto più per catturare gli adolescenti stupendoli con una parola, porno, che di suo già si lascia chiacchierare. E già immagino genitori puritani che s’indignano per il bimbo che canta l’inciso del brano, rimproverando il fratello più grande che gliel’ha fatta ascoltare. Per il resto è del tutto innocua.
Cinque=

Mina – Vento nel vento
Per fortuna la nuova scelta promozionale della tigre di Cremona non è caduta su uno dei pezzi triti e ritriti del vasto repertorio di Battisti. Qui Mina è evocativa; lo è già di natura con la sua pasta vocale e quel senso malinconico che la pervade, ma certo è che anche il pezzo si presta sia per testo che per arrangiamento. E poi si lascia ascoltare come se fosse un brano completamente nuovo, perché non troppo “abusato”.
Sette

Nada – E’un momento difficile, tesoro
Non so quante vite artistiche abbia avuto Nada, ma so che qualsiasi abbia affrontato, il risultato è sempre stato credibile. Anche adesso, in questo grido inquieto, malato, che è dissonante rispetto al 99% di ciò che si ascolta in giro, è voce adattissima ad emetterlo quel grido. Poi per carità, può pure non piacere, ma certo non lascia indifferenti.
Sette

Gatto Panceri – 1 euro in un bicchiere

E’ un addio, una storia che finisce il tema portante di questa ballata, che però è molto classica, un tantino superata, più figlia degli anni 90, musicalmente parlando, anni che Panceri ha conosciuto benissimo, da protagonista.
Cinque

Gatto Panceri – Peter Pan ceri
E’ il trionfo di una serenità cercata e celebrata questa canzone di Panceri, un filo bucolica e forse volutamente leggera ed infantile. D’altronde Gatto vuol sentirsi Peter Pan per vivere meglio e non avere un freno, quindi… Però, però “è bello troppissimo” non si può sentì!
Sei

Andrea Paone – Di te
L’arrangiamento è abbastanza personale così come la chiusura dell’inciso e la scelta stilistica della variazione. La doppia traccia vocale dell’inciso ricorda per tonalità Nek, soprattutto nelle alte. Non è così scontata, nonostante il titolo abbastanza abusato.
Sei+

Pinguini Tattici Nucleari – Verdura
Reggae sempliciotto a sostenere un cantato abbastanza limitato che tuttavia ben rappresenta una proposta che in questo caso tende a strappare più la simpatia e la ormai sempre più potente voglia di belle giornate. Nel suo, raggiunge l’obiettivo.
Sei

Eros Ramazzotti & Luis Fonsi – Per le strade una canzone
Ramazzotti
cambia subito singolo, forse resosi conto che il precedente, seppur di qualità nettamente superiore alla davvero brutta Vita ce n’è, non era sufficientemente radiofriendly per competere con i tanti giovincelli del pop. Ed allora che si fa? Si anticipa la “marchetta” concepita per l’estate, eseguita al re del Despacito. Riecheggia in diversi punti Non Siamo Soli eseguita a suo tempo con Ricky Martin, ma la forza è diversa … forse anche per questione d’età. Sarà che Eros che fa il ragazzino appresso a Fonsi
Sei =

Chadia Rodriguez – Sarebbe comodo
Io potrei anche prendere a schiaffi la Rodriguez (metaforicamente parlando, ovviamente) per questi come meeeee, come maeee ripetuti a mo’ di trombetta. Cominciamo a chiudere le e!!!! La canzone è modaiola, facile e difatti è facile ipotizzare un facile risultato. Questo è un conto, ma tutto si esaurisce in due ascolti, perché tutto il resto è già sentito.
Quattro =

Ronnie – Un’altra abitudine
Ballata che gioca sul colore di una voce che si mostra capace di variegare. La base è un vero e proprio tappeto elettronico a cui una batteria vera avrebbe giovato, rendendo il tutto più potente. Lo spazio tra secondo e terzo inciso è una boccata d’aria fresca, un mescolamento di carte inusuale e pertanto gradevolissimo.
Sette

Ruggero – Faccio superman
Sentori bit anni 60, come se da un momento dovesse uscire da fuori una band di capelloni con le giacche dal bavero ampio ed i colletti delle camicie pomposi… o forse i più corrivi Smash Mouth! E’ un’idea ma il brano, pur interessante in alcuni passaggi musicali è deboluccio nell’insieme. Ci sarebbe voluta una linea melodica più marcata per l’inciso.
Cinque

Danilo Sacco – Amico mio
Racconta dell’amicizia tra due giocatori di rugby che devono misurarsi con le cariche e le cadute di uno sport che impone forza e che è a suo modo un esempio riconducibile alla vita. L’arrangiamento vocale fa un po’ Re Leone, anche se Sacco è troppo la seconda voce dei Nomadi. Non puoi non ascoltarlo e pensarci in automatico.
Sei

Seba – Sembra un film
Autore di successo per tanti, artista in prima linea a tentativi perpetrati negli anni, ha sempre avuto una scrittura pop ben delineata, che rispetta metriche, ripartizioni strofe inciso e si presta a qualche intelligenza personale. Qui però sceglie per sé un brano un po’ banalotto, troppo leggerino e che ricalca nell’inciso su una frase come “scrivi sopra il jeans quelle frasi tipo peace & love”. Mica è tanto bella come frase sai caro Seba?
Cinque

Francesco Serra – All’infinito voglio te
Se non fosse per un filtrino elettronico che segue tutta la traccia, sembrerebbe strappata da annuari discografici datati primi 90, come dimenticati brani che si presentavano a Sanremo tra le nuove proposte e venivano bocciati dopo una sola esecuzione live.
Quattro

Sincrono – Il mondo intero tranne te
Rock fm senza grandissime invenzioni, cantato proprio alla maniera rock, senza fare attenzione all’intonazione e con quella sorta di aria scazzata nelle intenzioni. Non si tratta di ritenere più o meno valido il prodotto, potrebbe pure andare, per dirla tutta, ma davvero tutto già sentito.
Cinque =

Riccardo Sinigallia – Niente mi fa come mi fai tu
L’intelligenza autorale di Sinigallia, mai banale e per certi aspetti melodicamente sorprendente, qui sbatte contro il muro della non esplosione. L’arrangiamento incalzante del brano avrebbe meritato un inciso più aperto, che invece non arriva, lasciando sembrare il brano come incompleto. Peccato perché l’idea base è davvero piacevole.
Sei =

Emilio Stella – Pesa più il ricordo di un vinile
Una storia finisce e rincontrarsi, anche per caso, dà luogo ad una serie di emozioni che variano dalla rabbia fino alla nostalgia, dalla voglia di evitarsi del tutto, fino alle farfalle nello stomaco. Ed i ricordi si rivelano pesanti anche se si è andati ben oltre, approdando in altre storie, altre vite.
Sette

Roberta Sterranti – Sulla punta della lingua
Ci mancava la versione femminile di Jason Mraz! Quello è il tipo di approdo musicale per questo brano che pur lo affronta in maniera convincente. Vocalmente la Sterranti ricorda varie voci femminili sia come timbro che con i suoi continui rafforzi e cedimenti di potenza nell’affrontare le note. Buono il finale con la leggera velocizzazione.
Sei

Trankida – La metà delle cose
Sound internazionale, alla moda su cui si appoggia un cantato che gioca tra note piene, falsetti e singhiozzi elettronici. Il brano può funzionare con un giusto supporto radio, ma non è comunque la canzone della vita, nel senso che non è che lasci chissà quali ricordi.
Sei

Tre Allegri Ragazzi Morti – Calamita
Sono calamita per la tua fica”… beh più diretti di così si muore! E’ una frase che potrebbe colpire l’immaginario adolescente, anche se loro fanno musica da così tanti anni da annoverare fans anche decisamente più maturi. Il discorso musicale è decorosamente rock, pur strizzando l’occhio a possibilità radiofoniche.
Sei