Torna Dillo all’Avvocato, la rubrica curata in esclusiva per All Music Italia dall’Avvocato Fabio Falcone che aiuta artisti e addetti ai lavori a muoversi nel complicato mondo della discografia. Oggi ci parla del rapporto tra manager e artista.
L’Avvocato prova a fare chiarezza su temi come “sciogliere contratto manager artista” e l’inadempimento nel rapporto artista e manager, fondamentali per chi lavora con un manager musicale.
Ricordiamo che Fabio Falcone, specializzato in Musica, Discografia e Diritto d’Autore, è tra i pochi professionisti a unire attività legale e artistica (come membro de La Differenza e come Pianista Indie). La rubrica nasce per fare chiarezza su temi legali che toccano da vicino il mondo della musica e qui potete trovare gli appuntamenti precedenti.
Per domande o segnalazioni scrivete a redazione@allmusicitalia.it con oggetto “Dillo all’Avvocato” e non dimenticate di seguirlo su Instagram. Ora, lasciamo a lui la parola.
Ciao, sono l’Avv. Fabio Falcone e oggi voglio parlarvi di una frase che nel mondo della musica sento ripetere troppo spesso: “È venuta meno la fiducia, me ne vado.”
Sembra semplice, vero? Peccato che, dal punto di vista giuridico, non funziona così.
Quando la fiducia tra manager e artista entra in crisi: cosa conta davvero
Nel rapporto tra artista e manager la fiducia è fondamentale, è il motore del progetto. Senza fiducia non si lavora bene, non si cresce e non si costruisce nulla.
Ma attenzione: la fiducia non è un interruttore emotivo, non è “oggi mi sveglio male e la fiducia non c’è più”.
Nei contratti non basta dichiarare una sensazione per liberarti da obblighi e impegni. Se bastasse un “non ho più fiducia” per sciogliere accordi, questo settore sarebbe un Far West.
La realtà è che la fiducia deve essere messa in crisi da fatti concreti, da comportamenti oggettivi, da elementi che dimostrano una vera violazione del rapporto professionale. Una mancata comunicazione? Un conflitto di interessi? Un disinteresse prolungato nel tempo? Quelli sono fatti.
Ma dire “non mi sento più stimato” o “non mi rappresenti come vorrei” non è un presupposto sufficiente per rompere un contratto. Può essere un campanello d’allarme sul piano umano, certo, ma non libera automaticamente dagli obblighi contrattuali.
E poi c’è un altro punto che va chiarito: quando un artista parla di “mancanza di fiducia”, spesso sta descrivendo un vuoto di relazione, non di professionalità.
L’artista vuole sentirsi capito, supportato, valorizzato. Il manager deve dire la verità, anche quando non fa piacere. Ed è proprio lì che si gioca la professionalità: nel saper dire “no”, nel gestire le aspettative, nel proteggere il progetto. Un “no” onesto non è mancanza di stima. È lavoro.
Il piano giuridico: quando “la fiducia è finita” ha valore
La conseguenza? Quando l’artista se ne va dicendo “la fiducia è finita”, spesso si sta parlando di una percezione più che di un fatto. E se quella percezione non è corroborata da elementi oggettivi, si rischia di essere inadempienti.
Sì, perché la legge lo dice chiaramente: per sciogliere un contratto unilateralmente devi avere una giusta causa e la giusta causa richiede dimostrazione. Non basta dichiararla. Senza una giustificazione concreta, l’abbandono del manager può diventare un inadempimento vero e proprio, con tutte le conseguenze del caso.
Poi, certo: nessuno è obbligato a lavorare con qualcuno con cui non si sente più allineato. Sul piano umano, si può scegliere di interrompere la collaborazione. Ci si parla, ci si chiarisce, si cerca una soluzione. Ma sul piano giuridico la storia è diversa: umano e legale non coincidono.
La stima può calare, l’alchimia può finire, la relazione può cambiare. Ma se c’è un contratto in essere, quello va rispettato. Oppure va dimostrato che l’altra parte ha violato i propri obblighi in modo grave e oggettivo. Solo allora “la fiducia è finita” diventa qualcosa di rilevante anche giuridicamente.
Il punto è semplice e vale per tutti, artisti e manager: l’onestà è un valore, la stima è un carburante, ma i contratti sono la strada.
E se vuoi cambiare strada, devi avere un motivo che regge, non una sensazione.
Questo settore ha bisogno di professionalità e risultati, non di slogan emotivi.
E la verità, nuda e semplice, è che la fiducia deve essere costruita ogni giorno, ma la sua presunta fine non può essere usata come scorciatoia per scappare dagli obblighi presi.
Per approfondire altri temi ti aspetto sul mio sito.
a presto











