15 Ottobre 2025
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15 Ottobre 2025

DANIELLE torna con Tu, noi e altre storie: l’amore che rimette in piedi (anche quando fa male)

Il cantautore trasforma un addio in nuova energia: un secondo album tra fragilità e voglia di ricominciare.

DANIELLE – cover dell’album “Tu, noi e altre storie” (Talento/ADA Music Italy)
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DANIELLE è tornato con Tu, noi e altre storie lo scorso 10 ottobre (Talento / ADA Music Italy).

La sensazione, fin dal primo ascolto, è questa: quando la scrittura non ha paura della ferita, la ferita smette di essere posa e diventa visione. Qui l’innesco è dichiarato – un “grande addio” che ti taglia il fiato – ma la traiettoria è opposta alla retorica del dolore. Invece di accartocciarsi, le canzoni si aprono.

Tu,noi e altre storie cover disco

Tu sei vivo, noi siamo vivi non è un claim, è la postura emotiva di tutto il disco. Già avevamo annotato quella capacità di tenere insieme fragilità e slancio, qui quel mix diventa metodo di scrittura.

La doppia uscita di luglio – Mi baci, ti guardo, mi sciolgo e Cuore selvaggio – ha fatto da trailer: due facce della stessa medaglia, la tenerezza che scompiglia e la fame di vita che rilancia. L’album, però, mette a fuoco la tesi con una chiarezza nuova. Non si guarisce contro il dolore, si guarisce attraversandolo.

Al centro, Innamorati persi: il momento preciso in cui smetti di fare l’elenco di ciò che temi e ti arrendi all’evidenza che amare è consegnarsi, non negoziarsi. Un uragano emozionale piacevolmente confusionale, dice lui.

Sul suono, Danielle gioca con riferimenti che ci sono familiari ma non diventano maschera. Echi di cantautorato ’70 (il sorriso sghembo di Rino, il chiaroscuro emotivo di Battisti), una scorza ’80 fatta di sintetizzatori e chitarre riverberate.  Quell’immaginario pop che guarda oltre confine (da Prince a Jackson) senza perdere l’italianità della linea melodica. Non c’è vintage compiaciuto: c’è l’uso del passato come tavolo da lavoro. In controluce si sente anche una vena lo-fi, quasi psichedelica, alla Ariel Pink, che stropiccia i bordi giusto quanto basta per non far suonare tutto “troppo perfetto”.

Mi colpisce la coerenza tra ciò che il disco dice e come lo dice. Nelle note stampa leggo immagini nette – mi sveglio: c’è il sole e piove zucchero – e ritrovo la stessa cinematografia nel modo in cui i brani entrano e escono di scena. Merito anche di un processo artigianale molto “di bottega”: Danielle suona praticamente tutto; le batterie e le percussioni sono di Enrico Liverani; tracking, mix e master portano la firma di Alessandro Gobbi (insieme all’artista) al LYLAI Studio di Novilara, a Pesaro.

Si sente l’intimità della stanza: è un album che ti parla da vicino, non dal palco di uno stadio.

danielle tu,noi e altre storie – live

E a proposito di palco: l’Innamorati Persi Tour è pronto a trasformare queste canzoni in rito collettivo.

11 ottobre – Bologna – Harmonya Fest
7 novembre – Milano – Arci Bellezza
13 novembre – Padova – Distretto Est
14 dicembre – Torino – Sofà So Good

L’X Factor gli ha dato un riflettore, certo, ma la solidità viene da altrove: dalla testardaggine di chi affina il proprio alfabeto finché non coincide con la propria voce.

Tu, noi e altre storie non è un disco “sull’abbandono”, è un disco dopo l’abbandono. Non fa l’elenco delle macerie; ti mostra cosa ci puoi costruire sopra. È un gesto semplice e radicale allo stesso tempo. E mentre lo ascolti ti sorprendi a fare quello per cui, in giorni come questi, vale ancora la pena: restare vivi, insieme.

Foto: Giulia Bianco