Il Forum di Assago non era certo una novità assoluta per Damiano David, che in passato già aveva avuto l’onore di calcare questo palco (così come quello, ancor più prestigioso, dello stadio San Siro) insieme ai Maneskin. Oggi però per l’artista romano si è aperta una nuova fase, in solitaria, che tra l’altro ancora non sappiamo quanto sia destinata a durare. Le premesse live comunque sono promettenti: al suo live meneghino c’eravamo anche noi di All Music Italia, ecco la nostra recensione del concerto.
Un nuovo inizio per damiano David
Inutile negare che, nonostante la promessa da marinaio “il rock and roll non morirà mai”, molto è cambiato per Damiano. Svestiti i panni del busker un po’ bohemién e senza più le calze a rete con cui si era presentato anche sul palco di X Factor, oggi la sua immagine è diametralmente opposta.
Damiano è diventato il bravo ragazzo che qualunque casalinga vorrebbe come vicino di casa o genero, un volto rassicurante dal taglio di capelli ordinato e con indosso il completo della messa della domenica. Funziona? Diciamo di sì, per tutti quelli a cui piace il pop da classifica.
La recensione del concerto di Damiano David al Forum di Assago
Ma quindi come suona Damiano da solo? Bene, molto, anche se vale la pena qualche piccolo appunto (dopo tutto minore, poca roba).
Che la voce ci sia è innegabile, e ne è perfettamente consapevole anche lui (che in un paio di occasioni ha anche fatto un po’ il pavone a riguardo). Il repertorio, beh, diciamo che dipende dai gusti: è un genere talmente commerciale e immediato che o lo ami o lo odi. Indubbiamente, per il mercato a cui Damiano ha scelto di rivolgersi (più internazionale, forse anche un po’ più giovane) è molto azzeccato. Il suo primo disco tutto in inglese, Pretty Little Fears, non è di certo un capolavoro ma è radiofonico e godibile, e senza dubbio più immediato di un Teatro d’Ira Vol 1.
Sul palco, decisamente minimale, l’artista funziona pure piuttosto bene, anche se forse (per un concerto di una tale importanza) ci sarebbe stato spazio per almeno un paio di brani/ospiti in più. Per il resto, Damiano ha “spaccato” soprattutto sulle cover (notevoli Nothing breaks like a heart di Miley Cyrus e Mark Ronson e Locked out of heaven di Bruno Mars), e si è concesso un unico grande pezzo in italiano con La nuova stella di Broadway, ospitando a sorpresa Cesare Cremonini (il palazzetto si è acceso quasi più per quest’ultimo che per Damiano stesso!).
In definitiva, possiamo dire che Damiano sia valido anche da solo e senza i Maneskin? La risposta è sì, assolutamente, nonostante ci sia sorto il dubbio se dopo un concerto, e un disco, del genere, possa tornare indietro a quello che era prima. Forse no, ma lui stesso ha candidamente ammesso che questa è la sua nuova comfort zone. Contento lui, contenti tutti.
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