Dopamina, la recensione di Alvise Salerno al nuovo album di Sick Luke.
“Non è un cane, non è un lupo. Balto sa soltanto quello che non è“, diceva Boris, l’oca del famoso film d’animazione Balto per descrivere il protagonista costretto a vivere a cavallo di due mondi.
Nel film in questione, l’accezione non aveva un significato positivo (anche se poi lo diventa) e nel corso del tempo è stata anche traslata come citazione nel mondo reale per descrivere quelle persone che non trovano il loro posto preciso su questa terra.
Sembrerebbe una citazione azzardata ma, nel caso di Sick Luke, sembra più che centrata in prospettiva di un’analisi album che appare tutt’altro che semplice. Dopamina è tante cose e sa soltanto quello che non è(?).
Sick Luke crea la sua Dopamina con ambizione
Non è rap, non è trap, non è pop ma è ognuna di queste cose. Non è banale ma non è neanche impegnato, non è leggero ma non è eccessivamente pesante nella sua fruizione.
Dopamina, il nuovo album di Sick Luke, è uno di quei progetti che potremmo definire crossover e che ha due strade davanti: o piace da matti per la sua diversità o stanca subito per la difficoltà di stare in un porto sicuro ed essere identitario.
Il progetto è ambizioso, più di quanto già non fosse il suo album precedente X2, ma non è detto che tutti coloro che provano ad avvicinarsi al sole debbano fare la fine di Icaro. Tentare nuove strade, nuove vie, non per forza deve poi creare un contrappasso dantesco e si debba finire a trascinare grosse palle di pietra in salita su una montagna come Sisifo.
Nessun catastrofismo, dunque, ma una giusta dose di piedi di piombo ben piantati per terra perché queste 13 canzoni parlano a tante persone, diversissime tra loro, ma riconoscere un pubblico unico, una fascia generazionale o sociale specifica, capace di apprezzarlo da cima a fondo sarà davvero dura.
L’album traccia per traccia
L’album parte soavemente con un coro gospel e diventa quasi subito cattivo, trap/rap che ti sfalda le meningi e un bangerone (Keanu Reeves ft Tedua) che, apparentemente, ti danno una direzione e fanno capire all’ascoltatore che i tempi di X2 non esistono più.
Siamo in un terreno completamente nuovo, non ci sono Chiello e Madame con La Strega Nel Frutteto e se non ami il genere stacchi la spina fin da subito. Aprire con un Blanco quasi affaticato e un Simba La Rue mai troppo a fuoco nonostante l’impegno non è un bel biglietto da visita.
Per fortuna arriva Lazza subito dopo ma Tony Effe ci mette del suo per far capire che, forse, pensare solo alla paternità in questo momento non sarebbe una scelta del tutto sbagliata. Un inizio non promettente che, come detto, viene salvato in extremis da Tedua.
Il momento della svolta
A questo punto accade la magia, l’imponderabile, l’inaspettato che cambia le carte in tavola e che fa capire che no, non è e non sarà un album trap o rap e basta.
Arriva Alfa e fa l’Alfa con una ballad di una dolcezza quasi disarmante il cui fulcro del testo è il piccolo Teseo, figlio di Luke che vedremo anche più avanti. Sembra Il Filo Rosso ma ancora più dolce e strappalacrime.
Il pop si impossessa dell’album, non c’è scampo per la cattiveria di cui sopra. “Non c’è più posto per le altre cose e non c’è stato più posto né per il fumo, né per la pornografia e né per le chat”. Prendetelo per pazzo, sì, ma pazzo per le ballad.
Il ‘filo rosso’ non si taglia e continua la sua corsa melodica con Piccola di Piccolo dei bnkr44 e thasup. In questo caso sembra che Sick Luke abbia detto a Piccolo di realizzare un brano come se fosse con il suo collettivo. Sembra di avere fatto un salto dal suo album a quello dei bnkr44 ed è strano ma allo stesso tempo interessante. ThaSup, invece, è un plus che non aggiunge molto questa volta.
La fine con la registrazione ambientale e acustica, forse la prima in assoluto, della bozza del brano con Piccolo che suona la chitarra è una ‘piccola’ chicca.
Piccolo protagonista
Piccolo, tra l’altro, sarà uno dei due veri grandi protagonisti (escluso Luke) di tutto il progetto, perché a lui è affidata anche la parte vocale in quella che è a mani basse una delle migliori canzoni dell’album, Su e Giù, che si distinguerà se lavorata bene anche per il pubblico generalista.
Da questo momento in poi l’album diventa una montagna russa con momenti sporchi e aggressivi misti a melodie più dolci e il passaggio verso questo parco giochi viene fatto con il brano che unisce le due sfere, MayDay con Capo Plaza.
Da questo punto di vista, la tracklist è stata costruita benissimo ma, come detto all’inizio, l’ambizione parte dal rischio (evidentemente calcolato) di lasciar scappare qualcuno all’inizio o di far smettere l’ascolto a qualcun altro dopo 4 o 5 brani.
I featuring più riusciti (e quelli da dimenticare)
Valori aggiunti sono anche Nayt in Non In Vendita, sempre perfetto in qualsiasi cosa faccia, e Sayf in Testa o Croce. Il ragazzo di scuola genovese non suona nessuno strumento a fiato, com’è solito fare, ma regala un rap quasi in extrabeat in certi momenti che meritano un ascolto approfondito.
Altri momenti da tenere bene a mente sono quello con Venerus ed Ele A in AIR e, soprattutto, quello con Duke Montana di cui parleremo tra poco perché merita un discorso a parte.
Da dimenticare Tony Effe, completamente bloccato nel suo passato e privo di guizzi particolari. Le Donne, questo il nome del brano, sembra Miu Miu con un testo diverso ma mai davvero efficace fino in fondo.
Glocky e Side Baby sono una bella accoppiata che fungono da esperimento e che si collegano al macrotema del lavoro, almeno nella parte di Side. Glocky sembra un corpo estraneo, un elemento quasi disturbante con il suo mumbling che non permette di capire una sola sillaba ma lo stile è questo, o lo si accetta così per com’è o si va avanti senza alternative.
Side, invece, stupisce e stupirà tutti. Forse ha scritto le migliori barre della sua carriera e si candida, all’interno di Dopamina, come miglior ospite in assoluto nel mondo rap/trap, escludendo Duke Montana.
Famiglia e chiusura del disco
Ed è proprio di papà/nonno Duke che bisogna parlare perché la chiusura del disco fa capire che in questo album l’elemento cardine è la famiglia.
Certo, di temi ne sono stati raccontati tanti in 13 canzoni ma in più punti torna il concetto di famiglia, di figli, di vita familiare e la fusione quasi mistica tra padre, figlio e nipote in Father’s Day è eccelsa.
Duke Montana è una leggenda del rap italiano, suo figlio Sick Luke è uno dei migliori producer della sua generazione e, adesso, c’è anche il piccolo Teseo a cui lo stesso Luke dice, tra il serio e il faceto, “nel prossimo album una tua strofa”.
Un racconto in famiglia tra nonno, figlio e nipote che fa emozionare e strappa una lacrima, senza dimenticare che la base su cui viene narrato il tutto è un mix tra urban e pop melodico molto interessante.
Dopamina sa davvero soltanto quello che non è?
Al termine di questo viaggio torniamo al concetto iniziale e chiudiamo il cerchio. Sì, Dopamina è un album ambizioso e la narrazione delle 13 canzoni lo conferma ma, a dispetto delle premesse iniziali, sa perfettamente cosa vuole essere: un album il cui scopo è vivere ed esistere con i suoi punti di forza e le sue contraddizioni.
La dopamina è, erroneamente dal punto di vista scientifico, riconosciuta come ‘ormone della felicità’ da chi non ha studiato medicina e, forse, è proprio qui che si nasconde il significato che Sick Luke ha voluto dare al suo progetto.
Dopamina vuole trasmettere felicità e poco importa se lo fa con il rap, la trap, il pop o qualsiasi altra cosa. L’importante è che questo sentimento arrivi agli altri, in un modo o nell’altro.
Si poteva fare di meglio? Sì, si può sempre fare di meglio e questo album deve servire da stimolo per fare dei passi sempre più lunghi verso un futuro musicalmente migliore. Nonostante questo, ascoltare Luke è una piccola esperienza che non lascia del tutto insoddisfatti.
Balto/Sick Luke ha trovato il suo posto nel mondo.
Voto album: ✰✰✰✰✰✰½
Brani migliori: Father’s Day, Su e Giù, Keanu Reeves











