26 Agosto 2025
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26 Agosto 2025

“Il Corpo del Diavolo” di Jack Scarlett è un atto queer tra erotismo, censura e coraggio

Un brano tra erotismo, religione e infanzia che cerca di aprire un dibattito sui diritti LGBTQ+

Jack Scarlett con Alex Nardelli nel videoclip Il Corpo del Diavolo
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Jack Scarlett pubblica un nuovo singolo, Il Corpo del Diavolo, un inno queer pop che prova ad accendere il dibattito usando desiderio, censura e infanzia

Il Corpo del Diavolo è il nuovo singolo di Jack Scarlett, cantautore, attore e attivista LGBTQ+, in uscita venerdì 5 settembre. Un brano che non chiede il permesso: lo prende. E lo fa con coraggio, corpi e parole.

Tra sesso omosessuale, citazioni bibliche e un coro di bambini, il pezzo esplora l’erotismo tossico senza filtri, sfidando l’ipocrisia della società italiana e restituendo alla musica pop un valore politico e narrativo spesso rimosso.

Chi è Jack Scarlett

Jack Scarlett, all’anagrafe Giacomo Caruceru, nasce a Roma nel 2000 e cresce a Milano. Fin da piccolo alterna studio del canto a esperienze teatrali e televisive.

Debutta ufficialmente nel mondo della musica nel 2021 con Io che vorrei e, da allora, sviluppa una cifra artistica che unisce pop, performance e militanza pubblicando brani come Io sono unico, Discorsi a metà e Senza più perdermi affrontano temi come il bullismo omofobico, la libertà di espressione e il diritto all’identità.

Attivista riconosciuto nella comunità LGBTQ+, Jack si batte per una narrazione autentica e radicale del corpo queer, dell’amore non normato e dell’inclusività. Lo fa anche attraverso estetica, outfit, make-up e scelte artistiche che sfidano ogni schema. La sua missione è chiara: «La nostra unicità è il nostro vero super potere».

Il significato de Il Corpo del Diavolo

Scritto dopo due relazioni segnate da dinamiche di dipendenza e frustrazione, Il Corpo del Diavolo non è una love song. È una resa, una confessione. Scarlett lo definisce “un viaggio nell’inferno del desiderio”, dove Lucifero non è il male assoluto, ma il volto dell’amato. «Il principe della mia favola», lo chiama. Un angelo caduto, bellissimo e distruttivo.

Prodotto da Yanomi e Blame, il brano mescola R&B, dark-pop e venature elettroniche. A rendere il tutto ancora più spiazzante, il coro di bambini dell’associazione L’AMACA. Una scelta che ha già generato polemiche: l’accostamento tra infanzia e desiderio queer ha diviso l’opinione pubblica. Ma per Jack Scarlett non è provocazione gratuita, bensì un ribaltamento di narrazione: “Se si condanna il sacro, si capisce cosa si teme davvero: l’istinto, la verità”.

Il videoclip – diretto da Brace Beltempo – rafforza questo immaginario. Qui Lucifero è un supereroe queer interpretato dal modello Alex Nardelli, ispirato all’opera ottocentesca Fallen Angel di Cabanel. Non il carnefice, ma il salvatore. Il diverso, il condannato, che rivendica la sua libertà.

Jack Scarlett e il coraggio della rappresentazione

In un paese dove – secondo Arcigay – il 62% delle persone LGBTQ+ ha subito almeno un episodio di discriminazione, ma solo l’8% lo ha denunciato, un brano come Il Corpo del Diavolo non è solo musica: è esposizione, resistenza, battaglia culturale.

Scarlett mette in scena la carne, la vergogna e la bellezza. Non cerca l’empatia, ma il confronto. Non vuole redimere, ma raccontare. E nel farlo, smonta la retorica del “decoro” per mettere lo specchio davanti a chi ancora crede che il desiderio vada censurato.

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