Giuliana Florio e Vera Luna sono due nomi che l’Italia ha imparato a conoscere in questi ultimi tempi, complice l’enorme viralità ottenuta grazie alla loro “musica”. Chi sono e perché hanno avuto tutto questo successo? Cosa c’entra l’AI, l’intelligenza artificiale, con entrambe?
Andiamo a scoprirlo in questo nostro approfondimento nella rubrica I puntini sulle i di Alvise Salerno.
Il caso Giuliana Florio: da NPC a cantante AI
Partiamo dal Giuliana Florio-gate, esploso da circa due settimane su tutti i social e su cui di speculazioni ne sono state fatte tante.
Giuliana Florio, lo ricordiamo per chi non dovesse avere una grande memoria, è la ragazza campana che ha deciso di trasferirsi ad Amsterdam per motivi di studio e che, proprio in Olanda, ha iniziato a fare delle dirette su TikTok in cui mostrava agli italiani la prima, vera, forma di live NPC (Non Playable Character).
È suo il merito (molti dicono “la colpa”) se oggi diciamo “frra frra frra”, “amm’a fa’ tiktok, e facimml buon” oppure “’o cor sacr e san Gennar” e vediamo gente random fare le stesse cose, cioè interpretare dei personaggi che, in cambio di monete virtuali o soldi reali, eseguono delle azioni in base al valore stesso del regalo ricevuto.
Giuliana spiegò, a quei tempi, di aver iniziato perché all’estero queste live andavano benissimo e che decise di iniziare per approfondire i suoi studi in sociologia (il corso di laurea che frequentava).
Insomma, finito l’effetto iniziale di lobotomizzazione collettiva, Giuliana decise di sparire per un lungo periodo perché le offese erano diventate troppe (dice lei) e non riusciva a reggere emotivamente questo peso.
Il ritorno con la musica e il nome Grose
A distanza di quasi due anni, Giuliana Florio è tornata più agguerrita che mai e lo ha fatto con il nome d’arte Grose (si pronuncia “Gross”, alla napoletana), perché in realtà la sua più grande aspirazione è sempre stata quella di ottenere un seguito sufficiente per promuovere la sua musica.
Fin qui tutto normale. A pensare ai numeri e alla popolarità sono in migliaia, dato che l’arte vera e la musica pensata non portano consensi e soldi in questo Paese disastrato.
L’uso dell’AI nei brani di Giuliana Florio
Il problema nasce nel momento in cui Grose viene sgamata dal pubblico per aver creato i suoi brani interamente, o quasi, con l’aiuto (grande mano) dell’intelligenza artificiale.
Esiste una piattaforma che si chiama Suno con cui è possibile realizzare tutto ciò che serve, dalle produzioni musicali fino ai testi. Addirittura, se non si è intonati, la piattaforma ti permette di diventarlo rendendoti quanto più possibile credibile alle orecchie di un pubblico distratto.
Ora, non sappiamo se Giuliana Florio abbia usato questa piattaforma o un’altra, ma i dubbi sono stati tanti, gli attacchi anche, fin quando non è stata lei stessa a specificare una volta per tutte che i brani fossero realizzati con l’ausilio dell’AI.
La verità concreta, però, su quanta percentuale ricada su di lei e quanta sull’aiutino/aiutone digitale non la sappiamo e non la sapremo mai con ogni probabilità.
Si sostiene che i testi e le basi siano di origine umana e che l’AI abbia solo aggiustato il tiro per rendere il tutto più funzionale, ma non ci sono certezze in merito.
Sta di fatto che i brani sono palesemente stati creati in forma digitale, e un orecchio attento se ne accorge in mezzo istante. La voce robotica, la base che ogni tanto balbetta in modo poco lineare, il suono non corretto in fase di mix e mastering. Insomma, i brani sono un disastro ed è palese che il lavoro sia digitale e non umano.
Una volta fatta luce, per sua stessa ammissione, sull’uso dell’AI, Giuliana Florio è diventata oggetto di discussione social sull’uso etico di questi strumenti, sulla necessità di regolamentare il tutto ma, in particolar modo, sul fatto che per la seconda volta abbia nuovamente fatto leva su una certa ingenuità diffusa e sull’incapacità di analisi critica da parte di una parte del pubblico social.
Insomma, un vero e proprio effetto boomerang per lei che, però, nessuno si sarebbe aspettato potesse essere solo la punta dell’iceberg. E invece…
Il caso Vera Luna: artista mai esistita a cui tutti hanno creduto
Neanche il tempo di offendere Giuliana Florio che una quantità illimitata di utenti social, di tutte le età e di tutti i generi, hanno abboccato all’esca di Vera Luna.
Chi è questa Vera Luna? Nessuno. No, non è per sminuire ma solo per dire che non è concretamente un essere vivente su questa Terra.
Vera Luna è un personaggio mai esistito, creato da gente non meglio identificata che si cela dietro l’account Cantoscena, diventato virale con un brano dal titolo Aprimi Il C*lo, anche questo creato con AI.
Questi soggetti hanno preso in giro tutti, bypassando ogni singola linea guida di ogni singola piattaforma social (sì, l’uso dell’AI va dichiarato ed esplicitato in base alle linee guida di TikTok, Google, Meta), creando una storia totalmente inventata su questa Vera Luna, artista che nel 1967 subisce censura a causa di questo brano. Ovviamente tutto falso.
La bufala diventata virale
Uno storytelling curato nei minimi dettagli e un esercito di boccaloni che, pur di avere like e numeri (inclusi noti influencer delle varie piattaforme), iniziano a condividere questo brano nei loro contenuti senza cercare informazioni, contribuendo a creare un domino di gente che ha abboccato all’amo.
Vera Luna non esiste, dietro Cantoscena non si sa chi si nasconda, le linee guida sono state oltrepassate e gli utenti – gli stessi che si lamentavano con Giuliana Florio per averli presi in giro – hanno creduto a ogni singola nota e virgola millantando anche di ricordare questa storia.
Migliaia su migliaia di persone ingannate da personaggi misteriosi, dato che il brano è stato caricato anche sulle piattaforme streaming e ha generato (o sta generando) reddito.
Ho personalmente contattato, tramite messaggio su Instagram, chiunque ci fosse dietro all’account Cantoscena il 31 luglio con la proposta di raccontare pubblicamente, in una live sui social, tutto il processo di creazione di questi brani generati interamente con AI e la risposta è stata un secco “no grazie”.
Esattamente la mattina dopo il mio messaggio, inviato intorno all’1:00 di notte, sul profilo YouTube è stato aggiunto un disclaimer con la specifica che si tratta di brani interamente generati da IA. Strano.
Utenti incoerenti e linee guida oltrepassate: cosa si rischia?
I problemi sono molteplici in questa storia. Il primo è etico, ma potrebbe diventare legale e ricade su Cantoscena, la pagina che ha creato tutto questo e che non sta dando minimamente corda a nessuno, andando avanti per la propria strada pensando di essere furba.
Le piattaforme, come detto, hanno delle linee guida molto stringenti e se iniziano ad arrivare segnalazioni di massa, gli account potrebbero essere permabannati. Dichiarare l’uso dell’IA non è, al momento, obbligatorio ma è caldamente consigliato.
Per quanto riguarda Spotify, di recente sono stati rimossi su indicazione dei vertici molti brani creati con Suno e AI, avviando anche procedimenti penali nei confronti dei creatori proprio per avere sfruttato gli stream degli abbonati premium per produrre reddito.
Insomma, sarebbe meglio che Cantoscena si mettesse in riga perché, ricordiamolo, le procedure future che Unione Europea e piattaforme stanno implementando saranno retroattive. La furbizia arriva fino a un certo punto.
Una domanda all’utenza: l’AI va bene solo quando diverte?
Il secondo problema riguarda gli utenti social, sempre poco coerenti (spiace dirlo ma è così) e sempre disattenti su qualsiasi aspetto, incluse le loro stesse affermazioni.
Facendo mente locale, nel recente passato è venuto alla luce il problema dei brani gonfiati con i bot su Spotify, di brani inseriti nelle playlist editoriali ma creati con AI e di mille altri problemi su cui gli utenti decisero di fare fronte comune per proteggere gli artisti in carne e ossa.
Le stesse persone, oggi, sostengono che Vera Luna sia vera e che, ammesso e non concesso non esista, il problema non si pone perché la canzone è divertente.
Come funziona, dunque? L’IA va bene a giorni alterni come le targhe? Va bene se diverte, ma se toglie spazio agli artisti veri, non va più bene?
L’incoerenza diventa massima se, a Vera Luna, affianchiamo il caso di Giuliana Florio.
Questa ragazza è stata massacrata, di nuovo, a causa della mancata dichiarazione dell’uso di IA nei suoi brani, ma gli stessi utenti hanno detto che va tutto bene su Vera Luna, anzi benissimo.
La domanda che poniamo all’utenza è facile: che senso ha tutto questo? Perché attaccare la Florio per aver usato IA e difendere una tizia che neanche esiste, pensando sia vera?
Ecco che, arrivati alla fine di questo racconto, resta il dilemma più importante. Vogliamo metterci in testa che questi servizi vanno imparati e riconosciuti o vogliamo lasciare che siano loro a usare noi?
Considerando ciò che si sta leggendo sui social, specialmente quella cloaca digitale che a volte TikTok sembra diventare, viene da pensare che di questo tema non importi nulla a nessuno (come al solito) finché non verranno toccati i portafogli. A quel punto, forse, qualcuno piangerà. E sarà troppo tardi anche per ridere su Aprimi il C*lo di Vera Luna.
Ce l’avranno già aperto, e pure parecchio.
Questo articolo fa parte della rubrica I puntini sulle i a cura di Alvise Salerno e rappresenta un approfondimento personale e argomentato su temi legati alla musica, al web e alla comunicazione digitale. Eventuali opinioni espresse sono da intendersi come punto di vista dell’autore.











