25 Settembre 2014
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25 Settembre 2014

“PAREIDOLIA” MARINA REI – RECENSIONE

"Pareidolia" è l'album che segna il ritorno di Marina Rei. Ecco la nostra recensione

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Un titolo importante per un grande ritorno: Pareidolia è il nuovo disco di Marina Rei in uscita il prossimo 30 settembre, a due anni di distanza dall’ultima prova in studio. Undici inediti ed una cover con la produzione di Giulio Ragno Favero (Teatro degli orrori) oltre a diverse collaborazioni alla scrittura ed alla realizzazione dei brani.

Un album a tinte rock fuse ad un moderato uso di elettronica che rimanda il ricordo ai suoni di Inaspettatamente, uno dei lavori più apprezzati della cantautrice datato 2000, oggi qui rivisti, rielaborati ed attualizzati che mettono in luce una costante ricerca sonora, sempre più raffinata.

Marina canta le parole dell’assenza: quelle gridate, tese e piene di rabbia così come quelle più dolci, sussurrate talvolta disincantate, spogliandosi di ogni sovrastruttura emozionale, cercando (e trovando) la verità in ogni canzone. Metafore e suggestioni vocali rimandano continuamente al concetto di Pareidolia, che altro non è che la tendenza a ricondurre l’astratto a forme ed oggetti comunemente riconoscibili, un po’ come scorgere un volto conosciuto nel passaggio di una nuvola.

Anche se non per ordine di apparizione tutto comincia idealmente con Lasciarsi andare, il primo singolo estratto che racconta dello stato di impossibilità incosciente nel doversi separare da qualcosa o da qualcuno, con un arrangiamento arioso ed un inciso semplice, chiaro, quantomai efficace: “…io non riesco ancora a lasciarti andare… non riesco ancora a lasciarti andare via…“.

Avessi artigli e Sole sono due brani più tesi, nervosi in cui la batteria diventa protagonista, padrona e accompagna due tra i testi più incisivi e diretti di tutta la raccolta: “…Avessi artigli come un gatto, o meglio come un leone, io potrei finalmente lasciare un segno su di te…“; “…Quanto mi manca stare insieme a te, perdermi e ritrovarmi insieme a te // Sole… nel nostro mondo, siamo sole, sei così distante, lo sei da sempre…“.

La traccia che da il titolo all’album è una “diversa” proposta hip hop per niente convenzionale realizzata insieme con Zona MC e Off Muziek e rivela un’ulteriore, inaspettato talento di Marina, che canta sia il ritornello che una strofa del pezzo, mentre Vorrei essere esplora un universo elettronico dal gusto pop che tanto potrebbe piacere alle radio. Se solo potessi è invece una dolce dedica particolarmente sentita: “…Perché è da tutta una vita che vedo il tuo sorriso, in ogni cosa…“.

La cifra si eleva fino a Del tempo perso, una ballata romantica e disincantata con un’apertura dalle distorsioni metalliche che esplode in crescendo in una melodia sofisticata e sognante, scandita dalla batteria di Vincenzo Restuccia (padre di Marina, in passato collaboratore del Maestro Morricone): “…Del tempo perso a darci il tempo di rifarci, ne è pieno il mondo // lasciarsi gli occhi addosso per dimenticarli lì…“.

L’atmosfera “cosmica” e rarefatta di Annarella dei CCCP riletta e personalizzata ,chiude la lista delle cose belle lasciando alla fine la voglia di riavvolgere e riascoltare tutto daccapo; Farlo, vi assicuro, vi farà scoprire un sacco di cose nuove su questo bel disco e sul talento indiscutibile di Marina Rei.

CANZONE MIGLIORE: Del tempo perso
VOTO: 8/10