6 Febbraio 2015
di Officina del talento
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6 Febbraio 2015

Officina del Talento: TONIA CESTARI

Casertana doc classe 1990, Tonia Cestari entra nell'Officina con le sue "Capate nel muro" dopo essere stata fra le finaliste del Premio Bianca d'Aponte

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Questo venerdì entra nella nostra Officina del Talento la cantautrice casertana classe 1990 Tonia Cestari.

Laureata al DAMS dell’Università degli Studi di Salerno, all’età di 16 anni inizia a suonare la chitarra, a scrivere canzoni e ad esibirsi grazie ai progetti scolastici. Uno di questi le porta a co-scrivere Terra Cavera, di cui firma bridge e ritornello, brano del rapper Lucariello inserito nell’album I nuovi mille prodotto dalla Sugar Music.

Nel 2012 trascorre un periodo di studi all’estero, precisamente a Salzburg in Austria, dove non le manca l’occasione di unirsi agli artisti di strada sulle rive del fiume Salzach e fondare, nello giugno dello stesso anno, la band provvisoria The Rivers formata da 7 musicisti di diverse nazionalità, nata su commissione dell’Universität Salzburg in occasione del 50° anniversario della fondazione dell’Università.

Nel 2013 il suo progetto prende forma con il chitarrista Gianluca Santangelo e la violinista Ilaria Venuto con cui partecipa a diversi contest musicali, festival ed eventi culturali tra cui il workshop Costruire di Niccolò Fabi nella sua città insieme ad altri artisti casertani.

A ottobre 2014 grande occasione e riconoscimento: è tra le finaliste della X edizione del Premio Bianca d’Aponte di Aversa (CE) con il brano Capate nel Muro, suo primo singolo che ci presenta proprio questa settimana e che le ha permesso di entrare a dicembre dello scorso anno fra gli artisti della settimana di Mtv New Generation.

Le sue influenze principali affondano radici nelle sonorità di Carmen Consoli, Elisa, Michelle Branch, KT Tunstall, The Beatles, Imogen Heap, Lene Marlin.

Ciao Tonia, sei giovanissima. Come si è sviluppata la tua passione per la musica? C’è una canzone dell’infanzia a cui sei particolarmente  legata?

Ciao!! Essendo un’imperdonabile nostalgica mi piace sempre tanto rispondere a questa domanda. La musica in casa mia è sempre stata presente: mia madre in gioventù ha lavorato come cantante, mio padre nel tempo libero suonava e tutt’ora suona sempre la chitarra e la tastiera, inoltre mia cugina era una bambina prodigio nel canto che mi ha insegnato tanto a sua insaputa. Tutto questo mi ha nutrito e grazie alla scuola, media e poi superiore, ho potuto partecipare a progetti scolastici facendo da subito tanta gavetta.

Le canzoni dell’infanzia a cui sono legata sono molte: di sicuro ci sono i Beatles che li ascoltava molto mio padre ma non posso negare che le primissime canzoni che ho apprezzato sono state quelle dei cartoni animati e quelle dei videogiochi, in particolare quelle di Sonic The Hedgehog. E infine, ormai tutti quelli che mi conoscono lo sanno, il mio idolo assoluto è Carmen Consoli.

Hai avuto esperienze importanti in Italia e all’estero. Sono rimasto colpito nel leggere che circa tre anni fa hai fondato una band provvisoria, The Rivers, con 7 musicisti di diverse nazionalità. Spiegaci meglio come nacque il progetto e cos’ha significato per il gruppo unire culture diverse.

E’ stata una bellissima esperienza. Ero a Salisburgo per un Erasmus durato 10 mesi. Molti studenti già mi conoscevano per aver animato alcune serate a suon di chitarra. La voce girò e dall’Università mi contattò proprio la coordinatrice dell’ufficio internazionale che mi chiese di esibirmi come solista per la manifestazione del cinquantesimo anniversario dell’Universität Salzburg. Ho accettato con piacere e parlandone subito con altri musicisti Erasmus mi venne spontaneo chiedere se fossero interessati a fare qualche pezzo insieme.

Mi hanno risposto con grandissimo entusiasmo e, credetemi, è stato facilissimo lavorare con quei 6 ragazzi: si presentavano a tutte le prove, suggerivano canzoni, ci consigliavamo l’un l’altro, siamo diventati un tutt’uno con una facilità estrema. Non sapevamo nemmeno in che condizioni avremmo suonato, se amplificati o in acustico, eravamo anche a rischio pioggia ma c’era una tale carica in noi… Infine abbiamo suonato per 45 minuti, su un palchetto attrezzatissimo completo di fonico, davanti ad un pubblico di studenti, per lo più Erasmus, che per un mese aveva tanto atteso i The Rivers quanto noi sette. E’ stato meraviglioso! E ci hanno anche pagato una bella sommetta a testa! Ora ci sentiamo ogni tanto, credo che sia stata una delle esperienze più belle della nostra vita!

Nel 2013 hai gettato le basi per il tuo progetto solista con l’aiuto di alcuni colleghi. Come nascono le vostre canzoni? Ci sono temi e/o generi musicali che prediligete?

In realtà le canzoni del mio progetto solista nascono quasi tutte nella mia stanza in versione chitarra e voce. I miei due amici e collaboratori più fidati, Gianluca Santangelo e Ilaria Venuto, mi aiutano a svilupparli e ad eseguirli. Voglio un gran bene a entrambi e questa cosa è stata vincente in parecchie occasioni, perché è una cosa che si percepisce al di là di quello che eseguiamo dal vivo.

Dal 2013 il genere musicale che ho sentito più mio e che contraddistingue il nostro progetto inedito è un “pop acustico ironico”, aggettivo che non deve mancare poiché credo che stia ad indicare un genere a parte nella musica italiana, soprattutto tra i cantautori. Anche nel passato della storia della musica italiana contemporanea ci sono esempi di canzoni ironiche (Ivan Graziani può esserne uno per intenderci), ma storicamente parlando, sento di appartenere a quella categoria di cantautori che sentono di dover essere “acustici” e “ironici” in opposizione alle canzoni melodrammatiche ancora intente a spiegare “cosa è l’amore e perché fa soffrire”. proprio in un periodo in cui la musica è schiacciata da esigenze di mercato aggrappate a qualcosa che sta cadendo con loro.

Qual è la tua opinione sui talent show? Ti intriga l’idea di prendere parte a un programma del genere? Ci hai mai provato?

Chi non ci ha provato? Bisogna sempre provarci! Credo che sia un ottimo modo per avere visibilità. Anche se a dirla tutta se dovessero dirmi: “Hai vinto Amici, adesso ti portiamo in sala di incisione a cantare “Amore ti amo, pensami” canzone scritta da PincoPallo in due giorni apposta per te“, credo che morirei sul colpo. Mi hanno offerto in passato una produzione gratuita, ho lasciato fare ma quando poi ho aperto bocca per dire la mia è saltato tutto. Va bene mettersi in discussione ma se manca qualsiasi confronto… pazienza!

Ci presenti “Capate nel muro”, finalista della X edizione del Premio Bianca d’Aponte, che presenta il meglio del cantautorato femminile italiano. Cos’hai provato quando sei venuta a conoscenza della tua partecipazione a questa importante kermesse?

Erano 3 anni che provavo a mandare le mie canzoni al Premio ma non risultavo mai tra le finaliste… La quarta volta è andata. Quando ho ricevuto la chiamata mi si è appannata la vista e ho iniziato a balbettare… Ero contentissima! L’idea di suonare su un palco del genere con una band di musicisti professionisti al completo alle spalle, conoscere dietro le quinte tutti gli artisti ospiti ed entrare in un certo ambiente è stato un onore.

Parlaci di questo brano, dal titolo davvero buffo…

Capate nel Muro è nata nella mia stanza in un giorno di febbraio dell’anno scorso. Febbraio è il mese frenetico, lontano da Pasqua, già molto lontano dal Natale passato, il mese in cui tutti i buoni propositi dell’anno devono partire. Almeno il mio febbraio fu così: pieno di prove, esami, e-mail, telefonate e… avevo bisogno di staccare la spina e nacque la canzone che in seguito feci arrangiare da due grandi musicisti che sono Massimo de Vita e Michelangelo Bencivenga. La canzone mi sta dando molte soddisfazioni!

Sei stata fra gli Artisti della Settimana di MTV New Generation. Quali  pensi siano i problemi principali che i giovani artisti si trovano a  dover affrontare in questo periodo storico complicato e cosa vedi nel futuro della musica italiana?

Conosco tantissimi artisti emergenti bravissimi a cantare, a scrivere, a trasmettere quello che provano, partendo dalle cantautrici finaliste al Premio Bianca d’Aponte che hanno partecipato con me alla X edizione ad altri che ho scoperto sul web come Katres, Roberta Giallo, Blindur che sono i miei preferiti. Sono tutti artisti che meriterebbero i grandi palchi e grosse produzioni poiché sul palco sono impeccabili. Purtroppo solo chi ha il buon gusto di cercare la buona musica li conosce.

Sono convinta che se le radio nazionali trasmettessero la musica emergente sarebbe tutto più semplice. In Tv è difficile trovare spazio per gli emergenti se non nei talent, perché è questione di marketing, ma in radio, trasmettere una canzone sarebbe di grande aiuto: una persona che guida con la radio accesa in macchina, magari ascolta Capate nel muro, gli piace la cerca con Shazam ed ecco una visualizzazione e un fan in più che certo sono fattore di credibilità ecc. Così potrebbe essere per tutti.

Progetti come Mtv New Generation e Mtv New Generation Campus aiutano tantissimo nella promozione e soprattutto ci sta offrendo un bellissimo percorso di formazione. Inoltre l’iniziativa di All Music Italia L’Officina del Talento è analoga. Sapere di poter avere un appoggio da canali che da sempre si sono dedicati alla musica è davvero confortante! Stima profonda per voi e chi fa lo stesso!

Cosa c’è nel tuo futuro? Sei al lavoro su un album?

Nel mio futuro ci sarà sicuramente un album, ma non si sa quando. Mi sto autoproducendo come la maggior parte degli artisti indipendenti, per cui devo regolare un po’ le spese. E poi diciamo che con Capate nel muro ho gettato le basi, spero che arrivi alle orecchie giuste per iniziare ad ingrandire il progetto. Per ora sono alla ricerca di conferme, di serate e di libertà di espressione e dell’amo giusto a cui abboccare e a cui starò molto attenta, perchè come si dice dalle mie parti: “cca nisciun è fess!” (qua nessuno è fesso).