1 Novembre 2017
di Interviste, Recensioni
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1 Novembre 2017

SANREMO GIOVANI: le pagelle delle canzoni dei giovani – parte 1 di 6

Il nostro critico musicale inizia da oggi e per sei appuntamenti a recensire e dare un voto alle 69 canzoni in gara a Sanremo Giovani 2018

Sanremo giovani
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Sanremo Giovani.
Come ogni anno il Festival di Sanremo inizia a snocciolare le canzoni che animeranno la prossima edizione con la pubblicazione sul sito ufficiale delle aspiranti nuove proposte convocate alle audizioni live, da cui saranno poi decretati i 12 che si daranno battaglia durante una prima serata su Rai Uno, dove scenderanno definitivamente a quota 6, che sono quelli che poi, assieme ai due provenienti da Area Sanremo, potranno realmente fregiarsi di questo titolo: Nuova Proposta in gara al Festival della Canzone Italiana! Quest’anno la direzione artistica, secondo comunicazione di una valenza particolare delle proposte giunte, ha deciso di alzare da 60 a 68 (69 contando il vincitore del Festival di Castrocaro) i convocati a tali audizioni e, come ormai è prassi per me, ascolterò per voi le canzoni dei suddetti artisti ed in piena metodologia già usata per la mia rubrica del Venerdì, Da Oggi In Radio, a gruppi di 11 al giorno + 13 nelle ultime 2 giornate, per un totale di 6 giorni vi racconterò che ne penso. Siete curiosi, siete pronti? Direi di iniziare col primo gruppo di 11 concorrenti:

Alberto Polcini – E te ne vai

Ballata sentimentale con una buona melodia guida, un filo “tizianesca” nella scrittura ma non sorretta da una voce altrettanto importante e piena. Qui la resa vocale è indubbiamente più fragile ed in tonalità media. Facilmente ipotizzabile accompagnata dall’orchestra.
Sei

Alessia Gerardi – Universi artificiali

Voce particolarissima, un filo manieristica in alcune soluzioni, ma senza punto interrogativo alcuno personale e capace di scegliere sempre quella più appropriata di soluzione, per sostenere un brano non semplicissimo, per quanto breve… forse troppo. Comunque interessante.
Sei ½

Alessio Giannetti – Cambia

Necessita di un’esecuzione impeccabile in live per riuscire nella sua piena intenzione; ci sono evoluzioni vocali non facilissime infatti che hanno però il rischio, essendo varie, di distogliere l’ascoltatore dalla canzone. Forse è un bene? Beh non che sia male, ma nulla di nuovo.
Sei

Andrea D’Alessio – Chi per un sogno non mente

Già in gara ad X Factor e noto per la sua capacità di riprodurre suoni con la bocca, è qui impegnato in un brano che ha sfumature urban, pur non riuscendo ad apparire chissà quanto sporco, prerogativa quantomeno necessaria. Qui il risultato è al fine molto pop ed anche abbastanza scontato, pur se sorretto, quasi appoggiato da una voce usata molto bene.
Sei

Angela Nobile – Un vuoto al cuore

Bella voce che rende giustizia ad una ballata molto classica e nel suo mondo pure un po’ ambiziosa. Tuttavia resti in attesa che accada qualcosa che regali una particolarità… ma non arriva e scorre lasciandoti solo la consapevolezza di aver ascoltato una brava cantante e poco altro.
Sei =

Antonia Laganà – Parli

Già a The Voice prova Sanremo con una ballad d’atmosfera che sembra strappata al repertorio di Mina … ma quello che la tigre di Cremona avrebbe inciso nel 1984. Sicuramente Antonia nemmeno c’era. Emerge però la voce personale, ma non può bastare.
Cinque

Aprile & Mangiaracina – Quell’attimo d’eternità

Già trai 12 l’anno scorso, ci riprovano la pianista e la bravissima vocalist e lo fanno con un brano stavolta azzeccatissimo, meno anonimo, con una potenza sentimentale forte perché seppur il tema è quello abusato da tutti o quasi, qui è cantato su melodia trascinante e sapientemente dosato tra punti di forza e pause e cosa accade? Che il sentimento ti centra in pieno.
Otto

Artù – Ma lo sai cosa c’è

Sax che fa tanto anni 80, così come la ritmica che sembra strappata dalla discografia dei Righeira e poi arriva la voce e ci ritrovi Rino Gaetano. Il brano è immediatissimo ed accattivante, però l’effetto già sentito è avvertibile più del puzzo del polpettone dimenticato sotto al forno.
Cinque ½

Carlo Bolacchi – Lo diceva anche mia madre

Trionfo di luoghi comuni e qualche frase fatta imbastiti con un allegro arrangiamento che fa tanto spiaggia e disimpegno. Brevissima oltremodo e negli appena 2 minuti e 50 si può dire che per due minuti ripete la stessa cosa e senza alcuna variazione nella base.
Quattro =

Carol Beria – Nessuna lacrima

Voce interessante ma canzone abbastanza piatta, che ha un unico punto di forza nell’atmosfera generale, che in particolare gli archi riescono a mantenere con un mood malinconico costantemente in posizione on. Però se un primo ascolto è sostenibile, già al secondo si va in debito d’ossigeno.
Cinque=

Cladi – Un vuoto di te

Canzoncina facile, facile che appoggia su arpeggi di chitarra abusati da un certo tipo di pop anglo/americano. L’effetto è quello simpatia, della cantata stonata tutti in cerchio tra amici. Ti ricordi più che si stonava in allegria del che cosa stavi cantando.
Cinque

Appuntamento a domani con altre 11 canzoni!