5 Maggio 2017
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5 Maggio 2017

EUROVISION 2017: la guida alle canzoni in gara! (Parte 2/3)

Seconda parte della nostra guida agli artisti e alle canzoni in gara all'Eurovision 2017. Ecco storia, pagelle e video

eurovision 2017
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Mentre proseguono a Kiev le prove della 62° edizione dell’Eurovision Song Contest, noi continuiamo il percorso di avvicinamento che ci porterà all’Eurovision Week andando a conoscere altri tredici avversari del rappresentante italiano Francesco Gabbani!

Abbiamo ascoltato tutte le 42 canzoni in concorso e siamo pronti a presentarvele nel corso di questa settimana di attesa e di passione con una breve recensione di ogni brano in gara. Seguite le tre puntate di questa rubrica per arrivare preparati all’appuntamento clou di settimana prossima, ovvero le due semifinali (trasmesse il 9 e l’11 maggio su Rai 4 con commento di Andrea Delogu) e la finalissima del 13 maggio (trasmessa su Rai 1 con commento di Federico Russo e Flavio Insinna).

Gli asterischi (***) vicino al nome della canzone vanno da 1 a 5 ed indicano le possibilità di vittoria della nazione in questione.

GEORGIA – Tamara Gachechiladze, Keep The Faith *
Tamara Gachechiladze è una cantautrice e attrice di 34 anni, aveva già guadagnato la qualificazione all’Eurovision nel 2009 come parte del gruppo Stephane & 3G prima che la loro canzone We Don’t Wanna Put In venisse squalificata per contenuto politico (facilmente intuibile). A questo giro si presenta da sola e con un trito e ritrito inno motivazionale, che conta fra gli autori anche quell’Anri Jokhadze già rappresentante del paese caucasico nel 2012.
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GERMANIA – Levina, Perfect Life *
La familiare ed arzigogolata selezione nazionale Unser Song Für… ci ha regalato Isabella Lueen in arte Levina, popstar esordiente che porta in gara un brano scritto da due compositori di grido anche fuori dall’Eurovision come Lindy Robbins (autrice di Skyscraper di Demi Lovato, Want To Want Me di Jason Derulo, Dangerous di David Guetta feat. Sam Martin e decine di altre hit) e Dave Bassett ma palesemente ispirato a un altro brano di successo come Titanium. Lotta per entrare nella prima metà di classifica, ma sarà durissima.
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GRECIA – Demy, This Is Love ***
Dopo il fallimento della strada “etnica” tracciata dagli Argo l’anno scorso, la Grecia torna al pop femminile scontato con Demy – cantante popolarissima in patria – in un pezzo di Dimitris Kontopoulos (compositore greco per la settima volta all’Eurovision, in rappresentanza di cinque paesi diversi) che però arriva nella competizione in ritardo di una decina d’anni. La qualificazione appare scontata, ma la top10 a cui ci aveva abituato la Grecia sul finire degli anni 2000 rischia di restare un miraggio.
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IRLANDA – Brendan Murray, Dying To Try *
Doveva essere l’ennesimo anno del rilancio per l’Irlanda – il paese più di successo nella storia della manifestazione con ben sette vittorie all’attivo – ma l’isola verde ha deciso anche quest’anno di non osare e di portare l’ennesimo membro marginale di una boy band ormai sciolta. Dopo Nicky Byrne dei Westlife, che l’anno scorso aveva lasciato la competizione anzitempo, tocca ora al 20enne Brendan Murray orfano del progetto di Louis Walsh – sempre lui – Hometown, boy band tutta irlandese durata due anni appena. La canzone è un pop à la Michele Bravi (pur sconfinando in registri decisamente più alti) ma rischia di perdersi nel mare delle proposte, con la voce di Brendan che è stata etichettata come inaffidabile fin dagli eventi pre-contest.
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ISLANDA – Svala, Paper *
L’edizione 2017 del Söngvakeppnin ci ha regalato un prevedibile monologo di Svala Björvingsdottir, artista electropop popolarissima in patria che aveva provato a sfondare negli Stati Uniti nei primi anni duemila prima di riciclarsi come coach nella versione locale di The Voice. Intitolata all’inizio Ég veit það (Io lo so), la canzone è stata tradotta per la finale nella nuova versione intitolata Paper, che ha sbaragliato agevolmente la ridotta competizione. All’Eurovision non parte coi favori del pronostici (neanche per un posto in finale) ma Svala ha grande esperienza e con una grande esibizione la situazione potrebbe girare a suo vantaggio.
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ISRAELE – IMRI, I Feel Alive *
Già corista per Nadav Guedj nel 2015 e Hovi Star nel 2016, l’aitante Imri Ziv decide finalmente di compiere l’upgrade a cantante solista e lo fa con questa I Feel Alive – un pezzo uptempo/pop con retrogusto etnico che portato una decina di anni fa (quando Israele si perdeva fra il gospel di Eddie Butler e lo ska-pop dei Teapacks) avrebbe spaccato mentre adesso rischia di passare inosservato fuori dall’Euroclub, la “discoteca eurovisiva” dove si riuniscono delegazioni e fan dell’evento durante la settimana dell’ESC.
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LETTONIA – Triana Park, Line **
La Lettonia continua sulla linea tracciata dal salto di qualità iniziato con Aminata nel 2015 e proseguito con Justs l’anno scorso: dopo svariati tentativi, i Triana Park hanno staccato il biglietto per Kiev con un pezzo electropop minimalista che si giocherà tutto già martedì sera, andando a chiudere la prima semifinale in una posizione perfetta per centrare il passaggio nei 10. La band di Riga ha la sua forza nelle performance live (che un po’ va a perdersi all’Eurovision dove tutti gli strumenti sono suonati in playback) ma la canzone è sufficientemente forte e attuale per avere un suo futuro all’interno e fuori dalla competizione.
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LITUANIA – Fusedmarc, Rain Of Revolution *
Due mesi e dieci interminabili puntate di una selezione nazionale senza capo nè coda ci hanno portato alla vittoria dei Fusedmarc, band originaria di Vilnius e di genere elettronica/IDM/trip hop. La canzone è particolare nel suo genere, ma ancora dopo due mesi e innumerevoli ascolti risulta irricordabile a gran parte dei fan – languendo in fondo alle classifiche e vincendo il poco ambito premio di “pausa pipì” della già non eccelsa seconda semifinale.
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MALTA – Claudia Faniello, Breathlessly *
Ballata classica per Claudia Faniello, sorella di Fabrizio già rappresentante maltese nel 2001 e 2006, finalmente in grado di conquistare la partecipazione all’Eurovision dopo nove tentativi a vuoto. La canzone è scritta da Philip e Sean Vella assieme a Gerard James Borg, decano della partecipazione della piccola isola mediterranea (rappresentata dalle sue canzoni per sei volte dal 2000 ad oggi). Il rischio noia è perennemente in agguato, ma le giurie potrebbero credere in Malta come l’anno scorso e permettere a Claudia di superare l’asticella del decimo posto nella semifinale di giovedì.
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MOLDOVA – Sunstroke Project, Hey, Mamma! **
I Sunstroke Project li conoscete – rappresentanti moldavi nel 2010 assieme ad Olia Tira, riuscirono a diventare virali ante litteram l’anno prima del ritorno dell’Italia all’ESC con il fenomeno dell’Epic Sax Guy (il sassofonista Sergey Stepanov che diventò un’icona, anche da noi, durante la partecipazione all’Eurovision di Oslo). Quella del 2010 era una canzone che conteneva un assolo di sax, mentre questa Hey, Mamma! (in realtà dedicata a un’ipotetica suocera) è completamente basata sul giro di sassofono di Sergey nel vano tentativo di ricreare il fenomeno che li aveva lanciati sette anni fa. Potrebbe funzionare con il pubblico, meno con le giurie – anche se un posto in finale sembra abbastanza alla portata.
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MONTENEGRO – Slavko Kalezić, Space *
L’Eurovision, come tutti sappiamo, è anche spettacolo – e ben lo sa il montenegrino Slavko Kalezić, che si presenta in gara con un divertente (anche se musicalmente non eccelso) disco/pop accompagnato da una messa in scena che si preannuncia all’altezza delle vette trashaiole toccate sul finire dell’ultimo decennio e appena appena eguagliate dalle lattaie polacche del 2014. Slavko fa roteare la sua lunga treccia e rimane vestito in un paio di shorts sfavillanti su uno sfondo di raggi color arcobaleno, in quella che già si preannuncia come una delle performance più camp della storia del contest. Non basta per la finale, ma per fare discutere e dividere il pubblico certamente sì.
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NORVEGIA – JOWST feat. Aleksander Walmann, Grab The Moment **
Partiti dal nulla in una selezione norvegese di livello abbastanza alto, il disc jockey Joakim With Steen AKA Jowst e la sua voce Aleksander Walmann sono riusciti a sorprendere la concorrenza e qualificarsi per Kiev battendo di misura Åge Sten Nilsen (già rappresentante norvegese nel 2005, sempre a Kiev, con i Wig Wam) e il suo nuovo gruppo Ammunition. Il ritornello è uno dei più forti e martellanti dell’edizione per un pezzo che occhieggia a molti dei suoni che vanno forte in radio di questi tempi (uno su tutti, i The Chainsmokers), il problema è rappresentato dalla scarsa presenza scenica del cantante e dalla messa in scena, già carente al MGP due mesi fa ed ora apparentemente rimasta tale e quale. La Norvegia ha mancato la qualificazione l’anno scorso decisamente a sorpresa, ma neppure quest’anno sarà una passeggiata di salute.
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PAESI BASSI – O’G3NE, Lights and Shadows **
Le O’G3NE sono tre sorelle (Lisa, Amy e Shelley Vol) già rappresentanti dei Paesi Bassi allo Junior Eurovision Song Contest nel 2007, dove si erano classificate undicesime. Di acqua sotto i ponti ne è passata e a distanza di dieci anni si presentano all’Eurovision dei “grandi” con un brano composto dal loro padre (e dedicato alla madre) caratterizzato da armonie vocali di grande livello e un gran potenziale come esca per le giurie. Se la performance sarà stellare come promettono le preview, un posto nei primi 15 sembra davvero a portata di mano per gli olandesi, che dopo otto anni di eliminazioni premature hanno centrato tre finali in quattro anni.
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