19 Luglio 2016
di Interviste, Recensioni
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19 Luglio 2016

INTERVISTA a SILVER: La stima per Morgan, l’amicizia con Marco Mengoni ed un progetto “Tutto diverso” per non omologarsi

Fabio Fiume intervista per All Music Italia Silver, al secolo Silvio Barbieri, talento emerso tra le fila di Morgan a X-Factor.

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La vita dopo un talent non è mai facilissima; se non hai la fortuna di imbeccare un filotto di singoli di successo, essere sostituiti dai nuovi arrivati e sparire è fin troppo facile almeno quanto lo è stato entrare nelle case degli italiani ed avere una possibilità. Tutto questo è vero ma ha la sua altra possibilità e cioè mettersi a studiare, cercare il linguaggio espressivo più adatto a se, rifiutare brani facili ma che non senti tuoi, crederci per davvero ad una carriera fortemente voluta. Lo sa benissimo Silver, al secolo Silvio Barbieri, emerso durante l’X Factor trionfato da Marco Mengoni, che ha lasciato per un periodo perder le sue tracce, per riaffiorare durante l’anno scorso con una produzione personale che proprio in questi giorni vede il nuovo singolo, Tutto diverso, in ascesa nella classifica airplay tra gli indipendenti.  Lo raggiungo per farmi e farci raccontare come sta vivendo questo nuovo trambusto.

Preparato, per quel che si può essere preparati. E’ comunque un momento molto bello. Sta arrivando un ritorno importante da questo nuovo singolo. Speriamo non si fermi

Hai atteso diverso tempo per tornare alla ribalta ma forse per capire il perché, la gente ha bisogno di sapere chi è Silvio persona non credi?

Silvio è un ragazzo cresciuto nella provincia di Bergamo in un paesino, Treviglio, di meno di 1000 anime, che ad un certo punto è stato folgorato in maniera sana dalla musica.

In che senso sana? Quali sono stati gli approcci?

Arrivo da esperienze di oratorio e successivamente sono stato catturato dallo scoutismo. Per me la musica era l’intrattenimento che avevamo nelle nostre serate e per me che sono sempre stato timido il modo più facile per integrarmi e vincere la timidezza. Suonare la chitarra, cantare assieme proprio alla vita da scout sono state esperienze altamente formative per me.

Hai imparato a suonare la chitarra “rubando” un libretto di istruzioni di tuo fratello…

Si (ride)… è vero! In realtà avrei voluto suonare il piano, ma diciamo che non si poteva ed allora essendoci una chitarra in casa… Però dovevo fare di nascosto, quando lui era a scuola ed io ancora non ci andavo. Mi sedevo al centro del letto e provavo, provavo.  Ho dovuto imparare anche a metter a posto per bene, perché i primi periodi, quando se ne accorgeva, ohhh che botte!

Se sei un musicista quindi lo devi a lui; gli hai mai detto grazie?

Non ce n’è stato bisogno. Siamo molto uniti, nonostante quelle botte li. D’altronde chi ha fratelli con cui non se le suonava di santa ragione da piccoli? E’ nella naturale crescita.

Silver è nato nel 2009 ad x Factor, come è venuto fuori questo nome d’arte?

Il nome non è nato ad X Factor ma prima, nel 2005. Facevo parte di una band che si chiamava Sunshine e cercavamo dei nomignoli da band. Mi sono ricordato che tra gli scout, uno dei ragazzi di nome Paolo.  Più per sfottermi che altro a dire il vero, mi aveva soprannominato Silver. Così non ho dovuto pensarci molto; Silver era adattissimo.

Ancora un grazie da dire quindi, lui lo sa?

Si certo, sa che è merito suo.

Nel contesto talent Morgan, il tuo mentore, ti vedeva musicalmente un miscuglio tra sound anni 70 e britpop 90, un po’ figlio dei fiori, un po’ Oasis. Ti aveva inquadrato bene?

Mi aveva inquadrato molto bene. Parlavamo molto io lui e anche Marco (Mengoni ndr) che era in squadra con me. E’ stato molto formativo. Morgan ci ha aiutato a capirci, a farci conoscere cose che per stile avremmo voluto fare e magari non ne avevamo le dovute conoscenze, non avendo ascoltato brani rappresentativi dello stesso. Nel mio caso poi mi ha permesso di conoscere a fondo anche il mondo cantautorale.

Chi ti ha fatto conoscere che ad esempio non conoscevi?

Luigi Tenco su tutti. Non che non lo conoscessi, ma non sapevo di un suo repertorio più leggero. Il Tenco che ci viene spesso ricordato è quello delle ballate intimiste, di “Vedrai, vedrai”, “Mi sono innamorato di te”, “Lontano, lontano” ed ahimè quello del triste gesto. Invece io di lui ho potuto cantare “Giornali femminili” di cui ignoravo l’esistenza e come me penso più della metà degli italiani. E vabbè poi Finardi, Battisti, De Gregori… ne ho proposti davvero tanti. E’ stata un’esperienza fortunata e bellissima.

Non per tutti è facile l’uscita dal talent. Come è stato per Silver?

Complicata. Dovevo capirmi. A differenza di chi vince o di altri che magari già ci arrivano con questo o quel contatto nel cassetto, io sono davvero arrivato ad X Factor da solo, con i provini, dalla provincia. Per davvero io avevo solo mia mamma ad organizzare la cricca per votarmi in paese, tra le amiche, nelle botteghe dove andava a far la spesa. Ho dovuto conoscere un mondo di cui non sapevo nulla. Ho ricevuto proposte che non sapevo nemmeno valutare. Solo di una cosa ero certo: non volevo essere un manichino da vestire, volevo vestirmi da solo.

Hai detto di esser diventato amico di Marco Mengoni. Visto che a lui le cose sono andate bene, non potevi chiedergli aiuto?

Si, siamo diventati molto amici. Vivere rinchiusi con una persona con cui condividi le stesse passioni è un collante importantissimo per un’amicizia importante. Una volta fuori però, anche li è stato preso dal turbinio. Su di lui c’era già una struttura importante, un lavoro da fare ed ha fatto anche lui fatica a starci dietro. L’amicizia è a prescindere da queste cose, dalle possibilità. Chiaramente non riusciamo a vederci tanto, ma ci sentiamo spesso ed ogni volta che siamo in luoghi vicini o all’uno o all’altro troviamo il modo per vederci. Ad esempio ci siamo organizzati assieme per andare a vedere Paul McCartney recentemente.

Nel 2011 hai iniziato ad uscire finalmente con le tue produzioni, tuoi singoli. Come è portare in giro le proprie cose?

Bellissimo proprio perché ho atteso per farlo. Quello che porto in giro sono io, sono le cose che ho scritto io, non adattamenti o brani di cui mi sono dovuto “accontentare” per restare visibile.

Non è un filo faticoso raccontarsi così apertamente al pubblico senza filtri?

Lo è, ma non so fare diversamente. Io scrivo le mie verità e quando le canto è come fossi nudo. Salta fuori la mia essenza ma non credi sia giusto così? Alla fine uno che sceglie di esporsi per lavoro deve raccontare se stesso, essere diverso dagli altri.

Veniamo a “Tutto diverso” e all’album Omonimo appena usciti. La risposta delle radio sembra buona viste le classifiche indie…

E’ una cosa davvero bella. Una cosa bella che mi sta capitando. Ce ne è ancora una però bella tra belle…

E quale è?

Che la gente mi ferma per strada, i deejay della radio mio fanno domande particolari facendomi capire che hanno ascoltato le parole per bene. “Tutto diverso” è molto estiva, fa muovere il culo, passami il temine, ma ha anche un testo su cui ti ci puoi soffermare ed il fatto che la gente comune così come gli addetti ai lavori lo facciano mi da grandissima soddisfazione ancor più della classifica.

Mi tocca dimostrare che mi ci sono soffermato anche io allora?

Ti metto alla prova!

Accetto la sfida! Nel brano parli della necessità di esser se stessi, fregandosene di quel che pensano gli altri, risultando persino scomodi. La cosa importante è esser se stessi, quel che vedono e vogliono gli altri non è affar proprio. Di cosa hai dovuto imparare a fregartene tu?

Di troppe cose sin da quando ero bambino. Da quando preferì gli Scout al Calcio ad esempio o a quando poco più che adolescente amavo Bob Dylan e reputavo una merda cose in stile Gigi D’Agostino. Ti cito queste per farti capire che è sufficiente essere non uniformati alla massa per far parlare. Se già da ragazzetto combatti con queste cose per far valere la tua unicità, già sei un passo avanti.

Poi hai fatto pace con la musica che ritenevi di merda?

Si certo. Ho imparato che si può fare ogni tipo di musica, basta che cerchi di farla al meglio. La dance non è meno importante del folk rock americano. Sono due cose diverse ed entrambe hanno un perché, e possono essere fatte al meglio.

L’album è tutto scritto da te con l’unica collaborazione agli arrangiamenti di Paolo Battaglino. Come nascono le tue canzoni e, una volta scritte, riesci ad accettare l’intervento di altre mani?

Dipende. Anche se ammetto di esser stato molto fortunato, perché non ho mai subito grandissimi interventi sulle mie canzoni. Magari sull’arrangiamento e li accetto senza problemi. Un po’ più difficile sarebbe accettare modifiche non di testo, dove a volte una parola suggerita suona meglio di quella che hai usato, ma di concetto. Quello che voglio dire lo so io.

Che messaggio ti piacerebbe arrivasse con questo tuo primo lavoro?

Ad ognuno il suo. Per me l’importante è la condivisione e sto già avendo grande ritorno in merito. E’ fantastico parlare con la gente e capire cosa loro vedono in quel che hai fatto, come interpretano

Quando Silver lascia solo Silvio, Silvio cosa fa?

Viaggi con amici, serate a casa ma ti svelo un segreto…

Quale?

Silver non lascia mai Silvio, vivono assieme (ride)

Adesso cosa bolle in pentola?

Un mini tour tra piccoli live e promozione radio e se riesco tra un impegno e l’altro fare anche un bagno.

Ci sei riuscito finora?

Mi sono concesso una partita a beach volley sulla spiaggia prima di un live. Risultato? Mi sono ustionato le spalle e tenere la chitarra è stato alquanto complicato.