14 Aprile 2014
di News, Interviste
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14 Aprile 2014

NEW GENERATION: INTERVISTA A JACOPO RATINI

All Music Italia ha scelto di intervistare il cantautore Jacopo Ratini fresco di partecipazione alle audizioni di "The Voice" parlando della sua musica e non solo...

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Mai come quest’anno durante le blind audition di The Voice il palco del programma è stato calcato da artisti non completamente sconosciuti o alla prima esperienza. I più attenti avranno sicuramente riconosciuto ragazzi provenienti da altri talent show, artisti che hanno partecipato ad edizioni passate di Sanremo, sorelle e figlie di…

Tra questi volti più o meno noti, durante la quarta puntata, abbiamo riconosciuto Jacopo Ratini, cantautore romano, classe 1982, che alle spalle può vantare una partecipazione a Sanremo Giovani nel 2010 con il brano “Su questa panchina”, un paio di album pubblicati e addirittura un libro di racconti e poesie, surreale e un po’ naif, dal titolo “Se rinasco voglio essere Yoko Ono”.

All Music Italia lo ha contattato ed intervistato per voi parlando con lui di tutto…

Del suo primo Sanremo, del suo libro e delle iniziative collaterali che segue in prima persona arrivando appunto al casting della settimana scorsa a “The Voice” dove, come già altri concorrenti che non hanno avuto accesso al programma hanno scritto sulle loro pagine Facebook, il brano presentato non è stato propriamente una sua scelta…

Ma di questo torneremo a parlare nei prossimi giorni lasciando ora spazio a questa interessantissima intervista ad un cantautore da non perdere sicuramente di vista.


INTERVISTA A JACOPO RATINI

Recentemente ti abbiamo visto partecipare alle blind audition di The Voice. Cosa ti ha spinto a tentare la strada del talent e quali erano le tue aspettative sul programma?

La partecipazione al talent mi è stata proposta da alcuni autori del programma che hanno dimostrato particolare interesse per il mio genere musicale cantautorale. Ho partecipato un po’ per gioco: sono un cantautore con un suo percorso e una sua dignità artistica, porto avanti progetti paralleli alla musica, non mi ritengo un personaggio da talent ma ho scelto di tentare perché sarebbe potuta comunque essere una strada per far conoscere maggiormente il mio lavoro.

Nessuno dei quattro giudici si è girato per averti nel suo team, secondo te cosa non ha convinto della tua esibizione?

Sicuramente la scelta del pezzo è stata sbagliata, anche se consigliata dagli stessi autori del programma. Io avevo presentato una lista di brani, il pezzo che ho portato sul palco era il decimo. Nella lista c’erano altri pezzi che mi avrebbero valorizzato maggiormente ma mi è stato chiesto di cantare questo perché è piaciuto di più. Inoltre credo che ogni artista debba essere autocritico ed obiettivo: la mia non è stata una performance memorabile, non mi sono esibito come faccio generalmente nei miei live!

Una piccola curiosità: se si fossero girati tutti e quattro tu chi avresti scelto?

Probabilmente Noemi, per genere musicale ed età anagrafica ma ho anche trovato Piero Pelù umano ed empatico.

Parlando di The Voice la domanda è ormai d’obbligo: cosa pensi del fenomeno Suor Cristina?

Dalla mia esperienza ho capito che i talent sono esclusivamente fenomeni mediatici, programmi televisivi che ricercano personaggi. Sulla base di questo posso dire che la partecipazione di una suora è sicuramente una trovata azzeccatissima degli autori che sono riusciti a creare interesse intorno al programma e a fare ascolti e le visualizzazioni del video dell’esibizione di Suor Cristina lo confermano. In questo gli autori sono stati molto bravi, è quello che cercavano.

Oltre all’esperienza di The Voice quest’anno sei arrivato tra i 60 giovani selezionati per partecipare alle audizioni finali di Sanremo e lo stesso successe l’anno precedente. Non sei però riuscito a calcare nuovamente il palco dell’Ariston. Anche in questo caso ti chiedo, cosa non ha funzionato?

Io ho la “penalità” di aver già partecipato una volta a Sanremo Giovani, quindi è molto difficile riuscire ad ottenere una seconda opportunità per partecipare nuovamente, è successo solo a pochissimi artisti. Credo che il motivo sia essenzialmente questo e non sia legato ai brani presentati che anzi sarebbero potuti benissimo rientrare nei gusti e nei progetti della direzione artistica, lo stesso Mauro Pagani mi ha fatto i complimenti per il pezzo presentato quest’anno ma alla fine si è preferito far partecipare nomi come Zibba, Diodato e lo stesso Rocco Hunt, artisti con una personalità musicale ben definita e che non avevano mai partecipato al festival prima.

Un’esperienza sanremese alle spalle però ce l’hai già, nel 2010 hai partecipato al festival nella categoria giovani con il brano “Su questa panchina”. Che ricordo hai di Sanremo e cosa è successo dopo?

Di Sanremo ho un ricordo positivo, l’ho vissuto bene, con grande energia e grande voglia di fare. Il Festival è una vetrina importante, porta molta visibilità, incrementa il numero di persone che ti conoscono e ti seguono ma se non lo vinci può anche non succedere nulla dopo. Io dopo Sanremo ho continuato il mio percorso artistico con più date in agenda e con un maggior numero di persone che mi seguivano.

Dopo il tuo primo album “Ho fatto i soldi facili” del 2010, nel 2013 è uscito il tuo secondo disco “Disturbi di personalità”, come mai questo titolo?

Disturbi di personalità” è il titolo della quarta traccia dell’album ma in realtà tutto parte dall’idea grafica che avevo in mente per la copertina. Sulle dita di una mano ho fatto rappresentare da Marino D’Amore, che l’anno prima aveva già curato le illustrazioni del mio libro “Se rinasco voglio essere Yoko Ono”, quattro disturbi di personalità molto comuni: c’è il sociopatico con la pistola alla tempia, il serial killer con la maschera di Scream che lo guarda, la doppia personalità rappresentata da Napoleone e l’esibizionista pronto ad aprire l’impermeabile e a mostrare il suo intimo rosso… poi sul pollice c’è la mia caricatura che osserva tutto questo con espressione basita.

Non scrivi solo canzoni, nel 2012 hai pubblicato un libro di racconti e poesie dal titolo “Se rinasco voglio essere Yoko Ono”, hai un blog ed è da poco iniziata una tua collaborazione col mensile “Gino Magazine” dove scrivi la rubrica “Narratini”. Parlaci di questa tua passione per la scrittura, come nasce?

Io penso che uno scrittore non debba solo scrivere pensieri seri e profondi ma debba saper comunicare. Io mi ritengo un comunicatore semplice, diretto, non banale, leggero, nel senso che scrivo cose che alleggeriscono gli animi senza dover necessariamente ammorbare o far scervellare chi mi legge.
Sia il libro che la rubrica “Narratini” nascono dall’esigenza di comunicare al di fuori della metrica musicale, concetti che non trovavano spazio nelle canzoni lo hanno trovato in brevi racconti o in poesie. 
In particolare per quanto riguarda la rubrica è stato lo stesso direttore di “Gino Megazine” a propormi di collaborare in quanto da sempre affascinato dal mio modo di scrivere ed io ho accettato la sfida perché mi piace cimentarmi in cose nuove che possano farmi arrivare al pubblico. Quindi ora potrete leggermi ogni mese su questo magazine.

Sei ideatore e fondatore del “Salotto Bukowski” e del “Club dei Narrautori”, di cosa si tratta?

Salotto Bukowski” nasce da una mia personale ammirazione per Charles Bukowski e dalla voglia di omaggiarlo e di mostrare alla gente un lato meno conosciuto di Bukowski, non il “vecchio sporcaccione” dedito a donne, gioco ed alcool ma un poeta profondo, vero e tagliente. E’ per questo che ho pensato di portare nei locali queste serate di reading accostando di volta in volta la figura di Bukowski ad altri autori, poeti, musicisti come per esempio Gaber, Gioachino Belli, Woody Allen. Ne è nato anche uno spettacolo “CHARLES BUKOWSKI A 20 ANNI DALLA SUA MORTE” che abbiamo presentato a Marzo al teatro Lo Spazio di Roma e che prossimamente con Gianmarco Dottori e Luca Bellanova porteremo al Caffeina Festival.
Il “Club dei Narrautori” invece è un concorso letterario con in palio una pubblicazione editoriale che l’anno scorso ha avuto un discreto successo, le serate di reading nel quartiere San Lorenzo erano sempre piene, ma che quest’anno per il momento si è fermato.

Noi di All music italia finiamo tutte le nostre interviste con un giochino, una rivisitazione del gioco della torre in chiave ovviamente molto ironica… A CHI ROMPI IL CD?
Noemi o Raffaella Carrà? 
Raffaella Carrà
Piero Pelù o J.Ax? 
J.Ax
Asaf Avidan o Tiromancino? 
Sicuramente Asaf Avidan
…anche se poi in realtà io non romperei il cd a nessuno perché tutti questi artisti hanno una proprio percorso musicale e una propria dignità artistica che vanno comunque sempre rispettati.

Di seguito il videoclip dell’ultimo singolo di Jacopo Ratini Maledetto il tempo“.

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