20 Aprile 2015
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20 Aprile 2015

INTERVISTA a PAOLA TURCI: “Ho imparato a volermi bene e questa sono io”

All Music Italia intervista Paola Turci in occasione dell'uscita di "Io sono" l'antologia dei successi a trent'anni dal suo debutto.

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Uscirà domani per Warner Music Italy Io sono, il nuovo album di Paola Turci che ritorna con una raccolta di successi a tre anni dalla sua ultima fatica discografica datata 2012. Noi di aLL Music Italia abbiamo raggiunto la cantautrice  telefonicamente qualche giorno fa per farci raccontare i dettagli di questo disco tanto speciale per lei, le collaborazioni illustri al suo interno, la scoperta felice di una voce “nuova” e la voglia di tornare presto “on the road” da sola,  ma anche insieme a qualche amica  se capita…
Buona lettura

Cover Turci_Io sono

Io Sono è il tuo album numero sedici: una raccolta speciale di quasi trent’anni di musica, che disco è per te?

Diciamo che di solito ogni disco in uscita è sempre il più bello e il più nuovo, probabilmente perché si è impazienti di condividerlo; c’è tanta fibrillazione mentre lo si aspetta e lo si canta aspettando il giorno in cui diventerà di tutti, però stavolta, devo dire, ci tengo tantissimo, più del solito e sotto diversi punti di vista: in primis perché questo è il primo lavoro veramente Mio, il master del disco è di mia proprietà ed è la prima volta che mi capita; poi sotto il profilo cronologico perché è l’antologia dei miei cinquant’anni, il momento preciso in cui chiudo un periodo ed entro in una nuova fase, la mia ultima probabilmente.. l’ho già espresso con la biografia uscita per Mondadori (Mi amerò lo stesso n.r.d.), in cui in sintesi dico che sono arrivata a questo punto e mi mostro per quello che sono; ho vissuto tante vite, ho questa faccia e questa storie da raccontare. Sul disco ho cercato di fare la stessa operazione: raccontare la mia storia con onestà e portarla avanti con me nel futuro per quella che è, senza mentire a nessuno.

Dopo diversi anni da indipendente, hai scelto di tornare a fare parte di un’etichetta grande come la Warner Music: com’è questo ritorno?

La mia prima reazione è stata di stupore. Stupore positivo: Oltre le nuvole e Mi basta il paradiso, che avevo fatto con la Warner, sono dischi che sono piaciuti molto. Sono stati due anni di grande lavoro, abbiamo fatto tantissimo insieme ed ho sempre conservato un buon ricordo. Tornare con un disco come questo poi, è bellissimo ed io ci tengo come mai…Ho ritrovato delle bellissime persone che conoscevo già in Warner, insieme alle nuove che hanno conosciuto la mia storia qui e posso dire che è un momento molto felice sotto questo punto di vista. Ho anche un nuovo management che è Gibilterra, una nuova agenzia per i concerti, la Barley Arts, insomma posso dire di essere “bene apparecchiata“.

Quindi non è vero che le cosiddette major limitano in qualche modo la libertà creativa degli artisti, come spesso si sente dire?

Credo che ognuno debba lasciar fare il proprio lavoro alle persone. Non si può lavorare con un discografico e pretendere di decidere ogni cosa e dire di no sempre. E’ una questione di scelte: bisogna avere le idee chiare sin dall’inizio, io non ho questo tipo di problema… Credo di aver rispettato sempre il mio lavoro e quello degli altri… Siamo allineati ad esempio nel voler fare tanta promozione di questo disco nei prossimi mesi…


Turci_ph_Magliocchetti04

Nella produzione hai coinvolto Federico Dragogna (I Ministri, Le luci della centrale elettrica), una personalità eclettica che proviene da un background musicale un po’ diverso diverso dal tuo, come è nata questa collaborazione?

L’incontro tra noi due c’è stato una sera a Testaccio, a Roma in occasione di un concerto di Vasco Brondi (Le luci della centrale elettrica): Federico lo accompagnava alla chitarra e sono rimasta colpita da lui, sul palco sembrava Dave Grohl, faceva un grande lavoro con i suoni, gli effetti e tutta una serie di cose attorno alle letture di Vasco… A fine concerto sono andata da lui, gli ho detto che ero già in preproduzione per il mio nuovo album, e stavo iniziando a dare un’impostazione, sapevo già che sarebbe stata un’antologia, avevo scritto gli inediti e scremato un pò di tracce. Dopo qualche giorno gli ho mandato il materiale pronto e lui si è mostrato da subito interessato… In seguito ho scoperto che avevamo lo stesso manager e tutto alla fine è venuto da se. Una volta Federico mi ha detto che mi sono dimostrata audace nel volere collaborare con lui, io ho risposto che lui io lo è altrettanto perché ha scelto di lavorare con me! Vengo da un percorso molto pop, fatto di Festival di Sanremo, televisioni, Pippo Baudo… insomma non mi son fatta mancare niente! Ho anche fatto delle scelte più indipendenti a volte però sono stata davvero colpita dal suo interesse per le mie cose.

Io sono è un disco particolare, fatto di voce, pochi suoni e concentrato perlopiù sull’interpretazione: non hai pensato che potesse risultare difficilmente leggibile da chi magari non conosce le prime versioni dei brani?

Non credo possa essere difficile. Posso vederlo non molto giovanilistico forse, non essendo troppo elettrico o spinto. Puo’ fare un effetto un po’ più morbido o d’atmosfera, meno immediato ecco; abbiamo lavorato sui suoni a volte quasi onomatopeici come ad esempio in Stato di calma apparente,  in cui abbiamo cercato un effetto che desse un’idea di movimento in avanti come un treno che avanza. Questo era l’obiettivo, non ho pensato a cosa ci si aspettasse da me, ma ho lasciato che le canzoni prendessero la loro strada, e lavorato sulla mia voce: sono orgogliosa di aver tirato fuori certe sfumature che non conoscevo, e che mi piacciono tantissimo.

C’è una o più canzoni che hai dovuto “tagliare fuori” per ragioni di spazio in chiusura dell’album?

Per una serie di motivi si, non potevo fare un disco di trenta canzoni. Non mi piaceva l’idea di fare un album cosi lungo. Ho iniziato da sola a pensare alla lista; avevo selezionato 40 brani ed ho tagliato tutto. Quando ho incontrato Federico ero già rimasta con 18 canzoni ed insieme abbiamo convenuto che servisse un’ulteriore sintesi in ogni caso, così abbiamo tolto altre tre tracce, per asciugare ancora i contorni ed arrivare all’essenza di quello che ci interessava dire.

Qualche titolo?

Le prime che mi vengono in mente sono: Saluto l’inverno Sabbia bagnata, brani che ho scritto con Carmen (Consoli n.r.d.); ma avevo provato anche Rwanda, mi sarebbe piaciuto molto poterle dare ancora spazio, oppure Candido, un altro brano che è rimasto fuori all’ultimissimo.

Della trilogia sull’amore composta dai tuoi ultimi tre dischi troviamo solo un pezzo – Attraversami il cuore – Come mai?

Si è vero, ho deciso di sceglierne soltanto una, la più rappresentativa, perchè comunque fanno parte della fase più recente della mia produzione ed erano troppo “a ridosso” e poi quello che volevo era dare spazio un po’ a tutto. Questo brano per me rappresenta il senso con cui ho pensato e scritto quei dischi, ci sono molto affezionata e certamente non poteva mancare.

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Porterai in tour questo disco? Che tipo di spettacolo hai pensato per rendere l’idea dell’intimità di ogni canzone?

Ci stiamo pensando in questi giorni; il tour partirà a breve ed entro la fine del mese inizieremo a comunicare le prime date: sarà un concerto amplificato, raddoppiato rispetto alla versione in studio credo. Ci saranno altre canzoni rimaste fuori dalla tracklist ovviamente, ma non ho ancora un idea precisa di cosa succederà. Molto dipenderà da come imposteremo i suoni, e poi di conseguenza capiremo cosa fare.

A ridosso di ogni Festival di Sanremo spunta fuori il tuo nome tra i papabili per la convocazione in gara… Cosa c’è di vero? Hai provato a partecipare anche quest’anno?

Io ci ho provato diverse volte: ho mandato dei demo, provini che poi erano solo delle idee su cui lavorare, ma il caso ha voluto che non arrivassi mai pronta con un progetto definito ed un disco pronto alla fine, così come quest’anno. Presentai anche Attraversami il cuore qualche anno fa, ci tenevo molto ma anche lì non era forse il momento giusto.

Se ti chiedessero di partecipare mettendo su una band tutta al femminile, sulla scia del successo di Fabi, Silvestri, Gazzè cosa risponderesti?

Patty Smith e Pj Harvey possono andare?

No, perché siamo su All Music Italia e sono ammesse solo cantanti italiane…

Caspita, solo in trio non ce la faccio… Posso fare in quattro, si può? Dico Emma, Malika Ayane e Laura Pausini. Pensa che roba! Un quartetto esplosivo, potrebbe essere davvero divertente.

Negli ultimi periodi molti dei tuoi colleghi hanno iniziato ad andare in televisione per fare i giudici o i coach nei talent show… Cosa pensi di questa nuova abitudine? Ti piacerebbe provare?

Non mi è stato mai proposto, e nemmeno l’ho mai cercato onestamente. Quello che so è che non credo che sia il momento giusto per mettermi a giudicare qualcun altro adesso, visto che ho imparato da poco a giudicare me stessa ed a volermi bene, però mai dire mai. Per esempio seguo spesso lo zio (J-Ax n.d.r) a The Voice che si diverte un sacco pur venendo da situazioni diverse, e lo fa molto bene, è divertente ed intelligente.

Si ringrazia Elena Tosi di Warner Music Italia per la disponibilità
Le foto sono di Ilaria Magliocchetti Lombi