8 Aprile 2024
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8 Aprile 2024

Michele Bravi: guida alle canzoni del nuovo album, “Tu cosa vedi quando chiudi gli occhi”

Scritto tra Parigi, Londra, Amsterdam e Milano, il disco è diviso in tre capitoli musicali: lo sguardo, l'immagine e l'iride

Michele Bravi Tu cosa vedi quando chiudi gli occhi
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Michele Bravi racconta così i brani contenuti in “Tu cosa vedi quando chiudi gli occhi“…

LO SGUARDO (cosa vorremmo vedere con gli altri)

Viaggio nel tempo
(Michele Bravi, Antonio Caputo, Marco Salvaderi, Kende, Lorenzo Santarelli, Giuseppe Taccini – prod by Room9)

La prima canzone dell’album è un brano che viaggia non sul piano dello spazio ma su quello del tempo. Una riflessione sulle possibilità infinite dell’anacronismo. Un’atmosfera rarefatta, dove anche gli strumenti dell’intero album iniziano timidamente a presentarsi e introdursi all’ascoltatore, per accompagnarlo con garbo avanti e indietro nel flusso cronologico del mondo. Se il tempo è solo un’impressione, allora giocare con la sua disorganizzazione è una possibilità.

Mi sono innamorato di te
(Michele Bravi, Alessio Buongiorno, Domenico Cambareri – prod by Junior K)

La seconda traccia dell’album cerca di rispondere alla domanda “quando è stata la prima volta?”. L’unica risposta possibile è che la prima volta è stata quando la grana dei difetti ha iniziato a farsi evidente. È alla legnosità del pianoforte che è affidata la tensione emotiva del racconto, in cui la metrica della parola salta da un verso all’altro come in un groviglio di lenzuola e labbra che si sfiorano.

Leggi dell’universo
(Michele Bravi, Marco Paganelli, Lorenzo Vizzini – prod by Michele Bravi)

Districare le leggi dell’universo diventa possibile nell’immaginazione. In un gioco tra paradossi, gravità e fasi lunari, il tappeto stellare diventa una coperta sotto la quale fare l’amore. Una canzone in cui è inevitabile lasciare gli ormeggi del reale e affidarsi al soffio dell’impossibile. L’orchestra, che si contrae e si espande come onda del mare, racconta il ritmo e l’armonia del creato in tutta la sua potenza violenta e disarmante bellezza.

Per me sei importante
(Michele Bravi, Matteo Orsi, Marco Salvaderi, Kende, Lorenzo Santarelli – prod by Room9)

Nel capitolo musicale che chiude la prima parte del disco si inizia a leggere negli occhi dell’altro una vibrazione diversa. L’incontro tra due anime sottili che nascondono il desiderio di appartenersi in un luogo piccolo, piccolo. Lontano dal mondo. Il saliscendi tra silenzi e suono è il perfetto palcoscenico per raccontare due passeggeri i cui percorsi per un attimo soltanto si intersecano.

L’IMMAGINE (cosa vediamo degli altri)

Odio
(Michele Bravi, Alessio Buongiorno, Domenico Cambareri, Marco Salvaderi, Kende, Lorenzo Santarelli – prod by Room9)

Una canzone sulla spietata dipendenza dal corpo dell’altro. La declinazione più ossessiva del racconto d’amore che continua a procedere da una canzone all’altra. Quando l’odio inizia a irrorare le vene di un rapporto a due, “ti amo” è la più grande menzogna che la nostra bocca possa sputare in faccia all’altro. Spero che questo brano possa urlarle contro quei momenti della vita in cui era più facile far battere un cuore piuttosto che riconoscerne il veleno.

Mal d’amore
(Michele Bravi, Antonio Caputo, Alessio Marullo – prod by Duffy)

La sottomissione diventa metafora di un vecchio modo di concepire l’amore, dove la libertà di chi si concede sembra possibile solo con la violenza di chi riceve la richiesta. Un gioco caleidoscopico tra illusioni e peccato, tra cacciatore e preda, in cui il gusto vintage della melodia prova a mescolarsi a verbosità più ostinate e frenetiche.

Umorismo italiano
(Michele Bravi, Antonio Caputo, Marco Salvaderi, Kende, Lorenzo Santarelli – prod by Room9)

Una parodia malinconica sulla dittatura della risata. Cosa succederebbe se fossimo noi i protagonisti di un qualche sipario grottesco e sguaiato? Una canzone che critica il macchiettismo dell’italianità e insieme evoca il folklore della banda in un labirinto di contraddizione artistica.

Malumore francese (feat. Carla Bruni)
(Michele Bravi, Antonio Caputo, Emanuele Mattozzi – prod by Emyk)

Una canzone sulla decadenza della malinconia tra desideri ed erotismo, in cui i corpi sporcati dai sensi iniziano a lanciarsi la luna con tutta l’eleganza della noia. Un sogno, quello di sentire la seta della voce di Carla Bruni muoversi su una mia melodia.

L’IRIDE (cosa cerchiamo di non far vedere agli altri)

Infanzia negli occhi
(Michele Bravi, Alessio Buongiorno, Domenico Cambareri – prod by Michele Bravi – add prod by Emyk)

Un coro confuso, nebbioso, quasi impenetrabile apre le porte dell’ultima parte dell’album. C’è qualcosa che si nasconde nell’iride di chiunque, come se tutta l’infanzia ci si affollasse dentro, nonostante le voci più smarrite di noi stessi cerchino affannosamente di chiuderlo alla vista altrui.

Se ci guardassero da fuori
(Michele Bravi, Antonio Caputo, Marco Salvaderi, Kende, Lorenzo Santarelli – prod by Room9)

Noi conosciamo la nostra immagine, sappiamo dirla e descriverla, ma come si può avere la certezza che la nostra immagine interiore sia speculare all’immagine che gli altri hanno di noi? Un’analisi ironica e sognante dell’appartenersi, che salta su colpi di rullante come i salti di un bambino.

Ti avessi conosciuto prima
(Giuliano Sangiorgi – prod by Michele Bravi – scoring and additional arrangements by Alessandro Quarta)

E se alla parola amore avessimo dato significati sbagliati? Un regalo cantautorale che Giuliano Sangiorgi fa a questo racconto, in cui la corsa incontenibile di un fiume di parole diventa una poesia che chiamiamo solo amore.

Sporchissima poesia
(Michele Bravi, Marco Cantagalli, Iacopo Sinigallia – prod by Michele Bravi)

I luoghi dell’immaginazione possono essere infiniti, ma i luoghi della nostra vita hanno un perimetro, hanno finestre e porte. Nonostante la loro realtà, è con l’immaginazione che quei luoghi diventano testimoni della nostra storia, del nostro “insieme”.

Atlante degli amanti
(Michele Bravi – prod by Michele Bravi – add prod by Emyk)

La forma poetica è la sublimazione più alta del reale, dove è possibile dormire sopra a un respiro e nuotare in uno sguardo. Un walzer intricato come un flusso di coscienza e delicato come l’atto di spogliarsi. Se nel primo brano dell’album l’orchestra era timida e cauta, in chiusura al racconto delle tredici tracce diventa possente e colossale: libera tutte le sue vibrazioni per poi richiudersi con la stessa gentilezza di un battito di ciglia.

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