29 Maggio 2020
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29 Maggio 2020

Intervista a Lucio Leoni: “un disco è un’opera, è come un libro!”

L'8 maggio è uscito la prima parte del nuovo album di Lucio Leoni "Dove Sei". Ecco l'intervista di presentazione del progetto.

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E’ uscito lo scorso 8 maggio Dove Sei Pt. 1 (Lapidarie IncisioniBlack Candy), il nuovo album del cantautore Lucio Leoni.

Il disco è stato anticipato dal singolo Il sorpasso feat. C.U.B.A Cabbal, accompagnato da un videoclip realizzato da Giulia Natalia Comito e Livia Massaccesi (ne abbiamo parlato Qui).

Dove sei pt.1 è il primo capitolo di un disco doppio che vedrà la luce in due diverse uscite nel corso del 2020. La seconda parte arriverà in autunno.

Lucio Leoni presenta ora i primi otto brani di un progetto che sarà composto da sedici. Una sorta di capitolo finale di una trilogia iniziata con Lorem Ipsum (gli spazi comunicativi) e seguito da Il Lupo Cattivo (il bosco da attraversare).

Ecco la tracklist dell’album di Lucio Leoni Dove sei pt.1

1) Il fraintendimento di John Cage
2) Il sorpasso feat. Cuba Cabbal
3) San Gennaro
4) Dedica feat. Francesco Di Bella
5) Treno
6) Le mongolfiere
7) L’atomizzazione
8) Mi dai dei soldi feat. Andrea Cosentino

INTERVISTA A LUCIO LEONI

Come mai hai deciso di dividere il disco in due parti?

E’ stata una sorta di mediazione tra noi anziani e il mondo dell’ascolto di oggi. Avevamo sedici brani e abbiamo pensato che (anche dato il mio approccio alla scrittura un po’ verboso) fosse antipatico metterli tutti insieme in un disco solo. Abbiamo scelto di lasciare un po’ di respiro alle canzoni, per dar tempo di ascolto, respiro e lasciarle sedimentare un po’. E poi per vivere il sogno di realizzare un doppio album come negli anni ’90.

Analizzando i testi dei brani si coglie la tua volontà di andare oltre. Porsi domande per cercare risposte che suggeriscono altri interrogativi. Qual è l’incipit che ha dato il via a questo lavoro?

La riflessione “madre” che ha messo in moto tutto il lavoro ruota intorno al passaggio all’età adulta: momento diverso per tutti in termini di modi e anche di tempi. Da li si sono aperte diverse strade e diverse canzoni che non per forza poi sono rimaste sul sentiero didascalico di questo filo rosso ma che in qualche modo fanno parte di un corpus unico.

La scelta della tracklist è piuttosto importante. L’album assume una valenza diversa se lo si ascolta traccia per traccia. Come mai hai deciso di proporre un lavoro di questo tipo in un periodo in cui si ragiona singolo per singolo?

Non riesco ad immaginare diversamente il lavoro in musica. Per quanto mi riguarda (per formazione e per ascolto) un disco è un’opera; è come un libro. Ha un senso lo sviluppo della storia interna anche quando si tratta di collezione di canzoni. E’ evidente che parto sconfitto in questo tempo d’ascolto frammentato e superveloce ma credo che la complessità che si nasconde dietro questo tipo di lavoro troverà un nuovo interesse e credo anche che non siamo così lontani da quel momento.

Colpisce la scelta di proporre “Il sorpasso” come singolo. Un brano in cui si nota una produzione quasi ipnotica. Come mai hai deciso di far rappresentare il nuovo album da questo brano?

In realtà Il Sorpasso è il terzo “movimento” della presentazione del disco; prima sono usciti (in ordine di tempo) Mi dai dei soldi e Il fraintendimento di John Cage. Ci sembrava il percorso giusto di introduzione al disco. Il sorpasso in particolare è un brano che ha un’energia importante, un immaginario di riscatto che abbiamo pensato potesse essere anche necessario. Poi è l’unico brano della mia produzione che ha una durata tale da poter essere considerato radiofonico.

“Il fraintendimento di John Cage” è un brano che ogni volta che lo si ascolta svela qualcosa di diverso e nuovo. Come mai hai deciso di parlare di un personaggio visionario, ma non troppo noto al grande pubblico?

Ho trovato in lui, nell’interpretazione che del suo pensiero è stata data nel corso degli anni, una metafora perfetta delle difficoltà che si incontrano a fare delle scelte importanti. Inoltre è uno di quei personaggi che ha influenzato moltissimo il mio modo di pensare alla musica e dunque mi interessava “avere a che fare con lui” in una mia canzone.

Quali saranno i punti di contatto tra la prima e la seconda parte del disco?

C’è una sorta di specularità: in termini di mondi sonori si attraverseranno un po’ le stesse atmosfere del primo. Posso dirti che se la prima parte è iniziata con il teatro (Mi dai dei soldi) la seconda inizierà con il cinema…

Qualche settimana fa in un’intervista hai affermato di apprezzare la definizione di “artista teatrale”. Come mai?

Mi fa molto piacere essere letto in questi termini perché il teatro è un mondo che amo. Nonostante sia scappato a gambe levate da quel tipo di palcoscenico in quel mondo mi sono formato e mi fa molto piacere che in qualche modo qualcosa mi sia rimasto addosso.

Durante il periodo del lockdown sei riuscito a scrivere?

Assolutamente nulla.

Secondo te il lockdown ha solleticato la creatività o l’ha limitata?

Per quanto riguarda la mia esperienza ha limitato tutto. A non far niente la testa si atrofizza…

Quale pensi sia stato il ruolo della musica in questo periodo?

Sicuramente è servita come svago, come intrattenimento, come divertimento (e si, rivendichiamocelo) e anche come momento per avvicinarsi in momenti molto faticosi (penso alle “balconate”). Per alcuni anche da studio. Io per esempio ho ascoltato un sacco di cose che dovevo ascoltare da tempo e ho studiato molto.

Foto di Simone Cecchetti