24 Dicembre 2023
di Direttore Editoriale
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24 Dicembre 2023

AUDIOCOOP lancia l’allarme sulla nuova politica di Spotify e sull’azione di Believe di cancellazione brani. Ecco cosa succede…

Fabrizio Galassi, tra le tante attività nella musica, esperto di piattaforme digitali spiega le possibili criticità di questa azioni

Spotify 2024
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L’azione di Believe

A quanto si apprende Believe, tra i maggiori distributori che operano in Italia, ha mandato a moltissime piccole realtà musicale una mail in cui annuncia la decisione di cancellare l’account di un’intera etichetta discografica. “Con il pretesto di ascolti artificiali” sottolineano da Audiocoop che allegano al comunicato stampa una delle mail inviate da Believe e che vi riportiamo in maniera integrale a seguire.

Gentile Sig.ra / Sig. / Spett.le Società,
formuliamo la presente in riferimento al contratto di distribuzione relativo al vostro account Backstage n°XXXXX.

Come noto, Believe è impegnata da molto tempo nella lotta alle pratiche di streaming fraudolento nell’industria musicale. Pertanto, non può permettersi di lasciare che questo tipo di attività illegali si perpetuino tra i contenuti che distribuisce ai DSP.

Nel corso degli ultimi mesi, sono state rilevate una serie di attività di streaming fraudolento sul vostro account (come descritto in dettaglio nell’allegato) che costituiscono una violazione a cui non è più possibile porre rimedio.

Inoltre, poiché numerosi DSP hanno già annunciato politiche più severe per contrastare lo streaming fraudolento, alle quali Believe è tenuta a conformarsi, è verosimile che le attività di streaming fraudolento rilevate sul vostro account causino a Believe un significativo danno patrimoniale, nonché commerciale e reputazionale, e pertanto non ci resta altra scelta che risolvere il contratto di distribuzione.

Tale risoluzione sarà efficace trascorso un periodo di 60 giorni dalla data della presente.

Nel frattempo, Believe si riserva il diritto di adottare tutte le misure conservative ritenute necessarie per proteggere i propri interessi (compresa la rimozione totale o parziale dei vostri contenuti da qualsiasi DSP che potrebbe applicare sanzioni legate allo streaming fraudolento). Entro questo termine, vi invitiamo ad accedere al vostro account Backstage e ad esportare tutti i dati di cui potreste aver bisogno.

Alla scadenza di tale periodo, Believe darà istruzioni ai DSP di rimuovere dalle piattaforme le vostre Registrazioni e/o Video musicali.

A scanso di equivoci, riceverete i rendiconti e i pagamenti a voi dovuti da Believe per tutti gli streaming legittimi; il vostro account Backstage rimarrà attivo solo a tale scopo.

Believe si riserva il diritto di intraprendere qualsiasi ulteriore azione ritenuta necessaria per proteggere i propri interessi.

Cordiali saluti,
Fraud Prevention Operations
BELIEVE

Insomma un’azione atta ad adeguarsi alle richieste di Spotify di penalizzare chi effettua ascolti fraudolenti. Il pensiero di Audiocoop è il seguente:

Siamo di fronte ad attacchi illegittimi e gravissimi verso le piccole realtà musicali del nostro paese. Attacchi che si possono fare perché non il settore non ha norme a tutela delle aziende e dei lavoratori del settore ed opera in una sorta di far west dove i gigacapitalisti del monopolio globale musicale fanno ciò che vogliono senza che nessuno intervenga.

Su tali azioni abbiamo già contattato AFI ed altre collecting di piccoli e medi editori e produttori discografici indipendenti italiani per agire insieme e chiedere un intervento urgente al Governo convocando i responsabili italiani ed europei di queste piattaforme a un tavolo di confronto al Ministero della Cultura ed eventualmente anche al Ministero del Made in Italy.

Inoltre segnaleremo tali scorretti comportamenti all’AgCom per verificare le opportunità di un intervento urgente per uno stop di queste azioni che minano alla base il futuro della musica del nostro paese arrecando un gravissimo danno al patrimonio culturale italiano”.

A nostro avviso i veri dubbi da porsi sulle possibili criticità, o meglio sulle difficoltà di individuare i reali streaming fraudolenti (che potrebbero anche essere commissionati da concorrenti per danneggiare altre realtà, sembra fantascienza ma vi assicuro che succede), la dà Fabrizio Galassi. Questa la riflessione del professionista del mondo musicale e discografico che, tra le tante cose, è un esperto di piattaforme social:

Sia Spotify, sia Believe Digital stanno attuando dei forti provvedimenti contro gli ascolti fraudolenti, ossia contro gli ascolti taroccati bottati finti fake. E’ una cosa giusta, per carità.

Tuttavia, la questione sorge quando ci si chiede se tali misure siano corrette e se rispettino un equilibrio nei confronti degli artisti e delle etichette coinvolte; ma sarebbe il caso di prendere provvedimenti anche nei confronti delle stream farm.

Entrambe le piattaforme hanno il potere di rimuovere ascolti, demonetizzare quelli sospetti e, in alcuni casi, addirittura eseguire un takedown (cancellare l’uscita da tutti gli store di streaming).

Prendiamo la decisione di Believe come esempio. Il problema centrale è l’onere della prova.

Believe deve dimostrare attivamente che un’etichetta ha acquistato ascolti fraudolenti. E questa è una sfida considerevole. Perché, ad esempio, io posso comprare ascolti fake e farli atterrare su un artista mio concorrente, per cercare di delegittimare il suo operato, di metterlo in cattiva luce con Spotify o con Believe e spingere le due piattaforme a fare il takedown del brano.

Si chiama concorrenza sleale.

È difficile dimostrare che un’etichetta abbia effettivamente pagato per ascolti fraudolenti, richiede una tracciabilità dei pagamenti. Tuttavia, molti di questi ascolti falsi vengono acquistati in nero attraverso PayPal e altre forme di pagamento anonime, rendendo arduo il processo di dimostrazione.

L’industria musicale deve riflettere su come affrontare questa sfida, sviluppando meccanismi più trasparenti e sicuri per monitorare gli ascolti e proteggere gli artisti da pratiche ingannevoli. In questo intricato scenario, la chiarezza, la tracciabilità e una collaborazione aperta tra piattaforme digitali, etichette e artisti potrebbero essere la chiave per garantire un ambiente equo e sostenibile per tutti. Tra le proposte in questa direzione quella di chiedere a Spotify di non rendere piu’ pubbliici gli stream che annullerebbe tutto questo problematico circuito.

Aggiungiamo che le sanzioni dovrebbero essere indirizzate anche alle aziende che propongono i servizio di fake plays e stream farm.

Questo è quanto, lasciamo a voi possibili riflessioni. Dal lato nostro vi terremo informati su possibili sviluppi al riguardo.

 

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