20 Settembre 2025
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20 Settembre 2025

“Ore Ore Ore”, l’intervista ad Aria: “La musica è come l’aria: invisibile, ma necessaria”

Il brano racconta l'esatto momento in cui la mente si blocca in un loop senza fine

Aria Ore Ore Ore
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Già disponibile in tutte le principali piattaforme di streaming e download, Ore Ore Ore è il nuovo singolo di Aria, scritto insieme a Daniele Monellini (Madblow), Marco Rettani ed Enrico Palmosi, che si è occupato della produzione del brano.

Ore Ore Ore racconta l’esatto momento in cui la mente si blocca in un loop senza fine, riportandoci sempre alle stesse sensazioni e agli stessi sapori, ma è anche la storia della pazienza di chi sa aspettare a lungo qualcuno che, però, non legge le nostre verità e non ascolta davvero la nostra voce e il nostro dolore“, chiosa Aria.

Ma… “noi siamo come aria, che non può essere trattenuta, ma ha bisogno di mutare, disperdersi e rinnovarsi. Arriva così una nuova consapevolezza: dobbiamo andar via da chi non ci vede per ciò che siamo”.

Aria cover Ore Ore Ore

“ORE ORE ORE”, L’INTERVISTA AD ARIA

Il tuo nome d’arte, Aria, nasce da una sottrazione di lettere al tuo nome reale (Il-aria) o è un “sintomo” della tua predilezione per l’elemento “aria”?

Il mio nome d’arte ha una genesi precisa ed è un po’ entrambe le cose. È una sottrazione di lettere al mio nome, perché la mia bisnonna mi chiamava così quando ero bambina. In più, quando ho iniziato a cantare, ho notato di avere la tendenza a mettere molta aria nella voce e questa è un’altra simpatica coincidenza.

Crescendo, ho capito che poteva diventare il mio nome d’arte e l’ho sentito ancora più mio perché ho sempre pensato che, se fossi un elemento della natura, sarei sicuramente l’aria, perché è invisibile ma necessaria. E questo è quello che rappresenta per me la musica: è la mia forza invisibile.

Da piccola ero molto timida e silenziosa. Questa mia caratteristica veniva spesso confusa con la debolezza, a volte ancora oggi. Aria è la mia paura di sentirmi invisibile, ma anche la mia necessità di essere libera e la musica mi permette di farlo.

Giocando ancora un po’ con le parole, il tuo nuovo singolo si chiama Ore Ore Ore: una parola che ha a che fare con lo scorrere del tempo e che trova dimora in tante altre parole, perché c’è il tempo del dolORE, il tempo dell’amORE, ecc. Tu che tempo stai vivendo in questo periodo della tua vita?

Attualmente sto vivendo il tempo dello stupORE! Ho 21 anni, la mia vita cambia e io cambio ogni giorno in maniera radicale grazie alle esperienze e alle nuove consapevolezze che si insinuano. Mi trovo in quella fase in cui realizzi di essere un’adulta e vivi la bellezza della scoperta, ma anche la paura e la fatica nel lasciare andare molte cose. Mi stupisco spesso di quanto in fretta scorra il tempo e di quante cose possano cambiare da un momento all’altro.

Ore Ore Ore: ci racconti il tempo della sua stesura, la sua genesi?

Ore Ore Ore è nata molto recentemente. A maggio mi trovavo in studio da Kikko Palmosi per ultimare alcuni miei brani e ho conosciuto Madblow, artista e autore molto in gamba. In maniera del tutto spontanea e inaspettata, nell’arco di una giornata è nato questo pezzo fuori programma. Per me è stato molto costruttivo, sia perché sono abituata a scrivere principalmente da sola sia perché così ho avuto l’opportunità di vedermi da un’altra prospettiva, più fresca e leggera.

In questo brano tu canti: “Questo tempo pesa troppo sui miei vent’anni”. Ci descrivi questo tempo? Cosa lo rende così tanto pesante?

Come ho detto prima, le fasi di crescita per me sono un po’ destabilizzanti. Nuove responsabilità, nuove consapevolezze, nuove esperienze. Sono sempre stata molto malinconica e nostalgica e soffro parecchio i cambiamenti, anche quando sono positivi.

Per me pensare di dover lasciare andare qualcosa per poter andare avanti non è sempre così semplice. Mi trovo soprattutto a dover fare i conti con le ferite passate, che continuano a ripresentarsi nella mia vita in forma diversa, anche se credevo di averle rimarginate. Quindi, questo tempo sui miei 20 anni pesa ed è in bilico tra il ricordo di ciò che è stato e l’incertezza del futuro.

Ore Ore Ore racconta l’esatto momento in cui la mente si blocca in un loop senza fine. Qual è la tua cura, la tua strategia per interromperlo?

La mia strategia per interrompere qualsiasi loop che mi faccia del male è riconnettermi con me stessa, con la me bambina, con le mie necessità che cambiano continuamente nel tempo. Ripercorro un po’ la mia vita e cerco di dare il giusto peso alle cose, anche quando è difficile farlo.

Sicuramente, scrivere mi aiuta moltissimo in questo, perché solo così riesco a guardarmi davvero dentro con estrema sincerità ed è come se la musica mi desse una risposta e facesse luce sulla strada da percorrere quando mi sento persa.

C’è un messaggio che ti preme arrivi forte e chiaro con questa canzone?

Assolutamente sì. Nella canzone io descrivo un loop che porta la mente a ripercorrere sempre gli stessi viaggi, le stesse sensazioni, gli stessi sapori. I loop mentali, spesso, sono difficili da interrompere. Con questo pezzo, rifletto sul fatto che molte volte restiamo impigliati per abitudine, ma in realtà non abbiamo più bisogno di quello che continuiamo a cercare.

Una persona che ci ama ci vede, ci sente, ci fa stare bene, ci abbraccia, ma non ci soffoca. Nel ritornello io canto “mi tenevi stretta, però sono aria”. In questa frase faccio un gioco di parole con il mio nome d’arte ma, in realtà, faccio riferimento a me in quanto essere libero, poiché l’aria non può essere stretta, ma ha bisogno di disperdersi e rinnovarsi lontano da ciò che la opprime.

Quali artisti hanno rappresentato per te un faro nella realizzazione di questo brano?

Solitamente quando scrivo non mi ispiro ad alcuni artisti in particolare. Succede tutto in maniera inconscia. Però, in questo pezzo sono stata ispirata dal mondo di Carlie Hanson, cantautrice americana che mi fece ascoltare Kikko in studio il giorno prima di scrivere questo pezzo.

Se Ore Ore Ore fosse un quadro, a quale corrente artistica apparterrebbe? Chi l’avrebbe dipinto?

Questa domanda è bellissima! Se Ore Ore Ore fosse un quadro, probabilmente apparterrebbe al Futurismo, con linee dinamiche che catturano l’occhio e suscitano nello spettatore un movimento.

I colori sarebbero luminosi e sgargianti, ma con zone più sfumate e malinconiche che indicano ciò che svanisce con il passare del tempo. Probabilmente, sarebbe stato dipinto da Giacomo Balla, esponente che amo particolarmente di questa corrente artistica.