23 Agosto 2025
Condividi su:
23 Agosto 2025

Milano, addio al Leoncavallo: dopo 130 rinvii e 22 anni d’attesa, la polizia sgombera lo storico centro sociale

Tanti gli artisti che hanno commentato la notizia, esprimendo solidarietà: da Emis Killa a Frah Quintale

La polizia sgombera il Leoncavallo
Condividi su:

Dopo 31 anni di occupazione, giovedì 21 agosto il Leoncavallo, lo storico centro sociale meneghino con sede in via Watteau, è stato sgomberato dalla polizia, anche se l’operazione era prevista per il 9 settembre.

L’immobile, un ex cartiera a due piani, è stato così riconsegnato alla società che ne detiene la proprietà, ovvero L’Orologio s.r.l. degli immobiliaristi milanesi Cabassi, che è già stata risarcita – con un somma pari a oltre 3 milioni di euro – dal Ministero dell’Interno lo scorso 26 marzo a causa dei mancati sgomberi, rinviati centinaia di volte per “ragioni di ordine pubblico” e per consentire di portare avanti le lunghissime trattative tra Comune, occupanti e proprietari.

Di fatto – come ha sottolineato l’avvocato, scrittore, giornalista e imprenditore Angelo Greco – “lo Stato ha impiegato ben 22 anni e 130 rinvii per uno sfratto“. Ma la questione va ben oltre questi numeri. “Come mai per 22 anni non si è mai eseguito lo sfratto? Perché per sfrattare un privato ‘basta’ un anno e per un centro sociale servono decenni? Decenni di illegalità tollerata. Politica che piega la giustizia”.

LA POLIZIA SGOMBERA IL LEONCAVALLO: LA RACCOLTA FONDI E IL CORTEO NAZIONALE

“Il prefetto Piantedosi l’aveva promesso alla destra: il centro sociale più famoso d’Italia deve scomparire. I simboli fanno paura, la storia ancora di più“, si legge in un lungo post sulla pagina Instagram del Leoncavallo, dove nelle ultime settimane sono state promosse due diverse iniziative.

La prima è una racconta fondi, una “Cassa di Resistenza“.

“Da molti anni produciamo un bilancio sociale trasparente. Il Leoncavallo è un luogo simbolo di Milano che ha sempre voluto che socialità e cultura fossero per tutt* senza differenza di classe, genere o qualsivoglia discriminazione razziale.

Crediamo che un’altra Milano sia possibile e questo è ancora il sogno di tante e tanti abitanti che non intendono consegnare la città ai cementificatori.

Lotteremo fino alla fine per il diritto di esistere, ma abbiamo bisogno di tutto il sostegno possibile! Chiediamo alle realtà antifasciste, alla società civile e alla sinistra milanese di schierarsi in difesa dell’autogestione con una donazione alla Cassa di Resistenza delle Mamme Antifasciste!”.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da LeoncavalloSPA (@leoncavallospa)

La seconda, invece, è un corteo nazionale che si terrà sabato 6 settembre, attraversando le date del festival antirazzista Abba Vive (5-7 settembre), previsto al Parco Sempione.

“Contro lo sgombero del Leoncavallo, contro il fascismo di governo, la gentrificazione ed espropriazione dei patrimoni pubblici e autogestiti. Difendiamo gli spazi sociali, la cultura libera, l’arte sovversiva e i movimenti dal basso. Vogliamo un’altra Milano! Giù le mani dalla città!”.

IL FUTURO DEL LEONCAVALLO

Quale sarà il futuro del Leoncavallo? Lo storico centro sociale potrebbe spostarsi in un immobile di proprietà comunale sito in via San Dionigi, in zona Rogoredo / Porto di Mare, ma l’iter per l’assegnazione si prospetta lungo e pieno di insidie: dai costi per la bonifica da amianto agli importanti lavori di ristrutturazione e messa a norma.

Trent’anni di complessità culturale e logistica non si possono trasferire con uno schiocco di dita, soprattutto in uno spazio che non è adeguato a ricevere quest’eredità“, hanno dichiarato gli occupanti, senza contare che il bando pubblico dello spazio non è ancora stato pubblicato.

Il futuro del Leoncavallo resta dunque, per il momento, ancora incerto!

GLI ARTISTI AL FIANCO DEL LEONCAVALLO

Sono tanti gli artisti che hanno commentato la notizia dello sgombero del Leoncavallo, esprimendo la propria solidarietà e schierandosi – ancora una volta – al fianco dello storico centro sociale meneghino.

Qui, di seguito, ne riportiamo le parole:

EMIS KILLA: “Un pezzo della mia storia oggi muore con lo sgombero del Leoncavallo. Non ne ho mai fatto (e mai ne farò) un discorso politico, quanto più una questione morale e d’animo. Tantissimi ragazzi come me hanno forgiato la loro personalità artistica nei centri sociali, il Leo su tutti. Per noi ha significato aggregazione, arte e rispetto per il prossimo. Se ti occupano casa, non puoi farci un ca**o, ma lo Stato può fare questo con un luogo icona per Milano da oltre trent’anni. Non capirò mai la giustizia italiana.

E comunque, sicuramente in molti non condivideranno il mio pensiero e lo posso comprendere. D’altronde, non si può mica essere sempre d’accordo su tutto. Innegabilmente, io sono di parte per via di ciò che ha significato quel luogo per me e per il mio percorso”.

ANGELICA: “Il Leoncavallo è un pezzo di storia di Milano da rispettare. Per me è stato anche uno dei primi palchi su cui ho suonato a Milano“.

RODRIGO D’ERASMO: “Che pessima, maleodorante aria che tira. Non smettiamo mai di pensare, parlare, confrontarci, riunirci e poi agire“.

FRAH QUINTALE: “Sgomberare uno spazio di aggregazione che per anni ha dato modo a tante persone di esprimersi e, addirittura, ad un genere musicale di evolversi è un atto intimidatorio che mi fa paura. È un attentato alla cultura e alla libertà. Leoncavallo, vi sono vicino“.

GEMITAIZ: “Il capolavoro dell’ingiustizia è di sembrare giusta senza esserlo (Platone)“.

ANTONIO FILIPPELLI: “A Milano sgomberano il Leoncavallo. A Roma nessuno osa toccare l’occupazione neofascista di CASAPOUND“.

FRANCESCO BERTOLI: “Un altro centro di aggregazione sta per essere spazzato via. Un centro storico di Milano che da anni promuove iniziative e attività culturali. Un’ulteriore presa di posizione di questo governo repressivo che utilizza la chiusura di questi posti come strumento politico. Mediocri politicanti senza valore“.

LAILA AL HABASH: “Che gesto pusillanime, fatto di nascosto e prima della data prefissata, mentre non c’è nessuno. Milano è sempre più un posto vuoto, dove niente di interessante riesce ad attecchire davvero, dove la cultura non mi sembra essere più benvenuta e le cose dal basso e underground si volatilizzano, scompaiono, vengono osteggiate da ogni parte.

Sgomberare un centro sociale storico il 21 agosto è la principale preoccupazione di un sindaco di sinistra, a quanto pare. A Milano ci sono venuta 5 anni fa a vivere e, oltre che per le persone che ho conosciuto qui, quelle poche che resistono, è da tempo che non trovo più ragioni per rimanerci”.

MOTTA: “Bast**di e vigliacchi“.

DARGEN D’AMICO: “La primissima cassetta di rap dal vivo che ho ascoltato è stata la registrazione di una serata collettiva al centro sociale Leoncavallo. La ascoltavo a ripetizione, 1992 o 1993. Il Leonka, come veniva affettuosamente chiamato dai milanesi, accoglieva l’avanguardia molto prima che diventasse il mainstream. Sono stati i primi a portare il Wu Tang a Milano. Chi conosce la nostra storia sa l’importanza del Leoncavallo per musica e arte. Chi nega la storia la storia di Milano: o è in malafede o non dovrebbe prendere decisioni politiche per la città”.

SIMONE “HEYSIMO” SPROCCATI: “Proprio perché non frequentavo il Leoncavallo, mi sento in dovere di dire la mia. Il Leo è – da sempre – un simbolo per Milano, un luogo di aggregazione, di iniziative culturali spesso libere dalle logiche di massimo profitto minimo sforzo che dominano l’ambiente musicale, un luogo di inclusività.

Ha inoltre contribuito fortemente a riqualificare una zona che, oggi, tutti conoscete come Nolo, ma che – amici miei – vent’anni fa era MOLTO diversa. MOLTO. Mentre il Leoncavallo e il comune dialogavano per legalizzare la posizione del primo, il governo ha disposto lo sgombero senza preavviso e tenendo all’oscuro il comune. Si tratta di un gesto vile, vigliacco e incoerente.

Milano non è perfetta, la democrazia non è perfetta. Ma entrambe andrebbero difese, perché con tutti i loro difetti hanno rappresentato per tanti anni, LIBERTÁ. Quello che sta succedendo in questo Paese – dove spazi del genere vengono annientati e posti come Casapound vengono addirittura legittimati – va in direzione esattamente opposta.

Sono divorato dall’ansia per quello che sta succedendo, perché quello che è successo al Leoncavallo, purtroppo, è l’ennesimo sintomo di una dinamica fin troppo evidente.