Simone Patrizi torna sulla scena musicale con un nuovo singolo, prima che sia il silenzio, in uscita venerdì 11 luglio. Un brano intimo che segna un nuovo inizio nel suo percorso artistico, fatto di pause, ritorni e voglia di raccontarsi ancora.
Una canzone per non lasciare le parole sospese
prima che sia il silenzio è una canzone che parla d’amore e di comunicazione. Di quelle relazioni che vivono nell’equilibrio fragile tra il bisogno di esprimersi e la paura di perdersi. Le strofe scorrono dolci, cariche di introspezione, mentre il ritornello esplode come uno sfogo emotivo, sincero, quasi liberatorio.
Con questo brano, Patrizi ci invita a non lasciare che il silenzio prenda il sopravvento, perché spesso, dietro ciò che non si dice, si nasconde quello che più conta.
Dai dreadlocks di Sanremo al ritorno nel 2024
Il nome di Simone Patrizi ha accompagnato un’intera generazione tra la fine degli anni ‘90 e i primi Duemila. Il suo debutto arriva nel 1998 al Festival delle Due Note, ma è nel 2002 che si fa notare a Sanremo Giovani con il brano Se poi mi chiami, conquistando il terzo posto.
A seguire, l’album Piccoli segni, il singolo L’onda (primo posto a Un disco per l’estate) e collaborazioni importanti: da Mariella Nava a Niccolò Agliardi, con cui firma Allegria sorvegliata.
Nel 2006 partecipa alla terza edizione di Music Farm, e nel 2014 torna con il brano A parole mie per la serie Braccialetti Rossi. Nel 2015 entra nel duo Z.e.n., e con l’album La porta stretta conquista il Premio Lunezia.
Il “wanted” della Mosca Tze Tze
Nel 2016 la rubrica della Mosca Tze Tze gli aveva dedicato un articolo curioso e affettuoso, chiedendosi: “che fine ha fatto quel ragazzo coi dreadlocks?”. Un tuffo nella nostalgia che oggi trova una risposta concreta. Dopo anni, Simone Patrizi è tornato, e lo fa con la sua musica: quella che, in fondo, non ha mai smesso di cercare le parole giuste prima che sia il silenzio.











