1 Novembre 2020
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1 Novembre 2020

Leyla racconta se stessa nell’album di debutto “Viva”

La rapper romana pubblica il suo primo disco mostrando i suoi lati personali e sperimentando ogni genere musicale

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La rapper romana Leyla (all’anagrafe, Eleonora La Monica) pubblica il suo primo album, dal titolo Viva. Il disco, disponibile dal 16 ottobre 2020, è composto da 11 canzoni attraverso le quali l’artista si racconta come donna, figlia ed artista.

In Viva (Honiro Rookies), Leyla mostra se stessa; descrive i suoi lati personali; rivela ciò che si teneva dentro. L’artista definisce l’album come un “lavoro catartico“, grazie al quale si è aperta e liberata. Le canzoni presentano una donna matura e consapevole, con il suo carattere a volte aggressivo e a volte romantico. Inoltre, rivelano un’artista sganciata dagli stereotipi, che si mette in gioco e sperimenta ogni genere musicale.

Leyla parla così del suo album: ““VIVA” nasce dalla necessità di raccontarmi a 360 gradi. Il filo rosso che unisce ogni brano sono io, è ogni mia piccola sfaccettatura. Ho deciso di non soffermarmi su un solo tema, come di non incastrarmi in un’unica sonorità. Ci sono brani che strizzano l’occhio al rock, altri prettamente trap, altri ancora in cui mi sono divertita a giocare con la voce, senza per forza rinchiudermi nel mio genere di partenza“.

Confessa poi: “Ho deciso di parlare di me come donna, come figlia e come artista, sviscerando i problemi che mi tenevo dentro, per cercare di superarli. È stato un lavoro catartico, mi sono liberata aprendomi a me stessa. I produttori che mi hanno accompagnata in questo viaggio sono tutti artisti che stimo immensamente, sia dal punto di vista professionale che personale. Al mio fianco nelle collaborazioni ho portato un caro amico, Sciabola, e il mio ragazzo, Derua, il che credo dia un tocco ancora più personale al disco“.

La tracklist di Viva è la seguente:
1. Parabellum (prod. Rambla)
2. Fame (prod. Matteo Costanzo)
3. Alberto Sordi (prod. Rambla)
4. Dirty Dancing (prod. Rambla)
5. 4xV (prod. Rambla)
6. Soli (prod. Dr.Cream)
7. Quanto Costa ft. Derua (prod. 2ME)
8. Rapide ft. Sciabola (prod. Rambla)
9. Kaboom (prod. Matteo Costanzo)
10. Ventiquattr’ore (prod. 2ME)
11. VIVA (prod. 2ME)

Viva: le canzoni raccontate da Leyla

La rapper romana presenta personalmente ogni brano di Viva e, al tempo stesso, racconta alcuni aspetti di sé.

Del brano che apre il disco, Parabellum, dice: “volevo un testo che rispecchiasse a pieno la fatica e il sacrificio che dobbiamo essere pronti a fare quando decidiamo d’intraprendere la strada artistica. Insomma, la vita dell’artista non è facile ed è dedita alla sofferenza: da qui nasce il paragone con la guerra (si vis pacem, para bellum)“.

La seconda traccia del disco, Fame,è un brano dal percorso particolare. Nasce su una base assolutamente trap, ma soprattutto nasce come Intro, doveva durare non più di un minuto, poi è successa la magia: sono sempre stata un’appassionata di musica e ho sempre variato tra tanti generi diversi. Il Rock rappresentava appieno il mio stato d’animo del periodo in cui ho scritto il pezzo e per questo ho deciso di unire i due generi, contaminarli quanto più possibile“.

Alberto Sordi, il primo singolo da solista

Poi, c’è la canzone Alberto Sordi, che “è il mio primo singolo da solista, lo definirei “sfrontato e irriverente”, un po’ come me, mi rispecchia molto; c’è dentro tutta la voglia di arrivare lontano in sella ad un sogno e ci sono dentro anch’io, la parte più ironica e forte di me. Nel testo mi sono mossa tra auto celebrazione e polemica pur senza nascondere un pizzico di malessere interiore, altra parte di me a cui non posso rinunciare“.

Il brano Dirty Dancing, quarta traccia di Viva, si ispira al film omonimo. “Con ‘Dirty Dancing’ volevo esprimere il concetto di ‘Empowerment’, per lo meno per ciò che riguarda la mia esperienza personale. C’è molto femminismo nella mia musica, in generale, ma in DD ho voluto incentrare tutto su questo, sul non essere da meno, sul non dover dipendere da un uomo. Il parallelismo con la frase del film mi sembrava azzeccatissimo: nessuno può mettere Baby in un angolo. Vorrei che questo valesse per tutte le bambine, ragazze e donne lì fuori. Le sonorità che abbiamo sperimentato sono particolari, distanti dal rap, ma anche dal pop. Ho spinto affinché Rambla ci mettesse del suo, ed essendo un trombettista non avrebbe potuto immaginare idea migliore di mettere proprio la sua tromba nell’outro, mi ha catturata sin da principio“.

In merito alla quinta canzone di Viva, Leyla rivela: “Quando ho scritto “4xV” ero fuori di me. Avevo una rabbia dentro che sembrava montare ogni giorno di più e che solo la scrittura mi ha aiutata ad assopire. Nel testo cito mio padre, il suo volermi più ‘cantante’ e non è un aneddoto inventato, è la realtà quotidiana delle nostre discussioni. In tanti mi hanno detto che fare Rap non mi si addiceva, non perché non fossi in grado, molto più semplicemente per il mio sesso. Ho voluto dimostrare quanto sia falso questo concetto e quanto questi commenti non mi avrebbero fermata, al costo di ‘killarne quattro per volta’“.

Le canzoni di Viva parlano di problemi, ma anche d’amore

Di Soli l’artista dice: “è uno dei pochissimi brani d’amore scritti in vita mia. Non è stato facile, si è trattato di riscoprire vecchie ferite e accarezzarle un’altra volta, con una nuova consapevolezza. Dr. Cream è stato eccezionale, ha saputo trattare il brano con la delicatezza che gli spettava, è un brano dolce e amaro al tempo stesso, proprio come il sapore che lascia in bocca il pensiero di una storia passata“.

In Quanto Costa Leyla descrive le difficoltà di essere artista. ““Quanto Costa” è un brano a cui sono molto legata, in primis perché mi piace definirlo ‘familiare’: nella seconda strofa ho preteso la presenza di DeRua, con cui ho iniziato il mio percorso musicale nei ‘The Line Punch’ e con cui condivido gran parte della mia vita, essendo il mio fidanzato, mentre le voci dei cori dell’outro sono dei miei nipotini. E’ un pezzo amaro, in cui ho scoperto i ‘bassi’ dell’essere artista, la difficoltà che sta dietro al farsi comprendere, le volte in cui è così facile buttarsi giù. I cori finali possono suonare molto melanconici, ma per me rappresentano la possibilità di un domani migliore, i bambini hanno questa capacità unica di farci vivere ogni cosa in modo diverso, sanno farci vedere la vita sotto un’altra prospettiva“.

L’album Viva affronta anche l’attualità

Ed ancora, “con “Rapide” abbiamo fatto un vero esperimento, per la prima volta sia io che Rambla e Sciabola ci siamo avvicinati ad un sound più Tech House, pur rimanendo fedeli al mondo rap. Il testo parte con una sorta d’invettiva contro la società odierna, che ci vuole plasmati tutti allo stesso modo, annienta le differenze tra di noi, come se fossero il male supremo, mentre potrebbero essere una risorsa importantissima se valorizzate al meglio. Dopodiché ci si sposta sull’artista, cosa significa esserlo e quali sono i sacrifici che si deve essere pronti a fare e che spesso vengono dati per scontati. Sciabola e Rambla hanno saputo aggiungere quel tocco in più che, a parer mio, ha reso questo uno dei brani più belli dell’album“.

Leyla parla poi di Kaboom, rivelando: “è nata molto tempo fa, prima ancora di iniziare a pensare al progetto di VIVA come tale. Eravamo al ritiro di Honiro, da cui poi sono usciti i brani di Disco1. Ha preso vita con una semplicità spaventosa, ho registrato le voci sul metronomo e Matteo Costanzo mi è venuto dietro costruendo una base da urlo, con una precisione unica. E’ un brano dal sound afro-trap, quindi molto ritmato, fondamentalmente auto celebrativo, ma in cui non mancano frecciatine contro ‘i giorni d’oggi’“.

La penultima traccia è Ventiquattr’ore. A proposito di questo brano, l’artista dice: “ho deciso di affrontare la tematica dei social. Quando l’ho scritta non sopportavo più quella patina di perfezione dietro alla quale ci nascondiamo quando siamo su Instagram o Tik-Tok, avevo bisogno di autenticità. Scrivendo il ritornello avevo in mente un’immagine precisa: i concerti, quelli passati a riprendere ogni secondo della performance con il telefono. Io ne ho vissuti tanti così e mi sono sempre odiata per averlo fatto, una volta tornata a casa. Stavo costruendo un’esperienza per le mie storie, ma non per la mia storia. Grazie a “2ME” il brano ha subito un vero e proprio capovolgimento, inizialmente il sound era molto distante da quello del resto del disco, quasi più Blues. Il risultato finale è tutta un’altra storia“.

Il disco si chiude con il brano che dà il nome al disco stesso. “Ho voluto lasciare “VIVA” per ultima, nonostante sia la title track, per un motivo ben preciso: Viva è l’epilogo di questo viaggio. Sono viva proprio grazie a questo disco, alla fatica fatta, alla costante voglia di dimostrare le mie capacità. La mia prima chance, la mia prima possibilità. “VIVA” sono io, i miei incubi e le mie paure più nascoste e al tempo stesso la voglia inarrestabile di potermi guardare allo specchio e dire ‘ce l’ho fatta’. > Il beat, curato da 2ME rispecchia a pieno quest’idea, l’apertura contenuta, quasi sussurrata, seguita dal montare progressivo della rabbia, fino allo sfogo finale: sono qui e sono inarrestabile, sono VIVA“.

Per seguire e conoscere meglio Leyla, potete visitare il suo profilo Instagram.