5 Marzo 2023
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5 Marzo 2023

I Calibro 35 rompono il silenzio sull’abbandono di Luca Cavina e lui risponde a tono pubblicando degli screenshot

Solo dieci giorni fa il gruppo ha annunciato il nuovo tour nei club non comunicando la rottura che, a quanto pare, non è ancora risolta

Calibro 35
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Sono passati circa dieci giorni dall’annuncio del nuovo tour nei club dei Calibro 35. Nella giornata del 5 marzo il gruppo ha scelto di fare le scuse al pubblico per aver omesso loro un importante informazione… il cambio di formazione o meglio, l’abbandono di un membro della band, il bassista Luca Cavina.

In realtà Luca era già scomparso dalla ultime foto promozionali e questo aveva fatto intuire la verità ai fan. Il lungo messaggio di scuse della band sui social parte con queste parole:

Salve a tutti.
Partiamo con le scuse: alla pubblicazione della foto legata al tour di aprile avremmo dovuto informare tutti voi a chiare lettere del nuovo assetto. Non l’abbiamo fatto. Scusate.

Se non ci son state spiegazioni è stato solo per un tentato rispetto nei confronti di una situazione delicata che di fatto è stata una realtà dalle ultime date del tour su Morricone. Tour in cui per motivi personali maturati nel tempo, difficili, legittimissimi, molto discussi, di difficile conciliazione, ci siamo ritrovati a far fronte alla volontà da parte di uno di noi di non partecipare più alle attività del gruppo da lì in avanti. È una situazione figlia dell’incrocio delle nostre personalità, solo che questa volta lo scontro è stato frontale e a pochissimi giorni dalla partenza. Si è cercato di capire se ci si potesse riavvicinare: ma ad oggi non è stato possibile.

In questo tempo non siamo riusciti a raggranellare le giuste parole perché siamo stati in un periodo in cui ci siamo sentiti di dover pesare ogni cosa come se si camminasse sulle uova. Facendo così abbiamo schiacciato senza volerlo un intero pollaio. Quindi di nuovo: scusate.

Il problema, come spiegato nelle righe successive, è una divergenza di idee e di approccio musicale tra i membri dei Calibro 35….

Quando mamma e papà si separano ai figli glielo dici con calma e ponderando le parole. E comunque come fai, sbagli. Perché i figli comunque hanno le loro reazioni. E ci mancherebbe.
Ora però è giusto che diciamo qualcosa (nei limiti concessi alla sacrosanta privacy di una separazione in atto).

Non si parla di stima, di talento e di considerazione reciproca. Quelle ci sono state e ci saranno sempre per tutti noi che questa cosa di calibro l’abbiamo condivisa 15 anni assieme.
Si parla di come nel tempo si cambia nel modo di fare, di vedere e di essere. Cambiamenti che portano a stare bene ed essere allineati sulle cose in un periodo e al non esserlo più in un altro.
Negli anni il nostro percorso è stato pieno di scossoni. Non stiamo qui a raccontarli nello specifico perché per noi rimangono fatti privati e non stiamo nemmeno a dire “chi ha fatto cosa”. Ma è un dato di fatto che questi scossoni ci siano stati con i conseguenti cambiamenti.

L’alternativa a dirvi queste cose sarebbe giocare il gioco dell’allusione dando al pubblico ludibrio vecchi discorsi privati estrapolati dal contesto a sostegno delle proprie tesi di oggi. È una gara al massacro che in questi giorni abbiamo visto funzionare, è facile e aizza gli animi ma offre una visione distorta, incompleta e fuorviante. Noi non lo facciamo, pensiamo non serva.

I Calibro 35 non nascono come una band di amici da bar tout-court. Nascono come un matrimonio musicale con una grossa dinamica professionale, adulta e responsabile per suonare in giro ciò che ci va. Ed è sempre stato così
Il consesso che forma questa band non è composto da persone orripilanti e da animi sadici. Abbiamo individualmente fatto parte di contesti in cui le dinamiche feroci, le gerarchie forti, i soprusi e le cattiverie erano tangibili, dimostrabili, all’ordine del giorno.

Hai voglia a trovare roba di questo tipo qua dentro… Non c’è nulla di tetro qui, niente di malato. Solo la voglia di fare assieme una cosa bella al meglio di quello che possiamo fare.
Certo ci sono stati periodi di forte stanchezza reciproca dovuti a convivenze forzate, tour in furgoni lunghi e pesanti, cose legate a cavilli editoriali, rapporti contrattuali con terzi, etc.
Ma tutte cose che rientrano in una vita in collettiva. Stesse dinamiche che potrebbe avere un’equipe di studio, di lavoro, di progettazione in fabbrica, in ufficio, in laboratorio. Proprio uguali uguali.”

Il discorso dei Calibro 35 si conclude con questa parole:

Adesso abbiamo sentito che era giusto spiegarvi queste cose ma non abbiamo testa e voglia di combattere oltre una battaglia sui social a suon di recriminazioni impulsive e chat di insulti (a cui comunque non risponderemo). L’impulsività purtroppo è anche il perno su cui è girato attorno il grosso del problema che ci ha portato qui, e non è più una materia con cui riusciamo a ragionare.

In tutta onestà una band, un gruppo, un collettivo non merita di essere preso a pietrate in faccia perché c’è una separazione in atto, perché le motivazioni sfuggono a chi non è coinvolto. Vai a capire di chi sono le colpe e le responsabilità di un’intera vita passata assieme. Per cui invitiamo a fare tutti un grande respirone, come stiamo facendo noi in questi mesi difficili prima di calare la carta dell’odio, dell’opinionismo o del rifiuto.

Se vorrete, potrete seguirci nelle nuove avventure che presto arriveranno e per chi vorrà ci vedremo in giro.
Un grande abbraccio a tutti
Calibro 35

Fatto sta che tra i fan continua a serpeggiare un certo “fastidio”. A seguire un messaggio postato sui social die Calibro 35 e rappresentativo di una parte del pensiero del Fandom:

Si sarebbero stati modi più rispettosi di dare la notizia, invece da mesi avete scelto di farlo scomparire dalle foto (e dai concerti, mi sembra di capire) senza dire una parola, nemmeno a chi chiedeva, come se fosse un elemento di cui ci saremmo dimenticati a poco a poco. Una scelta peggiore non la potevate fare, a parere mio, né da un punto di vista professionale, né umano.

Luca Cavina risponde ai Calibro 35

Il problema sta anche nel fatto che lo stesso Luca Cavina nei commenti ha postato uno screenshot di una sua conversazione con un altro elemento della band che sottolinea come il gruppo merita di essere lasciato.

Queste le parole dell’altro componente della band di cui è stata rimossa l’identità nell’immagine:

“Lo so che ti hanno chiamato tutti. lo invece ora non lo faccio, almeno per oggi perché non ho nulla da aggiungere. E so che tutti ti han chiamato in crisi di coscienza con lacrime di coccodrillo. Peggio che mai. lo non ho alcun tipo di senso di coscienza tradita perché di fatto sei stato indotto ad andartene da un’istanza di o sinceramente non vedevo altra soluzione che la fine del gruppo. Tutti tristi ok ma tutti sereni.

Adesso il risultato è che uno di noi per problemi di antipatie pregresse e personali ha perso il lavoro. Se tu avessi combinato un casino atomico avrei potuto anche capire e magari sarei stato tra coloro che faceva il pollice verso in stile Caio Sempronio. Ma così, a crudo, senza un vero forte movente resto con un quadro tutto incompleto, strampalato e claudicante.

Aggiungo di più. Vorrei provare ad essere chiaro con me stesso prima ancora di esserlo con te. Questo gruppo al momento attuale meriterebbe di essere mollato anche da me, perché il fatto privato ha creato una specie di mobbing emotivo su un solo membro. Una specie di strano giustizialismo con testimoni oculari . Nessuno ha preso posizione perché siamo tutti a tener il culo sul posto di lavoro. E guarda caso i tre stronzi con doppia prole a seguito. lo incluso. Boh odio un po’ tutti al momento. Ma che te lo dico a fare, tu sarai ben oltre l’odio. Sarai imbestialito nero. E a ragione.

Il problema è che, come sottolineato dal bassista in un ulteriore commento al post dei Calibro 35, quest’altra persona è ancora presente nel gruppo: “Spoiler: quello che se ne sarebbe dovuto andare perché ‘il gruppo meriterebbe di essere mollato pure da lui’ è nella foto del flyer

Insomma tutti gli elementi portano a far capire che quelle nel gruppo è stata una frattura tutt’altro  che pacifica.