13 Gennaio 2023
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13 Gennaio 2023

Vale ancora la pena stampare cd? Chiedetelo a Francesco Guccini…

Il 2022 si è chiuso con risultati non esaltanti per diversi grandi nomi. Dipende dal mercato o dalla musica?

Francesco Guccini, Tiziano Ferro, Lazza
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Con l’inizio dell’anno, come di consuetudine, viene diffusa la classifica degli album più venduti nel corso dei 12 mesi appena conclusi. Anche All Music Italia ne ha scritto qui e quello che salta subito all’occhio sono i risultati di alcuni importanti nomi della musica italiana come Francesco Guccini, Ferro e Jovanotti e quelli del giovane Lazza.

Ai primi posti della Top 100 FIMI troviamo nomi molto noti ma con una età ed un genere musicale decisamente sempre sotto l’ascolto critico dei famosi boomer o comunque di quella generazione over 40 che mediamente si domanda chi sia Lazza per essere l’artista più venduto dell’anno con SIRIO, certificato 4 volte disco di platino con oltre 600 milioni di stream complessivi. Scrivo già ora che quasi il 100% del venduto è stream. Ci torneremo dopo.

Soffermiamoci proprio sugli streaming: nel corso del 2022 lo streaming premium ha visto crescere i suoi volumi del 23%. In molti casi ha decisamente superato il supporto fisico.

E a proposito di supporto fisico: alzi la mano chi ha ancora il lettore CD in casa o chi ancora in macchina. A spanne credo che la alzeranno in pochi, del resto le macchine di nuova generazione non prevedono più l’autoradio con CD ma piuttosto con il DAB!

E allora perché realizzare il CD? La risposta ce la dà Francesco Guccini, con il suo nuovo lavoro Canzoni da Intorto, uscito a distanza di 10 anni dall’ultimo disco in studio. Si tratta di una raccolta di 11 brani della cultura popolare, rivisti in una chiave nuova, con arrangiamenti che spaziano dal balcanico al folk.

Ebbene il Signor Guccini è uscito a metà novembre del 2022 e dopo aver debuttato sul podio delle classifiche FIMI/GfK (primo posto vinili; secondo posto dischi) ottiene in poco più di tre settimane, la certificazione di Disco d’oro. Sapete quante copie sono il disco d’oro? 25mila copie.

E sapete qual è la notizia? Che Guccini ha fatto cinque diversi formati:

  • CD
  • CD limited edition – maxi formato
  • vinile
  • vinile special edition

E per i veri intenditori uno speciale doppio vinile edizione esclusiva con tracce strumentali – incisione diretta dai mix per riscoprire l’anima analogica della musica e esaltarne ogni sfumatura.

Avete notato? Non ha caricato sulle piattaforme di streaming.. Non c’è su Spotify, su Apple Music ne altrove, mentre invece c’è nel download. Ciò significa che quasi il 100% del venduto è un prodotto che tocchi, che puoi annusare, di cui puoi sfogliare un libretto. L’esatto opposto di Lazza!

Un traguardo simile lo raggiunse Roberto Vecchioni nel 2019 con l’album L’infinito in cui per primo – contro lo streaming che incalzava e scalzava il mercato tradizionale – fece una vera e propria scelta di resistenza culturale: pubblicare il progetto solo su cd e vinile. Niente digital e streaming.

Era ed è una grande vittoria per la musica d’autore? Capiamo meglio…

FRANCESCO Guccini, Ferro ma anche Eros e Jovanotti

I cantautori espongono con grande vanto la vendita del fisico, come se fosse più prestigiosa e lodevole di considerazione (e il guadagno è decisamente superiore!)

Quando però un disco fisico non va bene, allora si dice che non vale più la pena stampare.

Tiziano Ferro è l’esempio di un risultato non esaltante. È uscito una settimana prima di Francesco Guccini e ha fatto il disco d’oro principalmente con la vendita del fisico ma anche con una discreta percentuale digital. Entrambi hanno conquistato questo traguardo nella settimana 49 del 2022.

E qual è la differenza? Guccini ha venduto più dischi con il solo supporto fisico di quanto abbia fatto Ferro, decisamente più conosciuto a livello mondiale, e con doppia possibilità di acquisto.

A proposito di artisti riconosciuti a livello mondiale, mi viene in mente Eros Ramazzotti, che, uscito con l’album Battito Infinito lo scorso settembre, non ha ancora raggiunto le 25mila copie necessarie per il disco d’oro, pure lui con supporto fisico e digitale. Eppure, è uno dei nostri vanti all’estero.

Ma allora, questi dischi fisici, si vendono o non si vendono? Vale la pena farli o come lagnano molti addetti ai lavori, non ha più senso?

Credo che dipenda dalla musica, non dagli anni di cambiamento del mercato che stiamo vivendo.

Torno a Tiziano Ferro: 8 album in 12 anni. Ogni album – dati alla mano – ha portato a casa dischi di platino (4 album), di diamante (3 album) ed ora abbiamo un disco che ci consegna il peggior risultato di sempre, un oro raggiunto con circa 31.000 copie (tenendo valido il paragone, Francesco Guccini è a circa 43.000). Del resto, nella classifica degli album più venduti si è piazzato alla posizione 54.

Non si dica di dargli il tempo, ha avuto lo stesso del meno giovane collega, presente alla posizione 38 della classifica, ma rispetto a lui con una promozione decisamente più abbondante su stampa, radio e TV.

Allora davvero dipende dalla musica che proponi?

Personalmente, e parlo da discografica oltre che da giornalista, penso che a governare il successo e la musica sia una strana alchimia mai uguale a se stessa.

Guardiamo Jovanotti: con l’ultimo lavoro IL DISCO DEL SOLE, non è neanche lontanamente presente tra i 100 album più venduti dell’anno e ancora ben lontano dal disco d’oro delle 25mila copie. Non è ben strano che un artista reduce da un Jova Beach Party che ha totalizzato 21 date per oltre 550.000 spettatori, faccia poi un disco che esce in tempo per Natale (il 9 dicembre) e non riesce ad arrivare neanche all’oro?

E allora vale ancora la pena stampare i CD? Esiste una regola, una strategia, un sistema per garantire un risultato? A voi la risposta…