3 Febbraio 2023
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3 Febbraio 2023

“Mostro” di gIANMARIA per i Greci sarebbe Nekya… un viaggio per mare di notte

Testi molto intimi che si incontrano spesso con musiche up-tempo, quasi aggressive. Un disco che suona pop ma graffia come rock

gianmaria mostro recensione copertina
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gIANMARIA Mostro recensione dell’album a cura di Anna Ida Cortese

“Vorrei dare una mano a te che ti senti perso
Spero che le mie parole
possano essere la tua nuova casa”  cit. da Popolare – Mostro

gIANMARIA ci propone un racconto a tu per tu con l’ascoltatore. L’immagine che mi viene in mente ascoltando il disco la prendo in prestito dal greco: Nekya. Questa parola significa viaggio per mare di notte o discesa agli inferi, un’immagine che restituisce le varie sfaccettature dell’individuo e le sue profondità. Scendere nell’abisso e poi risalire ma con leggerezza.

Un anno di lavoro, dieci pezzi per entrare nel mondo di questo giovane cantautore di cui abbiamo riconosciuto subito il talento ad X-Factor 2021.

Mostro potrebbe anche essere inteso con la prima persona del verbo mostrare, quindi mostro come per dire “vi racconto”, una narrazione intima che percorre tappe della sua consapevolezza dell’ascolto di sé e dell’altro. Mostro, però, significa anche un prodigio, una stranezza, un disagio. Ma la mostruosità è da intendersi in questo caso come rivelazione, una condizione che comprende una grande complessità.

La prima cosa che è evidente fin dal primo ascolto è che i testi sono molto intimi che sembrerebbero andare in contrasto con musiche e  produzioni decisamente ritmate. Un disco che suona molto pop ma che graffia come il rock. Dolce e amaro, liscio e ruvido allo stesso tempo.

Le doti autoriali nella scrittura sono evidenti e anche la produzione musicale sostiene quasi sempre il testo, la sua voce è quella della nuova generazione, una voce impastata in cui il suono non sempre definisce in maniera chiara la parola ma veicola un’emozione, uno stato d’animo.

In questo viaggio per mare di notte cerchiamo di tracciare un percorso nei suoni e nelle parole dell’inconscio…

gianmaria mostro recensione

La prima canzone che porta il titolo dell’album, MOSTRO, ancora inedita in attesa di ascoltarla al Festival di Sanremo, la lasciamo raccontare da gIANMARIA nella nostra videointervista.

“Sono contentissimo che sia quello il pezzo di Sanremo; è successo a caso però rappresenta un po’ tutte le canzoni del disco, poi vai a specificare i sottoargomenti con gli altri brani.”

Iniziamo quindi il vero ascolto con LA CITTÀ CHE ODI, la canzone che gli ha permesso di strappare un biglietto per il Festival. Una canzone che è un riferimento ad una nuova condizione, una scoperta di un nuovo mondo e soprattutto di una crescita e di nuovi traguardi.

E se iniziamo questo viaggio sonoro con delle domande su quali siano le città che odiamo, viene in mente anche Calvino e le sue Città Invisibili:

“D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che da’ a una tua domanda”

gIANMARIA di domande se ne fa moltissime, come chi si prenderà cura di lui, chi cercherà di consolarlo, chi l’abbraccerà… Le risposte le troviamo in MIGLIORE AMICO in cui la solitudine diventa necessaria anche per capirsi e comprendersi. Fare i conti con la parte migliore di te.

Poi però si scava anche dall’altra parte e in PAURA DI ME ritorna la parte “negativa”. Questo album porta chi l’ascolta in un gioco di scatole cinesi, argomenti che si sovrappongono e si oppongono.

Non si parla solo di individualità infatti la figura dell’altro, immaginiamo un possibile amore si presenta in CUORE, SE SONO SOLO, TIENI GIU’ LE MANI, una dimensione a due difficile da gestire, tre racconti complessi che parlano di incomunicabilità e di relazioni che non funzionano.

In fondo però c’è anche la speranza di trovare qualcuno per cui gridare sei TUTTO QUELLO CHE HO. E qui arriva la canzone con il ritornello più orecchiabile del disco. Un pezzo dove, anche se non va tutto proprio liscio, la voglia di ballare e urlare ti possiede.

È verso la fine del disco arriva quella che è senza dubbio la canzone migliore dell’album, POPOLARE.

Un pezzo che è antidoto e veleno al tempo stesso in cui scorre tutto l’amaro e sottolinearlo è anche un suono ossessivo. È l canzone in cui ci si domanda il significato più profondo del linguaggio universale, popolare per ritornare al vero significato della parola, un mantra che si ripete ma non è la fama che si sta cercando… ma l’essere compresi e, al tempo stesso, aiutare a comprendersi, a sentirsi meno soli.

E da qui si osserva sempre di più la necessità di arrivare ad un suono, del distorcere la parola, non pronunciarla per intero. Un mood che indica solo una cosa: la necessità di comunicare.

Il disco si chiude con TESTAMENTO. Il titolo parla chiaramente; un testamento immateriale che racconta di un residuo, di ciò che resta ma anche di chi se ne va. Ti domandi, dopo tutto, cosa vuoi lasciare andare e soprattutto chi devi lasciare andare. Andare avanti, ed è per questo che nonostante la malinconia si sente una nota dolce… sarà anche per quella Luce che “fa vivere gli altri“.

BRANI MIGLIORI: Popolare – Testamento
VOTO: 7 e 1/2 su 10
⭐⭐⭐⭐⭐⭐⭐1/2

GIANMARIA MOSTRO TRACKLIST

 

  1. Mostro (prod. Filippelli, Manilardi)
  2. La città che odi (prod. B-CROMA, BIAS, Filippelli, Manilardi)
  3. Se sono solo (prod. BIAS, Filippelli, Manilardi)
  4. Migliore amico (prod. Filippelli, Manilardi, BIAS)
  5. Cuore (prod. Filippelli, Manilardi, BIAS)
  6. Paura di me (prod. Filippelli, Manilardi, BIAS)
  7. Tieni giù le mani (prod. Filippelli, Manilardi, Minozzi, BIAS)
  8. Popolare (prod. Filippelli, Manilardi)
  9. Tutto quello che ho (prod. Filippelli, Manilardi, BIAS)
  10. Testamento (prod. Filippelli, Manilardi, BIAS)