3 Maggio 2022
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3 Maggio 2022

Eurovision 2022: guida, recensioni e i video delle 40 canzoni in gara. Parte due di quattro

Seconda parte della nostra guida, con recensioni, valutazione e video, ai brani in gara all'Eurovision

Eurovision 2022 canzoni guida
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Eurovision 2022 canzoni – guida

🇪🇪 ESTONIA: Stefan Airapetjan, Hope ☆☆

La selezione estone ha premiato Stefan Airapetjan, giovane artista di origini armene che si era già fatto notare negli anni scorsi e ha finalmente avuto ragione della concorrenza dopo aver guadagnato popolarità vincendo la prima edizione del Cantante Mascherato locale. Il brano con cui scende in gara è un midtempo di vaga ispirazione “spaghetti western” (sia per le sonorità che per l’ambientazione del video ufficiale, girato in Andalusia) con chiari riferimenti al compianto Avicii e a Lovers On The Sun di David Guetta.

Scritta originariamente in risposta al conflitto armato fra Armenia ed Azerbaigian che ha imperversato nella seconda metà del 2020, Hope è stata reinterpretata da Airapetjan a diverse manifestazioni pubbliche contro la guerra in Ucraina: se la delegazione di Tallinn riuscirà a convogliare il messaggio di pace e speranza in una performance all’altezza, l’Estonia potrebbe essere una delle vere dark horse di questa edizione.


🇫🇮 FINLANDIA: The Rasmus, Jezebel ☆☆

A quasi vent’anni dal successo planetario di In The Shadows (hit paneuropea dell’inverno 2003-2004) la band The Rasmus cambia un componente – con la chitarrista Emppu Suhonen che subentra a Pauli Rantasalmi – e conquista il pass per Torino grazie a un brano scritto da Desmond Child, autore di pezzi leggendari come I Was Made For Lovin’ You dei Kiss e Livin’ On A Prayer di Bon Jovi.

Per la Finlandia si tratta dell’ennesima partecipazione a tinte rock, solo dodici mesi dopo l’ottimo sesto posto conquistato dai Blind Channel a Rotterdam 2021. La canzone convince fino a un certo punto e le corde vocali del frontman Lauri non sono le stesse dei tempi d’oro: non è però da sottovalutare la carica di una band abituata a suonare su palchi del calibro di quello eurovisivo e soprattutto la popolarità del loro brand in giro per l’Europa, che unita al trend del revival anni ’00 che ormai imperversa nella musica da qualche anno potrebbe premiare i finnici oltre misura al televoto.


🇫🇷 FRANCIA: Alvan & Ahez, Fulenn ☆☆

Per la prima volta in 66 edizioni di Eurovision la lingua francese non comparirà in nessuna delle canzoni presenti in gara: la Francia, nazione storicamente cara alle proprie tradizioni, ha deciso di premiare questa proposta elettronica con influenze celtiche scritta e composta esclusivamente in lingua bretone.

Fortissima la voglia di rivincita in terra italiana per i cugini d’Oltralpe, con ancora fissa nell’immaginario comune la sconfitta di misura che i MÃ¥neskin hanno inferto a Barbara Pravi e alla sua Voilà dodici mesi or sono. Il modello a cui ispirarsi è chiaramente Shum dei Go_A (Ucraina 2021) senza però la stessa carica travolgente dell’esibizione di Kateryna Pavlenko e della sua band. Per Alvan ed il trio Ahez l’obiettivo è giocarsi un posto nei primi dieci e soprattutto allungare la striscia positiva che ha portato la Francia a costruirsi in questi ultimi anni una nuova credibilità in ambito eurovisivo.


🇬🇪 GEORGIA: Circus Mircus, Lock Me In ☆

Ennesima scelta fuori dagli schemi per la Georgia, che non vede la finale addirittura dal 2016: i Circus Mircus sono una band progressive rock i cui componenti, ufficialmente sconosciuti al pubblico, si celano dietro degli pseudonimi e dei costumi di scena. Il brano non segue gli stilemi classici del contest, rischia di risultare fuori contesto e consegnare ai georgiani l’ennesima partecipazione per onor di firma: allo stesso tempo, però, potrebbe colpire gli spettatori come scelta fuori dagli schemi e baluardo della “musica vera” all’interno del variopinto carrozzone eurovisivo.

Sicuramente una delle scommesse a più alto coefficiente di rischio tra le 40 proposte in gara: se i pianeti si allineano, la Georgia potrebbe risultare una delle vere sorprese di questo Eurovision.


🇩🇪 GERMANIA: Malik Harris, Rockstars ☆

Dopo la brutta serie di risultati degli ultimi anni (cinque piazzamenti consecutivi in bottom three, interrotti soltanto dal 4° posto di Michael Schulte nel 2018) l’imperativo in Germania è sembrato da subito arrivare a Torino per ben figurare, specialmente alla luce del successo recente di altre big5 come Italia e Francia.

I buoni propositi si sono scontrati con la giuria della selezione nazionale, che ha ammesso alla fase finale sei brani piacevoli e molto radiofonici ma privi di alcun mordente: il pubblico ha salvato il più competitivo dei 6, una rap ballad chiaramente ispirata all’Eminem degli esordi che non sembra però aver mosso i cuori degli appassionati dell’Eurovision. Un altro piazzamento a fondo gruppo sembra abbastanza scontato, ma non dovrebbero fare peggio dei 3 punti raccolti l’anno scorso.


🇬🇷 GRECIA: Amanda Georgiadi Tenfjord, Die Together ☆☆☆

La Grecia eurovisiva, provata oltre modo dalla crisi dopo il successo degli anni Duemila, torna a giocare una carta importante con la selezione interna di Amanda Tenfjord – cantautrice di padre greco e madre norvegese, cresciuta in Scandinavia e compagna di liceo della ben più celebre Sigrid.

La proposta ellenica gioca su una chiave emotiva, legata al desiderio dell’artista di proseguire una relazione ormai compromessa “oltre la morte”: un tema che a primo impatto può sembrare poco da Eurovision (o perlomeno poco affine al cliché di gioia, energia e spettacolo con cui lo identifichiamo) ma che dopo due anni di pandemia assume una valenza più profonda, andando ad abbracciare la sfera della solitudine e della separazione dalle persone care che tutti ben conosciamo. Con la giusta messa in scena, la Grecia può tornare a dire la sua per un posto nei primi dieci o addirittura più su.


🇮🇪 IRLANDA: Brooke Scullion, That’s Rich ☆

La nazione con più successi nella storia dell’Eurovision (ben sette, di cui quattro fra il 1992 e il 1996) sembra essere entrata in un buco nero da cui non si vede uscita, con tre soli piazzamenti nei primi 10 dall’inizio del millennio.

That’s Rich, proposta pop rock messa in campo dalla quasi esordiente Brooke Scullion, rappresenta sicuramente un passo avanti rispetto ai tentativi mortificanti degli ultimi anni ma non sembra essere la canzone destinata a svoltare le fortune dell’Isola di Smeraldo: convincono poco le prime esibizioni pubbliche (styling brutto e raffazzonato, performance vocali non esaltanti, poca presenza scenica) e la poca credibilità eurovisiva del broadcaster locale RTÉ fa il resto, con i soliti e pubblici lanci di stracci fra delegazione e fan che non riescono a nascondere l’assenza di un vero e proprio “piano d’attacco” per la manifestazione.

Per l’Irlanda tutto sembra pronosticare l’ennesima partecipazione incolore e la terza eliminazione consecutiva in semifinale.


🇮🇸 ISLANDA: Systur, Með hækkandi sól ☆

Uno degli esiti più a sorpresa della stagione di selezioni nazionali è stato quello del Söngvakeppnin, dove il trio country/folk formato dalle sorelle (“Systur” in islandese) Sigga, Beta ed Elín Eyþórsdóttir ha avuto ragione all’ultima curva del favoritissimo collettivo rap femminista Reykjavíkurdætur. I

l loro pezzo, scritto dalla cantautrice e musicista Lay Low, ha sicuramente il pregio di alzare l’asticella qualitativa del contest ma rischia di non essere di facile presa per la platea di tutta Europa. Per una nazione che si è guadagnata l’affetto degli eurofan con proposte quirky e altamente iconiche come quella degli HATARI o di Daði & Gagnamagnið, presentarsi in gara con un brano altamente caratteristico ma poco memorabile a livello di costruzione e performance rischia di ottenere l’effetto “zappa sui piedi” (specialmente dovendo esibirsi nella prima semifinale, la più competitiva delle due).


🇮🇱 ISRAELE: Michael Ben David, I.M ☆

Michael Ben David ha 26 anni, viene da Petah Tikva, discende da una famiglia di immigrati ebrei giunti in Israele dall’Ucraina e per vivere si mantiene lavorando in un supermercato. Il diritto a rappresentare la sua nazione all’Eurovision lo ha ottenuto vincendo la locale edizione di X Factor, che ha sostituito lo storico format locale Rising Star (HaKokhav HaBa) come processo di selezione: a seguire gli è stata affidata una canzone, scritta fra gli altri da Chen Aharoni (ex finalista della selezione nazionale Kdam e concorrente della decima edizione britannica di X Factor) che ricopre a meraviglia l’archetipo già sperimentato da Israele del pezzo pop interpretato da un interprete maschile dotato di grande carisma, attitudine e skills danzerecce.

Un piazzamento in finale ci sta perché sono canzoni che, seppur datate, fanno pur sempre molto Eurovision; lo scoglio da superare è sicuramente il gradimento delle giurie, che potrebbero negare ad Israele una finale arrivata sempre dal 2015 in poi.


🇱🇻 LETTONIA: Citi Zēni, Eat Your Salad ☆☆

Delusa ed esclusa dalla finale per le ultime quattro edizioni, la Lettonia ha deciso di voltare pagina ed affidarsi ai Citi ZÄ“ni – un gruppo pop/rap che è riuscito a conquistare il Supernova con un brano estremamente furbo, un tributo all’ecologia e alla green economy dietro a cui si nascondono più o meno velate allusioni sessuali (alcune delle quali, come la frase di introduzione “Instead of meat, I eat veggies and pussy”, sono state censurate nella versione finale).

La canzone e la coreografia di accompagnamento sono dichiaratamente costruite per fare il botto sulla piattaforma TikTok, che dalla sua implementazione ad oggi ha in qualche modo influenzato direttamente artisti, musicisti e content creator anche nella sfera Eurovision. La partita dei lettoni si gioca tutta sulla viralità e può valere non solo una qualificazione, ma persino un posto tra i primi dieci (che le premesse attuali tenderebbero ad escludere). Anche qui, come per Israele, le chance dipendono necessariamente da quanto il televoto riuscirà a “tamponare” il prevedibile brutto giudizio che arriverà dai giurati.

 

Appuntamento a giovedì con la terza parte di Eurovision 2022 canzoni guida a cura di Davide Maistrello.

 

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