27 Febbraio 2020
di Interviste, Recensioni
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27 Febbraio 2020

Intervista a Tiromancino. Vent’anni dopo “La descrizione di un attimo”

In una lunga intervista Federico Zampaglione ci racconta le quattro vite dell'album "La Descrizione di un attimo"

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Tiromancino, La descrizione di un attimo. Dopo aver festeggiato ieri i 25 anni di Destinazione Paradiso, disco cult di Gianluca Grignani intervistando colui che lo ha prodotto, ci ha scritto e suonato, Massimo Luca (vedi qui), restiamo sull’argomento “compleanno discografico importante”.

Mi trovo ad occuparmi infatti oggi di un altro disco fondamentale per il pop italiano, stavolta però degli anni 00, cioè La Descrizione Di Un Attimo dei Tiromancino.

Uscito in questa stessa settimana del 2000, l’album ha dato lustro alla band romana capitanata da Federico Zampaglione, musicista, autore e cantante di quella che però definire band è alquanto impreciso; i Tiromancino si sono potuti infatti sempre ritenere una sorta di consorzio aperto, dove attorno alla figura di Zampaglione ha ruotato gran parte dei musicisti della capitale negli anni 90, fino poi a diventare quel che è oggi, e cioè una oneman band, con Federico chiamato a portarsi sulle spalle il glorioso passato ed un presente di tutto rispetto a discapito delle mode cangianti.

In molti pensano che La Descrizione Di Un Attimo sia un disco rivelazione, ma sono ignari del fatto che esso era in realtà il quinto lavoro in studio della band che era partita addirittura nel 1989; semmai esso può quindi ritenersi il disco della consacrazione.

Per farci spiegare la sua genesi, ma non solo, raggiungo proprio lui, Federico Zampaglione, per una piacevole chiacchierata che parte proprio dagli anni 90…

La descrizione di un attimo, vent’anni dopo

“…Si, è stato un vero e proprio percorso ad ostacoli, che però definirei un processo normale” esordisce Federico.

Spiegati meglio…

Quel che si faceva prima, cioè suonare anni ed anni senza che accadesse nulla era il percorso normale per chiunque mirasse a vivere della sua arte. Si chiama in gergo gavetta ed è quella fatta di locali con dieci persone davanti, che però col tempo diventano 50, 100 e tu cresci assieme a loro.

Non sono un po’ troppo lunghi 11 anni per raggiungere il successo?

Se quello a cui miri è il successo si. Ma vedi, ogni passo che si è fatto con la band era assolutamente sicuro.

Il fatto che bisognasse aumentare la capienza dei locali dove suonare, in quella Roma degli anni 90 oppure il fatto che potevi migliorare le apparecchiature con cui montare il tuo live, aumentare le date, crescere col pubblico, capire cosa cerca, sono cose che impari solo con gli anni.

Crescere significa anche sbattere contro dei no, accettarli pure se pensi di aver scritto la canzone più figa della terra.

Ne hai ricevuto parecchi di no?

Il giusto necessario per capire che comunque per me la musica è tutto e quindi continuare, continuare, insistere.

Da quali riferimenti artistici sei partito?

Da quelli più grandi che hanno tracciato la mappa del dna del cantautorato italiano degli anni 70 e 80: Lucio Dalla, Antonello Venditti, Lucio Battisti, Pino Daniele tra gli altri.

Poi nel 2000 arriva il successo improvviso. Ne siete stati sorpresi?

Non più di tanto. Eravamo consapevoli di avere scritto un bel disco. Chiunque lo ascoltasse restava colpito dalle canzoni.

In quel periodo della band ha fatto parte anche Riccardo Sinigallia, con cui ha firmato tutti i pezzi…

Si ma Riccardo non era esattamente una nuova entrata nella line up, ma un amico che La Descrizione Di Un Attimo lo ha prodotto.

E’ sempre stato attorno a noi, non solo lui, in quel fantastico sottobosco indie della musica romana di quegli anni. Poi siam finiti a registrare assieme e la cosa ci parve buona.

Il primo snodo importante nella vita di quest’album fu la prima partecipazione al Festival Di Sanremo, con Strade, che si classificò seconda tra nuove proposte. Forse nel disco però c’era qualcosa che poteva risultare più adatto al Festival non trovi?

Col senno di poi si, ma in realtà non calcolammo cosa portare di più giusto. Scegliemmo di risultare nuovi e Strade di sicuro ce ne dava la possibilità.

Era a tutti gli effetti una canzone che mischiava pop e sonorità hip hop; c’era con noi anche Dj Stile che contribuì alla resa assolutamente moderna del pezzo. Questo volevamo quindi la scelta fu la più azzeccata possibile.

Ma voi che bazzicavate i club, come mai pensaste di passare proprio a Sanremo, nel regno del nazionalpopolare?

Perché arrivi ad un punto che le etichette ti stanno strette, che vuoi provare ad arrivare ad un pubblico più ampio e Sanremo era il giusto coronamento di tanti sacrifici, la giusta possibilità di provare a vedere se potevamo piacere anche alla massa, uscire dal localino, pur se sempre più pieno.

Però nonostante i riconoscimenti in quel dell’Ariston, in realtà il disco non partì subito benissimo…

Posso definire La Descrizione Di Un Attimo un successo a rilascio molto lento. Effettivamente dopo il Festival e le tante belle parole accadde un po’ poco, tanto che in Virgin/Emi non volevano nemmeno farci realizzare il secondo singolo e video.

Però poi lo avete fatto e sappiamo come è andata!

Devo averli presi per stanchezza. Comunque si, La Descrizione Di Un Attimo produsse come secondo estratto il pezzo che gli dava il titolo.

Piano piano, col passaparola, partendo dalle piccole radio, il pezzo cominciò ad essere segnalato ed apprezzato e a scalare le classifiche. Da che non si voleva estrarre il secondo singolo vide la luce pure il terzo Muovo Le Ali Di Nuovo.

Fino ad arrivare poi alla magia di Due Destini, il pezzo probabilmente della consacrazione che fu anche colonna sonora per Le Fate Ignoranti uno dei film di maggior successo di Opzetek. Ma come andò? Chi cercò chi?

Accadde che Ferzan aveva appena terminato il film ed al contempo noi il disco. Lui cercava brani da inserire nella colonna sonora e mi chiamarono dall’etichetta per dirmi che, appunto, stava cercando brani e se davo il consenso di fargli ascoltare le mie cose.

Dissi di si ma non pensavo che potesse essere il cambio di passo. Non avevo nemmeno visto il film… Lui scelse Due Destini, se ne innamorò proprio.

E poi quando hai visto il film?

Fui invitato con tutti gli altri alla prima e li restai senza parole, con le lacrime agli occhi. E’ un film bellissimo, con un messaggio molto potente di uguaglianza, assolutamente importante. E quando alla fine, a volume sostenuto partì il pezzo, la gente non sfollò, restò ad ascoltare, ed io li, non ti nego con la lacrima all’occhio.

Poi sei quasi subito diventato una sorta di OneMan Band, il nostro Mick Hucknall, che abbiamo continuato a chiamare Simply Red. Federico Zampaglione è effettivamente per tutti Tiromancino. Ma la scissione della band è stata dovuta all’improvvisa fama?

Sicuramente ha contribuito ma la matrice più grande è stata senz’altro la stanchezza.

La Descrizione Di Un Attimo ha avuto letteralmente 4 vite: la prima dedicata a Sanremo, la seconda nei club, la terza in Europa come supporter di Skye dei Morcheeba ed in fine la quarta, un anno dopo grazie proprio a Due Destini.

Abbiamo girato per quasi due anni in lungo e in largo perché credevamo nel nostro disco e volevamo spingerlo a più non posso. Però forse lui stesso ci ha logorati.

Negli ultimi anni non hai prodotto moltissimo, discograficamente parlando: hai avuto gestazioni di dischi molto lunghe. Scelta personale oppure lavorare ad un album, in un periodo storico dove contano più i singoli è complicato?

Ti dirò che non mi faccio granché problemi. Preferisco uscire in linea di massima con degli album che raccontano un discorso più ampio, però non è che ho disdegnato di uscire anche solo con dei singoli estemporanei. Né è esempio Vento Del Sud dell’estate scorsa.

Federico la tua penna rivela grande sensibilità ed è stata più volte baciata da grandi risultati. Come è allora che scrivi così poco per altri? Non ti cercano o sei tu che vuoi stare in pace?

All’inizio ammetto che mi cercavano poco, anche perché chi si approcciava alla mia musica non riusciva a personalizzarla. Giù quindi con le critiche che sembravano esattamente pezzi miei.

Però ultimamente, vedi l’esperienza come torna utile mi sono invece molto esposto per gli altri: Ho scritto per Emma, Noemi, Giusy Ferreri, Chiara Galiazzo, Alessandra Amoroso, Eros Ramazzotti tra gli altri e credo che continuerò a farlo.

Hai partecipato in 20 anni a due soli Festival di Sanremo. Non ti piace, lo temi.. quale è il motivo per cui non torni?

Scherzi? Mi piace molto Sanremo, lo guardo con attenzione pure. E’ solo che per la mia musica quel palco meraviglioso diventa complicato. Entrano in gioco tanti fattori per esser capito, persino come sei vestito, a che ora canti.

C’è chi quel palco lo gestisce meravigliosamente e magari ama pure la gara, gli dà adrenalina. Per me invece non è così: mi prende l’ansia tanto che finisco sempre col lanciare i miei pezzi altrove.

Oltretutto la gara, a mio avviso, ha più senso in ambito sportivo che in quello artistico dove ognuno esprime ciò che è.

Quindi non ci tornerai?

Veramente mi invitano tutti gli anni e spesso ho davvero fatto pari e dispari. Una parte di me vorrebbe rifarlo, magari ho risposto anche di si, che ci avrei pensato seriamente, ai vari che me l’hanno chiesto, salvo poi alla fine non ritenermi pronto a sufficienza. Chissà se un giorno…

La Descrizione Di Un Attimo è storia del pop italiano dei primissimi anni 2000; questo ventennale sarà festeggiato in qualche modo?

Probabilmente lo riporterò in giro, magari quest’estate, chissà, è nell’aria. Lo meriterebbe perché è un disco che ha avuto, come dicevamo prima, tante difficoltà per farcela.

La domanda che faccio a tutti è: cosa non ti ho chiesto che t’interesserebbe gli altri sapessero?

Più che altro è un messaggio per i giovanissimi che fanno musica. Dovete credere in ciò che fatte, battervi e non farvi schiacciare dal primo ostacolo. Pensate a me, a noi, a quanto abbiamo aspettato perché arrivassero dei risultati.

Se non insistevo con i discografici, quel famoso secondo video non lo avrei fatto e probabilmente nessuno avrebbe saputo quali tracce bellissime comprendeva l’album.

Quindi puoi affermare che è il tuo album preferito?

Preferito non saprei, di sicuro quello più importante, quello che mi ha fatto cambiare vita. Diciamo che anche In Continuo Movimento, l’album al cui interno c’è Per Me E’ Importante, ha significato moltissimo per te, è stato la consacrazione. Quindi direi che se la giocano, anche se poi…

Anche se poi?

In realtà come faccio a non citarti Indagine Su Un Sentimento che è stato il disco del ritorno dopo un po’ d’assenza, benissimo accolto o Fino A Qui, raccolta in cui ho beneficiato del cantato di tanti colleghi?