23 Maggio 2022
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23 Maggio 2022

Intervista a EMAN: con “Il Matto” parte il racconto musicale di un’epoca in cui si è persa l’idea dell’ “ALTRO”

Il nuovo singolo, il primo con Mescal, anticipa un progetto discografico diviso in più parti

Eman Il matto
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Abbiamo incontrato Eman, da poco tornato sulle scene musicali grazie a Il Matto, primo singolo fuori per Mescal.

Un brano che apre la via al nuovo progetto del cantautore calabrese. Di questo, del video de Il Matto e dei due EP in arrivo dopo un periodo molto difficile e di molto altro ci parla Eman in questa intervista. Partiamo subito…

Intervista a Eman

Ci incontriamo in seguito all’uscita de “Il Matto”, che racchiude una critica al mondo dei finti bisogni e “A quest’epoca della felicità per forza da mostrare in time line”. Siamo davvero messi così male?

Non critico tanto gli strumenti, in questo caso i social, quanto l’uso erroneo degli stessi.

Il fatto che uno debba fingersi sempre felice in foto o comunque simulare una bella vita è poco sano… non dico che si dovrebbe mostrare continuamente la tristezza, ma riuscire a vivere alcune cose con la giusta considerazione per le emozioni che si prova sarebbe sicuramente più sano.

Il filtro è l’archetipo di quello che oggi andiamo a vivere. Il “fai finta che sia in quel modo, anche se sai che non è così”. Oggi molti non sono consapevoli di questo. O comunque pensano che sia un problema minore.

Perché secondo te?

È difficile accettare le cose per quello che sono, così come accettare se stessi per quel che si è.

Questo concetto è l’essenza del protagonista della tua canzone, aldilà del concetto condiviso, quanto assomiglia a te nel vissuto reale?

Io sono come il Matto nel vivermi le cose semplici. Non riesco a fingere sulle emozioni, mi è complicato. Per questo molta parte della mia vita è esclusa dai social.

Ad esempio?

Sono padre da poco. Ho la fortuna di poter vivere in maniera molto intensa l’essere diventato padre, ma non mi è mai andato di condividerlo sui social.

Non voglio essere critico verso chi lo fa – ognuno sa quel che è e quel che vuole dalla propria vita  –  ma questo è.

Questa ritrosia alla cultura social, per uno che fa il tuo lavoro, potrebbe essere visto come un grosso problema. Hai mai avuto pressioni o problemi con gli addetti ai lavori?  

Sicuramente mi è stato chiesto tante volte di cambiare questo aspetto, ma non è nella mia cultura.

Altre volte invece avrei voluto esprimere e condividere cose che mi è stato consigliato di tenermi per me…

Un bel controsenso…

Assurdo. Da un lato ti spingono a sentirti libero di mettere qualsiasi cosa sui social, ma quando vuoi farlo esprimendo le tue idee sulla politica o sull’attualità, spesso ti viene detto che sarebbe meglio non farlo… Questa bella libertà quindi sembra valere solo per il riprenderti mentre fai gli addominali… ma non è proprio il mio campo.

Hai sempre scelto di cantare tematiche molto importanti: la sofferenza, la felicità, l’amore, il sesso e la diversità. Quale secondo te oggi dovremmo riscoprire?

L’amore è un concetto talmente ampio che copre tutto. In particolare vorrei si riscoprisse la compassione, che non significa avere pietà di qualcuno ma saper partecipare alla sofferenza dell’altro, che è una delle cose che più manca.

C’è poca empatia, nonostante sia il periodo nel quale siamo più connessi tra noi. È molto più facile fare odio che il contrario. Siamo più vicini in un modo che paradossalmente ci rende molto più lontani.

Cosa invece non vorresti più cantare?

Vorrei cancellare questo “sano” egoismo che ci circonda e che due anni di pandemia ha irrobustito oltremisura. Questo essere chiusi ciascuno nella propria bolla, senza preoccuparsi se quel che va bene a noi va contro qualcun altro.  L’idea dell’altro è completamente persa.

Per questo oggi occorre combattere battaglie assurde e in maniera ancora più cruenta per concetti come il rispetto della diversità, che invece dovrebbero essere già conquistati da tempo.

Hai citato gli ultimi 2 anni. Aldilà dei progetti discografici sei  un artista che ha sempre calcato numerosissimi palchi. Come hai vissuto il fermo forzato dei concerti?

Malissimo. Una delle cose peggiori che abbia mai vissuto. L’ho vissuta anche come un’offesa perché per un certo periodo lo Stato non mi riconosceva più: io sono stato obbligato a non lavorare, cosa ben diversa dal dover lavorare in un altro modo come hanno potuto fare un po’ tutti.

Momenti che hanno fatto scattare anche una crisi personale nella quale ho ripensato a tutte le scelte fatte nella mia vita.

Un momento arrivato per te proprio in una fase cruciale per l’affermazione e il consolidamento della tua carriera…

Si, il tour del mio album precedente è andato di fatto perso. Non una cosa da poco, se pensi che oggi un album “scade” in uno o due mesi…

Eman, hai mai pensato di mollare?

Molte volte. Ci pensavo ma al tempo stesso sentivo che era impensabile. Ho resistito pensando che sarebbe stato un tradimento non tanto verso qualcun altro ma verso di me. Non sai quante volte mi sono detto: “Non si molla, non si torna indietro…”

E non mollando sei arrivato all’uscita de Il Matto, accompagnata anche da un video. Mi spieghi la scelta della location (il Lago d’Endine nel bergamasco ndr) che forse non ci si aspetta da un cantautore calabrese?

Il posto è bellissimo. Poi lo stereotipo del calabrese associato al mare è limitante: abbiamo la Sila e molti altri ambienti differenti e meravigliosi.

Nello specifico per il video mi andava di collocarmi in un ambiente del genere … il Matto non vuole tanto vivere nel verde ma vuole essere lì, in uno posto pieno della sua semplicità.

Nella realtà non serve necessariamente essere da soli in un lago per stare bene con se stessi, ma questa location enfatizza sicuramente il senso del concetto.

E si sposa anche al concept di rilasciare brani che richiamino ciascuno un periodo dell’anno preciso.

Ah ok, quindi dopo questo brano cosa ci aspetta?

A breve usciremo con il secondo singolo e successivamente con gli altri brani che compongono un primo EP Le Stagioni Volume I, poi arriverà il Volume II.

Eman, qual è il concept di questo progetto?

Quando scrivi lo fai con varie anime. Mi sono trovato con alcuni brani che erano più solari nel proprio abito, altri più autunnali. L’idea è stata quindi di dividere il progetto in due fasi che coincidessero con diversi periodi dell’anno.

Ci sarà un Tour?

A parte il –  purtroppo – parziale recupero delle date del mio precedente tour, avremo molti altri appuntamenti che stiamo definendo.

Con Amen si raccontò la tua favola umana e musicale: dalla lontanissima Calabria ad una major della discografia (Sony ndr). Una svolta che ha reso molto visibile il tuo progetto musicale e la tua storia che sembrava destinata alla conquista del mainstream. Qualcosa non è andato come avrebbe dovuto?

Sicuramente, ma credo sia normale. A volte fai scelte errate, a volte le fanno gli altri. Non voglio essere critico, ma vorrei che la mia esperienza fosse da monito per chi inizia: devi sempre essere attento e bravo a capire molte cose.

Ad esempio?

Su tutte che la fiducia è una cosa davvero importante e che non tutti devono per forza avere la tua…

Oggi più di prima questo è un lavoro come un altro: devi capire le logiche, darci dentro davvero e mai dimenticare che i live restano il tuo pane, quindi e devi essere davvero in grado di proporre un concerto…

Come scoraggiare le nuove leve…

No no, nonostante tutto in fondo questo è uno dei lavori più belli in assoluto. Aldilà dei guadagni, se riesci far diventare la musica il tuo lavoro, sei davvero ricco. Nonostante il fatto che in Italia l’idea comune dell’artista sia spesso lontana da quella di un professionista.

Ringraziamo Eman e vi lasciamo al Video della sua Il Matto

EMAN IL MATTO VIDEO