26 Febbraio 2020
di Interviste, Recensioni
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26 Febbraio 2020

Intervista a Massimo Luca: 25 anni di “Destinazione paradiso” e non solo…

Il 24 febbraio 1995 "Destinazione paradiso" arrivava nei negozi di dischi per vendere oltre 1 milione e mezzo di copie...

Massimo Luca
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Destinazione Paradiso è una pietra miliare del pop/rock cantautorale anni 90 e quindi come esimerci da realizzare un’intervista a colui che produsse l’album e che ha collaborato con grandi della musica italiana, Lucio Battisti su tutti? E allora partiamo subito con la nostra intervista a Massimo Luca.

Inizio con questa frase a mo’ di arringa per giustificare perché sono qui a festeggiare con questa intervista il 25isimo compleanno di tale album, uscito il 24 febbraio del 1995,  che è valso un debutto fulminante, quello del cantautore milanese Gianluca Grignani.

E Destinazione Paradiso non è stato semplicemente un disco; arrivava nel 1995 a piazzarsi esattamente nel mezzo come stile tra tre correnti differenti: chi amava il rock dominato per i nostri lidi dal sempre più eterno Vasco Rossi, dall’arrembante Ligabue e dalla variante blues di Pino Daniele, chi invece il bel cantato all’italiana che stava sfornando nuovi idoli come Andrea Bocelli, Neri Per Caso, Giorgia e la variante più pepata Irene Grandi e chi infine amava i cantautori puri come Fabrizio de Andrè, Ivano Fossati, Lucio Dalla.

Ecco, con Destinazione Paradiso, Gianluca Grignani andò ad abbracciare trasversalmente tutte e tre le esigenze, grazie all’intelligenza di arrangiamenti mai troppo patinati per essere definiti pop, gran spazio alla melodia e chitarre mai troppo tirate per essere definiti rock, testi non banali e con concetti ampi da interpretare per piacere agevolmente a chi amava l’impegno.

Il risultato furono circa 800.000 copie vendute nell’immediato, un record per un disco di debutto, che diventarono poi svariati milioni considerando le vendite all’estero e soprattutto la continuità delle stesse; si, Destinazione Paradiso è un album che muove copie ancor oggi, ed ancora ne muoverà, visto che è attesa per i festeggiamenti la pubblicazione in vinile.

Per parlare di questo lavoro, così iconico per la carriera di Grignani, raggiungo il suo produttore d’allora, nonché arrangiatore, autore, e non da ultimo grandissimo chitarrista al fianco dei migliori: Massimo Luca. E non solo! Approfitto di avere a disposizione cotanto signore delle sette note per farmi raccontare anche un po’ di curiosità sulla sua carriera che ha passato il mezzo secolo di vita senza alcuna interruzione.

25 anni di destinazione paradiso – Intervista a Massimo Luca

Benvenuto Massimo: ma come succede che un musicista come te incontra un talento acerbo come quello di Gianluca e decide di lavorarci assieme?

E’ stata davvero pura casualità. Siamo nel 1993: mi chiamò una mia amica, all’epoca impiegata nella discografia e mi chiese se mi andasse a tempo perso di ascoltare il figlio del suo vicino di casa.

Me lo descrive come un ragazzotto che suona la chitarra e canticchia accompagnandosi, ma, cosa interessante, ha avuto modo di ascoltare alcune cose che ha scritto e seppur non lo trovi un cantante eccelso, lo trova però pieno di pathos. Poiché non nego favori agli amici le dissi semplicemente: “perché no”? Il giorno dopo era da me in studio.

Come andò quel primo incontro?

Mi trovai di fronte un ragazzotto intimidito. Gianluca era davvero timidissimo, cosa che chi ricorda era visibile anche durante le prime interviste. Era giovanissimo, carino, una bella faccia, un tipo, ma andava cercando tutti gli angoli ed anfratti nello studio per nascondersi.

Provai a metterlo a suo agio offrendogli dell’acqua, ma mi resi conto che restava sulle sue. Allora presi una delle mie chitarre e gli dissi di suonarmi qualcosa di suo.

Per decidere di lavorarci suppongo rimanesti colpito dalla sua scrittura?

Ma nemmeno un po’! Dopo 15 minuti di queste cose sue, lo bloccai dicendogli: “Caro Gian, con questa roba qua non andiamo da nessuna parte proprio”. Però ci fu una cosa che mi aveva colpito al di là di ciò che aveva scritto.

Cosa fu?

Aveva un enorme pathos, non so come spiegare. Non siamo di fronte ad un cantante eccelso tecnicamente, eppure la sua comunicazione arrivava prepotente.

Di suo poi mi colpì anche il fatto che non se la prese per esser stato bocciato dalle mie parole, anzi, mi ringraziò perché temeva un giudizio non vero, di quelli dati per circostanza. Mi chiese cosa potesse fare ed io ricordai…

Ricordasti?

… di avere da tempo chiuso nel cassetto un progetto musicale in cui credevo molto, una sorta di… lo chiamerei album mediterraneo, cioè come il pop di Battisti, che suonasse assolutamente nostro. In questo la sua voce e quello che sapeva raccontare mi sembrò assolutamente adatta.

Così gli intimai di tornarsene a casa ma di scrivere; non canzoni complete, ma semplici frasi, due, tre, quel che gli veniva. Gli dissi: ”raccontati a me Gian, fatti conoscere, scrivi ciò che ti passa per la mente”.

E lui si è fidato e per oltre un anno e mezzo è andato e venuto con moltissimi pensieri scritti, annotati. Parte di essi, con la mia supervisione e più che correzione direi aggiustatina, sono diventati gran parte dei testi di Destinazione Paradiso.

Un anno e mezzo di lavoro per registrare dei provini oggi sarebbero ritenuti tempi biblici…

E lo so, ma io avevo moltissime cose a cui stavo lavorando, quindi a lui chiesi di non aver fretta e fu paziente e soprattutto ispirato.

Una volta terminati i provini?

Avevamo diverse cose ultimate ma, un po’ come si faceva all’epoca, presi i due che mi sembravano i migliori e sto parlando di La Mia Storia Tra Le Dita e Destinazione Paradiso ed inizia il classico giro delle allora 7 sorelle, le 7 case discografiche per capire se fossero interessate. Il risultato? Nessuna lo era!

Ma come è possibile? Si tratta di due canzoni che arrivano abbastanza immediate…

Non sto qui a descriverti i tizi che dirigevano le suddette in quegli anni! Poi un amico che non finirò mai di ricordare e ringraziare, Leo De Luca, mi consigliò di rivolgermi alla Polygram, oggi inglobata in Universal, dicendomi che forse loro erano gli unici che potevano essere interessati ad un progetto del genere.

Gianluca ha inciso con Polygram, quindi andò bene?

Macchè! Non erano interessati granché. Riuscimmo a strappare solo il contratto per un singolo, per vedere come andava. Incidemmo La mia Storia Tra le Dita.

Poi si presentò la possibilità di fare Sanremo, grazie ad un’intuizione del grandissimo Pippo Baudo che in quegli anni si era inventato una sorta di bolgia dantesca in cui far esibire una serie di giovani artisti, Sanremo Giovani, che poi se classificati prendevano parte al festivalone di Febbraio.

Beh sappiamo come è andata: Gianluca passa con La Mia Storia Tra Le Dita…

No, non proprio. Presentiamo Destinazione Paradiso, per conservarci l’altra che hai citato come brano per Sanremo, se passiamo. Pippo, che è davvero un profondo conoscitore della musica e delle sue dinamiche, ascoltò la canzone in religioso silenzio, per poi dire: “Interessante, ma non avreste un altro brano”?

Glielo facemmo ascoltare e dopo appena 15 secondi stoppò tutto. “Perfetto, vi prendo per i giovani ma con questo pezzo che secondo me sarà un successo mondiale. Giocatevelo adesso che con l’altro correte il rischio di non passare e vi bruciate”. Adesso poi c’è la storia che si conosce.

Gianluca passa le selezioni di Sanremo Giovani ed approda al Sanremo ufficiale del 1995 tra le nuove proposte…

Si, ma sull’onda del successo di oltre 100.000 copie vendute di un singolo lanciato semplicemente per passare un’eliminatoria, che oltretutto passammo per il rotto delle cuffia. Invece fu chiaro da subito che La mia Storia Tra Le Dita era un successo.

A Sanremo poi arrivaste sesti se non ricordo male?

Gianluca mi volle con sé sul palco. Diceva che gli davo sicurezza. Effettivamente in quegli anni lì lui è stato davvero un mio figlio adottivo, come si definiva lui. C’era un rapporto davvero come quello tra padre e figlio. Io lo incoraggiavo tanto e lui si fidava di me in maniera totale. C’era una magia, un’alchimia speciale.

Riguardo al sesto posto ci interessò relativamente; sin dalla prima apparizione di Gianluca ci trovammo l’albergo lì a Sanremo assediato di fans. Era chiaro che qualcosa era successo, anche se trovarsi a vendere 25.000 copie alla settimana, come è successo a noi per mesi e mesi, credo nessuno lo potesse immaginare… forse tranne me!

Il successo è proseguito con Falco A Metà come terzo estratto dall’album, con cui Gianluca ha presenziato stabilmente nell’airplay estivo ed al Festivalbar da assoluto protagonista; ma come è possibile però che un simil successo non abbia avuto a corredo un video promozionale?

Colpa di quel genio dei discografici. Si sono trovati spiazzati dal successo, erano convinti che dopo Sanremo si sarebbe sgonfiato. Così limitarono il budget per la promozione sia di Falco A Metà che di Primo Treno Su Marte.

Se ci pensi sono stati due successi perché il pubblico lo ha deciso ma che non sono stati così pubblicizzati dall’etichetta.

Cosa accade poi all’improvviso perché un tale connubio si spezzasse? Se preferisci non raccontarlo puoi glissare la domanda…

Non ci siamo lasciati benissimo io e Gianluca anche se non abbiamo mai litigato. Si è cascati in un silenzio consenziente in cui lui aveva semplicemente pianificato un lavoro che io non appoggiavo.

Ho comunque lavorato con lui al successivo La Fabbrica Di Plastica del 1996, ma consigliandogli, come un padre che ha più esperienza, di metterlo nel cassetto, di consolidare il successo ottenuto con un album più vicino nel gusto e nel genere a Destinazione Paradiso, per non tradire il pubblico.

Direi che non sei stato ascoltato?

Lui ha trovato l’appoggio dei discografici che definirono La Fabbrica Di Plastica un grande album, e lo è, senza dubbio. Mi vennero contro non capendo che io parlavo di non tradire il pubblico.

Non avrebbe potuto capire dopo un solo anno chi fosse il vero Gianluca, cambiando così tanto stile. Quello era un disco a cui si doveva arrivare gradualmente, magari un quarto album.

Così vi siete artisticamente separati…

Si, alla fine del progetto de’ La Fabbrica Di Plastica mi disse che aveva bisogno di camminare con le sue gambe, poi però mi richiamò anni dopo per Il Re Del Niente.

Quasi dieci anni dopo… come era cambiato l’artista e l’uomo?

L’uomo era sicuramente più maturo ma anche disilluso. L’artista invece era quello che ci tenne a precisare che le decisioni finali sarebbero però state solo sue, che era un discorso di responsabilità sul progetto tutto.

Gianluca passa per un caratterino non facile comunque e tu lo ha tenuto tutto sommato a bada per il lavoro su tre dischi. Come ci sei riuscito?

Ma figurati! Io ero il suo papà adottivo e lo trattavo come un padre tratta il suo cucciolo. La sua difficoltà caratteriale è semmai il fatto che Gianluca è un po’ vittima di se stesso e delle sue aspettative e su questa cosa gli dicevo sempre di non pensare a come lo avrebbero visto gli altri, ma di concentrarsi sulle cose che doveva fare per renderle al meglio.

Pensa che una volta, e ci rido ancora quando ci penso, mi chiese se sarebbe mai passato alla storia, capisci? ( ride ndr )

E tu?

Gli risposi che la storia si misura nei secoli e che le nostre vite sono un po’ troppo brevi al cospetto.

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