8 Gennaio 2025
Condividi su:
8 Gennaio 2025

Ghost Songs, o “canzone fantasma”. Scopriamo cosa sono e perché stanno facendo discutere

Il fenomeno delle canzoni che nessuno ha scritto: tra mistero e business.

ghost tracks Spotify fake artists canzoni fantasma streaming
Condividi su:

Nel nuovo appuntamento con la sua rubrica in esclusiva per All Music Italia, “Dillo all’Avvocato“, l’Avvocato Fabio Falcone (specializzato in Musica, Discografia e Diritto d’Autore e, al tempo stesso, cantautore con La Differenza e come Pianista Indie) ci parla di un fenomeno che sta facendo molto discutere e che pare essere legato alla piattaforma streaming più utilizzata in Italia, Spotify. Parliamo delle “canzoni fantasma“.

Lasciamo quindi la parola all’Avvocato Falcone.

CANZONI FANTASMA SU SPOTIFY

Oggi vi parlo di un tema che sta facendo molto discutere: le “canzoni fantasma” su Spotify.

Vi è mai capitato di ascoltare una playlist rilassante, con brani di artisti sconosciuti dal nome strano? Nessun profilo Instagram, nessuna informazione rintracciabile sul web.
Bene, alcuni di quei pezzi potrebbero essere “canzoni fantasma”. Ma di cosa si tratta esattamente?

Cos’è una ghost song?

Immaginate di trovare una canzone di un artista mai sentito prima. Si ipotizza che quell’artista potrebbe non esistere davvero. Alcuni brani sembrerebbero essere creati da produttori sconosciuti o addirittura generati da algoritmi o dalle AI, caricati su Spotify senza un vero progetto artistico dietro.

L’obiettivo, secondo alcuni, potrebbe essere quello di riempire playlist popolari come quelle di musica ambient o chill-out, dove l’importante è il mood, non il nome del cantante.

Perché tutto questo?

La risposta, sempre secondo alcune teorie, sarebbe legata ai soldi.

Spotify paga gli artisti ogni volta che un loro brano viene ascoltato. Quindi, se qualcuno producesse un sacco di brani economici e li infilasse in playlist con milioni di ascolti, i guadagni potrebbero aumentare rapidamente per quel qualcuno. Ma c’è anche chi sostiene che i ghost artists potrebbero servire a ridurre i costi dei diritti da corrispondere a etichette ed artisti.

L’intervista alla dipendente di Spotify

Secondo un articolo recente, una dipendente di Spotify avrebbe confermato che alcune di queste canzoni sono create da produttori affiliati direttamente alla piattaforma. Questa affermazione ha scatenato un putiferio, con molti che si chiedono se Spotify stia sfruttando questo sistema per risparmiare sui diritti o per aumentare i propri margini.

Anche qui, però, siamo nel campo delle ipotesi: nessuna dichiarazione ufficiale ha ancora chiarito del tutto la vicenda.

È tutto legale?

Domanda interessante, ma la risposta non è semplice. Non ci sono prove che si tratti di qualcosa di illegale, ma si parla di una zona grigia.

Spotify, come piattaforma, può includere nelle sue playlist i brani che preferisce. Tuttavia, qualcuno potrebbe sostenere che un utente abbonato, aspettandosi di supportare i suoi artisti preferiti, potrebbe sentirsi ingannato. Insomma, una questione che meriterebbe più chiarezza.

Che dice la legge?

In Italia, la trasparenza è fondamentale per la tutela dei consumatori.

Se un servizio pubblicizza un certo tipo di contenuto, deve essere chiaro su cosa offre. Tuttavia, nel mondo della musica digitale, le regole sono ancora piuttosto vaghe.

Forse è arrivato il momento di definire meglio questi aspetti. La musica è emozione, ma è anche business. Credo che conoscere queste dinamiche possa aiutare tutti, artisti e ascoltatori, a muoversi con più consapevolezza.

Alla prossima, ragazzi. Dite la vostra, scrivetemi e se ne avete voglia venite a trovarmi anche sul mio sito ufficiale cliccando qui.

Avvocato Fabio Falcone