Pagelle nuovi singoli 5 febbraio 2021 a cura di Fabio Fiume. Non accennano a diminuire le uscite italiane, Questa settimana si sono superate le 80 novità ed ovviamente era impossibile ascoltarle tutte, per cui ad una certa… sono andato a sorteggio.
Partiamo subito…
Layla Al Habash – Brodo
Voce molto moderna, di quelle disincantate ed un po’ scocciate nel cantare, quella di Layla, al servizio di questo pezzo che ha un groove molto anni 90, figlio di quelle produzioni hip hop con cui l’Italia cominciava a fare i conti con attenzione concessa. Il contrasto tra la voce moderna ed il groove retrò rende la proposta interessante e comunque calda nell’impianto sonoro.
Sei ½
Alteria – Punto di rottura
Tutti abbiamo un punto di rottura, un grado massimo di sopportazione che, oltrepassato il quale, non si torna indietro. Lo canta qui Alteria con un testo proposto su chiave rock, con liriche forti, centrate. “Come quando nasce un figlio e sai che non sei più da sola o come quando muore un sogno e anche se piangi non si avvera”… Peccato per la linea melodica che non ha mai variazioni degne di nota, nemmeno tra strofa ed inciso, così come le intenzioni dell’interpretazione. Accettabile comunque.
Sei
Altre Di B – Diagram
E’ un po’ come se i Blur di Demon Albarn avessero collaborato con produzioni tipo quella dei Gabin per intenderci. La voce del vocalist è infatti in linea con le produzioni britpop anni 90, ma l’arrangiamento strizza l’occhio a possibilità da dancefloor tranquillo, quello da cocktail. Il progetto ha una sua dignità anche nel testo, che pone le variabili della vita come coordinate mutevoli di un diagramma da disegnare.
Sei +
Pablo America – Loco loco
E’ che ascoltando questo pezzo si corre il rischio davvero di diventare Loco! E’ solo uno spreco di una buona base per sciolinare sopra un testo inutile, ripetitivo, che hai voglia di dimenticare non appena lo hai ascoltato e purtroppo non puoi, perché quel “loco, loco, loco” ti si è ficcato dove non volevi!
Tre
Angelica – Karma
Proposta piuttosto corriva, in linea con quanto propongono la maggior parte delle starlette d’oltralpe, che mixano ad oltranza nel loro sound reminescenze o caraibiche o, come in questo caso, mediorientali. A dire il vero al Medio Oriente si ricorreva più la decade scorsa, ma la lontananza nel tempo non rende certo nuova la proposta. La scelta di non cantare in italiano non mi è comprensibile, anche perché proprio nella nostra lingua, certi tipi di proposte potrebbero risultare più nuove. Si ascolta senza skippare, ma certo non si lascia ricordare.
Cinque ½
Bianca Atzei & Legno – John Travolta
Ritorno opaco per Bianca Atzei che mancava un po’ dalle scene. Torna infatti con un brano che non ne mette in luce le prerogative vocali, il graffio riconoscibile per un pezzo condiviso con i Legno, che fanno poco pure loro per mettersi in luce, giocato su un inciso ripetuto diverse volte nel mezzo delle quali ripetizioni, sono montate delle strofe brevissime, che fanno gioco di parole e che risultano quasi un riempitivo. Mah!
Quattro
Alessio Bernabei – Everest
Come già sottolineato altre volte, per altri pezzi, il problema di Alessio continua ad essere l’originalità. Il pezzo in questione non è affatto brutto ma, mi chiedo, possibile mai che nessuno del suo entourage gli dica di quanto suoni troppo “Mengoni” ? Queste sono ingenuità piuttosto gravi, non tanto dell’artista che pur comunque è nel settore da anni, ma di chi lavora attorno che probabilmente all’ambiente deve parte delle sue rughe. Fortuna, ribadisco, che il pezzo non è brutto, sennò l’insufficienza sarebbe stata di quelle gravi.
Cinque ½
Andrea Bertè – 80 giorni
Voce pulita, piacevole, di prospettiva dato che appare abbastanza malleabile per potersi plasmare su diverse possibilità sonore. Brano gradevole che tradisce i riferimenti alla prima clausura, durata oggettivamente 80 giorni e che i giovani, più di tutti gli altri, hanno cercato di colmare con la vita parallela virtuale. Chiaramente le mancanze fisiche con i giorni crescono, ma l’intelligenza nel brano sta nel girare attorno all’argomento, far capire ma non dire esplicitamente.
Sei ½
Arianna Brilli – Lasciati andare
Ballata di maniera, cantata benissimo ma anche piuttosto prevedibile, come se improvvisamente si fosse palesata una di quelle cantanti conosciute a Sanremo durante gli anni 90, che so, una Rossella Marcone, per proporre una canzone che poi, nessuno ricorda più finite le serate. Per una che canta così bene, questo pezzo può al massimo essere la traccia 8 di un album e non la proposta radio; per quella ci vuole un’idea meno navigata.
Cinque
Capitolo 21 – G
Appoggiato su una base pop piena di echi e con ampi spazi solo musicali, anche nel mezzo delle strofe, questa canzone ha un buon tiro, di quelli che potrebbero piacere alle radio, pur sfuggendo dalla prevedibilità. Male però il finale che è tronco, rinuncia a qualsiasi possibilità di ampliare il discorso andando invece qui incontro ai diktat radiofonici, pur di non andare troppo oltre i 3 minuti. Ne paga la canzone.
Sei
Ciliari – La notte è un film francese
Retrò ma anche molto aperta a discorsi attuali, questa canzone di Ciliari è in realtà nel mezzo di molte cose: retrò ma contemporanea come detto, radiofonica ma non scontata, di approccio indie ma anche ficcante e pop, cantata in maniera annoiata ma pure piena di vita nel testo che vive di contrasti. Insomma ha il suo bel perché per non passare inosservata; potrebbe difatti diventare quel brano “strano” che di tanto in tanto i network erigono a successo.
Sette
Claudym – Nightmare
Pop elettronico moderno e piacevole nell’ascolto, che riesce a trascinare pur restando sempre pacato nell’esposizione. Il brano viene cantato in maniera distaccata, quasi disinteressatamente, però questa modalità resta funzionale per far emergere giochi di suoni, elettronici per l’appunto, che altrimenti un’attenzione maggiore sulla voce, scavalcherebbe. Potrebbe essere amata dalle radio… se l’ascoltassero.
Sette
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