Sauro Martinelli – Come polvere
Rock più d’intenzione che per resa effettiva, questo pezzo ha qualche reminiscenza nel cantato di anni che furono, soprattutto i primi 90.
La noia è subdola come la polvere: arriva all’improvviso e prende tutto, proprio come la polvere che silenziosamente ricopre ogni cosa. L’avrei resa più asciutta, senza qualche riverbero di troppo che deconcentra un po’ l’ascolto.
Sei =
Meteora – Via Mameli
“Hai un buon odore, come polvere da sparo dopo un colpo al cuore”… è chiaro che è un senso figurato, ma la figurazione è un po’ ardita perché dubito che chi subisce il colpo, possa fermarsi a sentirne l’odore.
Il pezzo ha più di un richiamo di cose già sentite, combinate insieme in maniera comunque intelligente, perché mentre ti sta venendo in mente la linea melodica, ti distrai con un cambio. Resta solo il sentore, ma c’è.
Cinque
Mina – Nel cielo dei bars
Omaggio fumèe a Fred Buscaglione, con quell’atmosfera che fa tanto night club, bicchieri di Whiskey consumati a metà, di posaceneri dove le sigarette si consumano da sole, lasciate lì mentre si flirta con gli occhi, cullati dalla melodia e dalla voce di una brava vocalist.
Se questa è Mina poi, e canta così, allora il flirt diventerà reale di sicuro. Atmosfere.
Sette
Fabrizio Moro – Melodia di Giugno
Perfetta per un arrangiamento orchestrale questa canzone, riportata a nuova luce, è una perfetta ballata in stile Fabrizio Moro, sporcata da una voce che è irruenta ma espressiva, si sgrana quando sale, ma mantiene una pasta riconoscibile.
Molto romana negli accenti e nelle inflessioni, ma arriva a tutti per la resa, non prigioniera di stereotipi. Difficilmente potrà esplodere in radio, ma poco importa. Non passa inosservata.
Sette
Ida Nastri – Comfort zone
Voce molto espressiva, sicuramente rodata su situazioni jazz funk che vengono in qualche modo trasportate su questa base pop elettronica, che non riesce a nascondere le influenze. Il basso pilota tutto in contrasto con la sua voce che invece è di timbrica alta ma non fastidiosa, proposta senza sforzo tanto che arriva precisa e senza perdere in calore.
Sei ½
Il Triangolo – Messico
Brano in cui l’inciso perde di potenza rispetto alle strofe che, invece, sono interessanti anche per arrangiamento musicale, ritmica e dinamiche. L’inciso appiattisce con una tonalità tendente al falsetto che però, laddove non potente come la ritmica, ne viene risucchiato.
Godibile l’utilizzo massiccio di strumenti che ricordano che la musica dovrebbe essere fatta da prevalentemente da questi. Comunque accettabile, anche più.
Sei +
Tommaso Novi – Aria
Tutti gli strumenti sono “zampettanti” nelle strofe di questa canzone; intendo dire punterellati: piano, basso, batteria, tutte sono come toccate con un dito solo che mantiene la nota o la ritmica.
Poi subentra una linea melodica su cui però Tommaso continua a cantare frasi scadenzate che non si uniscono mai alla melodia. Il risultato è che resti sempre con un’idea di attesa di qualcosa che non arriva.
Cinque
Chiara Ragnini – La sera è ormai notte
E’ più una poesia musicata che una vera e propria canzone. Viene volutamente offerta in maniera tenue, voce, chitarra e qualche punteggiatura di piano.
E’ però un brano da interno della tracklist di un album più che un singolo, perché per essere apprezzata dev’essere ascoltata da chi ti vuole ascoltare per davvero, ti ha comprato e si mette lì a sentire tutto il lavoro, non di passaggio distrattamente in radio.
Senza voto
Rayo – Resilienz #1
Artista partenopeo che si muove a metà tra parlato (perché ha una buona musicalità nel parlare più che rappare) e cantato, grazie ad una voce di buona pasta soul, con probabili gusti che pescano tra interpreti di colore che hanno proprio nella tinta della voce la loro bellezza.
Il pezzo è essenziale, proprio chitarra e voce e qualche effetto eco sulla stessa. Eppure arriva un senso di completezza.
Sette +
Gero Riggio – Veleno
Sentimento spiegato con ricordi di un vissuto che sembra alle spalle e che si analizza con l’esperienza, perché di notte il mare sembra inghiottire il cielo e diventare un tutt’uno, forse andrebbe solo ricordato.
Il tutto è proposto su un linguaggio pop ben costruito, con fioriture black che rivelano gusti e ascolti personali di Gero. Buono lo special, questa strana creatura che ormai sembra omessa dalle nuove produzioni, qui c’è e dà lo stacco.
Sette
Matteo Romano – Concedimi
Pezzo che comunica intimità sia nel testo, sia nella decisione di proporlo in maniera essenziale, sia per la voce del nostro, un po’ claudicante eppure così personale, con la possibilità di diventare conoscibile.
L’ispirazione di alcuni giochi vocali mi fa pensare a John Legend, sbiancato nella voce chiaramente. La canzone funziona perché arriva dove voleva arrivare, comunica uno stato d’animo preciso e, essendo un’opera prima, mica è cosa da poco?
Sette
Seryo – Bad boy
“Che ne sapete di quel che ho vissuto se mentre io spalavo merda, voi avete solo annusato”…racconta questa canzone rap che ha base ed interpretazione decisamente noir. Il discorso è personale e parte da un passato non facile che viene spiegato anche bene, ma che poi viene interrotto troppo in fretta rendendo il tutto non esaustivo, se non dal punto di vista del testo, sicuramente da quello di forma canzone.
Cinque ½
Sirente – Vivi a domani
Musicalmente il pezzo è un po’ prevedibile; è una ballata pop/rock con tutte le battute un po’ telefonate dal punto di vista della costruzione del pezzo.
La parte musicale è tenuta un po’ troppo sotto rispetto alla voce, anche laddove la batteria oppure le chitarre avrebbero dovuto salire in cattedra.
Cinque
Uruguai – Monet
Il mondo stilistico di Uruguai non è nuovo, soprattutto quando si arriva all’inciso che, con questa coralità piena di echi, è di fortissimo richiamo verso cose già sentite.
Le strofe poi hanno invece quel fare che definisco sempre “scazzato” molto di moda in questo periodo. Peccato perché il pezzo e finanche interessante nel testo.
Cinque
Andrea Vigentini – Oltre tutto l’amore che c’è
Pezzo di buonissima potenza radiofonica, nonostante si tratti di ballata poco più che acustica e questo stile in genere non è che si sposi propriamente con le playlist dei grandi network.
Questo però ha una costruzione incisiva, che permette a chi ascolta di seguire l’evoluzione e sfociare nell’inciso aperto dove chiunque può ricordare e ripetere “Oltre tutto l’amore che c’èèè” . Inoltre il testo non è banale, anzi, è sentimentale senza usare luoghi comuni o frasi fatte.
Sette ½