Pagelle nuovi singoli 12 giugno 2020 a cura di Fabio Fiume.
Anche questa settimana è bella piena di novità. L’Estate sta incalzando un po’ in ritardo per la discografia ad onor del vero e pertanto si corre ai ripari come si può.
Molti artisti vengono fuori con i prodotti lasciati in stand by dal covid, altri con ciò che hanno ultimato nei loro studi personali.
Il risultato per questa settimana qui segue ed io, come sempre l’ho ascoltato per voi. Non avete che da ascoltare anche voi, leggere, e confrontare le vostre opinioni con la mia. Buona lettura quindi e buon ascolto.
Giuseppe Anastasi – Bla bla star
Anastasi è un talento della composizione. Sa variegare, essere profondo e scanzonato, romantico e surreale ed in ogni proposta riesce a risultare assolutamente credibile.
Lo era del resto come autore e lo è di buona gloria anche come artista. Questo brano è carinissimo, cantabile, allegro ma non stupido, con un filo conduttore che risiede nella ricerca di una speranza, di una possibilità ancora di sognare. In maniera surreale, ovvio.
Sette ½
Unico Anx – Femmn
Con un buon sound clubbing il pezzo è proposto prevalentemente in napoletano. Pecca però di un’intenzione interpretativa che non ha molta varietà e di una visione della donna un po’ arcaica.
La durata breve non permette poi di costruire uno special e così si finisce che nei tre minuti scarsi, si ripeta l’inciso per più della metà del tempo.
Quattro
Martina Beltrami – Luci accese
Bel colore di voce, messo al servizio di un brano gradevole, che ha di suo una linea malinconica che ben si sposa con le caratteristiche vocali appunto di Martina.
Gioca poi con le dinamiche la nostra e la cosa le riesce, pure con qualche taglio di sillaba assolutamente personale. Con una canzone più potente potrebbe emergere. Più che sufficiente.
Sei +
Paolo Benvegnù – La nostra vita innocente
L’arrangiamento acustico non riesce a far arrivare più potente il brano, che ha un testo molto bello, molto poetico ed al contempo reale. Certo non mi aspettavo da Paolo un pezzo estivo, nell’accezione “cretina” del termine, però forse questo brano lanciato adesso, al principio della bella stagione, perde un po’ della sua forza.
Resta indubbiamente la qualità, ma a volte, da sola questa non è sufficiente.
Sei =
Big Fish & Jake La Furia – Soldi dall’inferno
Lo schema del testo cade un po’ troppo sull’attualità rap/trap, solo che La Furia tira le fila della sua di vita, quando nel rap spesso si entrava solo frequentando certi ambienti.
C’è un po’ di denuncia pure verso l’attuale musica rap, da cui Jake è ultimamente fuggito, ma qui se ne riappropria provando a ricordare alle nuove generazioni da dove lui arriva.
Il bit è giustissimo ma in questo Fish è maestro. E giusto per, non condanno sempre le parolacce, se vengono dette con un senso… a buon intenditori poche parole.
Sette
BoomDaBash & Alessandra Amoroso – Karaoke
Si rinnova la collaborazione tra la band salentina e l’artista dai medesimi natali. Indubbiamente torna forte l’allegria, il senso d’estate.
Sarà però un po’ un mio limite, ma ad un certo punto mi verrebbe di urlare all’Amoroso “che ti urli”? Qui Alessandra manca proprio di modulazione, è tutta sulla stessa linea ed alla fine una canzone colorata… non ha colore.
Quattro
Vincenzo Capua – Weekend
Ascoltando ho pensato a Paolo Vallesi ed allora sono andato a leggere la cartella stampa ed ho scoperto che il cantautore fiorentino ha la supervisione su questo progetto.
Si sente, anche se Capua è meno arrabbiato ma anche, chiaramente, meno personale. La canzone è comunque una ballata abbastanza generica nei suoni e con un testo piuttosto prevedibile.
Cinque
Alex D’Herin – E mi bevo un caffè
Con un “ma ma ma” che fa un po’ Lady Gaga di Poker Face , questa canzone cammina descrivendo una storia che è quasi fumettistica ed è cantata in maniera molto attoriale, con un’interpretazione che prevede facce, ghigni e sbuffi.
Ha il suo mondo D’Herin ed al di là di un gusto personale può indubbiamente trovare il proprio pubblico.
Sei
Francesco Di Bella & Dario Sansone – Uno vicino a n’at
Il leader dei 24 Grana e quello dei Foja si uniscono per un pezzo che parla chiaramente dei recenti vissuti dall’umanità, ma lo fa con un testo che fa riflettere, non banale, che non gioca di frasi fatte.
Tanta libertà ma senza potere fare nulla, stando da soli e alla fine se non sei contento, che te ne fai? Si parla del momento, ma in maniera che la si possa cantare anche poi.
Sette
Disco Zodiac – Scusami
Contrasto riuscito tra il ritmo estivo ed il senso malinconico del testo che va a braccetto con l’interpretazione.
Infastidisce qualche effetto sulla voce nelle alte, mentre l’effetto di sdoppiamento elettronico dello special fa un po’ troppo Liberato. Però il pezzo resta caruccio assai.
Sei ½
Drefgold & Sfera Ebbasta – Elegante
Trap allo stato puro, non solo per l’insieme e l’arrangiamento, ma anche per il testo che ha i classici riferimenti. Almeno però Drefgold lo ammette da sé di non essere elegante.
Sfera “canta” l’inciso ed un piccolo special. Nell’insieme è orecchiabile e si ciba di un inciso che sicuramente sarà parecchio cantato dalla generazione attuale. Resta comunque poco.
Cinque ½
Ecklettica – Una vita stronza
L’idea è un po’ confusa: in questo brano c’è un approccio pop, una divagazione rock in stile primi Finley e persino qualche suono dance buttato nel mezzo per un risultato che, probabilmente, arrangiato in maniera più asciutta, avrebbe avuto un suo perché. Il troppo a volte storpia e non è solo un detto.
Quattro ½
Fedez & Robert Miles – Bimbi per strada
Questo brano dell’ormai lontano 1995 ci fece ballare tanto, facendosi persino cantare ognuno col suo suono onomatopeico preferito.
Oggi Fedez lo ripesca e con lui il suo purtroppo scomparso e mai troppo ricordato compositore e ci dona un testo per poterla pure cantare per davvero.
L’intervento sulla base è minimo, anche perché toccarla avrebbe potuto meritare la fustigazione in piazza pubblica. Funziona e per una volta riesce a non far sembrare cafone le scelte stilistiche del rapper, perché questo pezzo aveva un’eleganza che raramente si è ritrovata nella dance.
Sette ½
Manuel Finotti – Forse dovremmo parlare
Ballata che ha una sua forza addirittura internazionale, nel senso che è concepita con un fortissimo senso britannico soprattutto; immaginatela in inglese e cantata da un artista tipo Lewis Capaldi o un James Morrison?
Ha un’ottima gestione delle dinamiche, riuscendo a comunicare il testo d’amore con la giusta forza dove ci vuole.
Sette
F.u.l.a – Sabar
Tutto decisamente sentito, anche se montato in maniera trascinante e variopinta… termine usato anche nel testo e quanto meno indicato.
Forse di differente c’è che nella base ci sono dei riferimenti africani, che da tempo non erano usati nei brani attuali, schiacciati da quelli latini. C’è comunque una voce che anche senza effetti emerge. Ecco gli effetti dovrebbe buttarli via.
Sei
Galeffi – Monolocale
“Se fossi in te non mi amerei mai e poi mai”… eh beh! Direi che è una bella ammissione d’impossibilità. La descrizione di quest’amore è assolutamente contemporanea nonostante il brano suoni senza tempo; sarebbe andato bene con qualche accorgimento in ognuna delle ultime 5 decadi.
E la storia è di quelle abbastanza “azzeccose”. Forse tutte le storie però sono così, almeno all’inizio, quando è fortissima la passione.
Sette
Gec – Faro
Decisamente ispirata ad un certo tipo di indie inglese, stile che in italiano, se non viene miscelato con un po’ di sana tradizione nostra, funziona meno, perché, chiaramente, capendo perfettamente il testo, non hai la possibilità di perderti nei tuoi pensieri.
Cinque
Ivan Granatino & Bl4ir – Caramella
Pezzo estivo, di quelli che cavalcano la moda latineggiante nelle sue ultime declinazioni. L’inciso gioca con la rima bella/caramella, e col doppio senso della possibilità di scelta… proprio come quando scegli un pacchetto di caramelle.
Modaiola, sicuramente ottiene movimento, ma Granatino in passato ha saputo essere molto più originale.
Cinque ½
Il Migno – La casa del Pelle
Il pezzo racconta la città di provincia ( Piombino in questo caso ) e lo fa con un certo groove.
Non c’è però cambio, ad un certo punto necessario invece, nella ritmica, che è chiaramente synth. Arriva un sax nel finale per rendere l’atmosfera più sofisticata, riuscendoci tutto sommato.
Sei
Kappadue – Anelli di Saturno
Si gioca tra l’astronomia e chiaramente l’ispirazione mitologica di dei . D’evocazione il suono di tromba che tiene compagnia per la seconda strofa un brano che di suo sarebbe urban, ma che non disdegna di pescare alcune ambientazioni addirittura jazz, tra chitarre ovattate ed appunto fiati.
Buona ma troppo breve.
Sei ½
Kenzo – Istanti
Trap con qualche divagazione. C’è voglia di riscatto nelle strofe, mentre l’inciso cade un po’ sulle rime facili: me/te, sai/noi… posti alla conclusione di frasi abbastanza prevedibili che fanno un po’ a pugni con lo stile, che vorrebbe parole a valanga.
Cinque
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