Diamine – Bolle di sapone
Il duo romano ha trovato una formula decisamente convincente di proporre le proprie composizione; la veste è elettropop, ma di quello che non cerca di strabiliare con trovate synth impareggiabile, ma che è tappeto che appare pieno sotto i loro racconti del quotidiano.
Storie di tutti, per tutti, in un quadro omogeneo che arriva familiare e piacevole all’ascolto.
Sei ½
Sarah Di Pinto – Ind’io
Canzone pop di ultima concezione, tutta frutto di studio, che però manca di mordente, di quel momento che si faccia ricordare, che in genere è fornito dall’inciso, ma talvolta magari sostituito con un momento musicale o un gioco vocale.
Qui non resta granché e l’inciso ha una cadenza a dir poco noiosa.
Quattro ½
Loredana Errore – 100 vite
Spesso si vivono 100 vite e non si ha il tempo per identificare le cose importanti di nemmeno una di esse.
Loredana racconta in questo suo ritorno come invece si sia fermata ed abbia pensato alla telefonata da fare per cui non importa neppure che ora sia.
L’interpretazione è calibrata e giusta, con guizzi di potenza dove serve. Per un pezzo del genere ci sarebbe voluto quel palco là… però, anche così, è un buon rimettersi in carreggiata.
Sette
Francesco Farina – Noi saremo sempre
Base un po’ povera, con un fastidioso tempo battuto assolutamente synth con ogni probabilità sostituito con una batteria vera al posto, o anche una elettronica avrebbe fornito tutto un altro risultato.
Testo con rime un troppo telefonate, semplici, prevedibili. Non manca il senso melodico ma non può essere tutto in un brano.
Quattro
Jonathan Cilia Faro & Annalisa Becchetti – Canto alla vita
Due belle voci, pulite e strutturate, unite qui in un classico esempio di pop mischiato alla lirica tanto caro soprattutto all’estero.
Nella parte a due voci Faro copre un po’ troppo la voce della collega che chiaramente andava amplificata maggiormente. Arrangiamento decisamente solito per un testo di speranza… che di questo periodo…
Sei =
Ghemon – Champagne
Con i miglioramenti continui conseguiti come vocalist, oggi Ghemon può permettersi di giocare pure con quel rap con cui trovò la strada verso l’arte.
E difatti questo nuovo singolo è una partita perfettamente bilanciata tra gli stili: rap iniziale, un fare r’n’b nella preparazione dell’inciso ed una fruibilità godibilmente pop nell’inciso, su cui, provetti cantanti posso persino provare ad esercitarsi.
E chi l’avrebbe mai detto appena 5/6 anni fa? Squisita e non solita.
Sette ½
Giacomo Ghinazzi & Bea – Shine on silver moon
Tanto richiamo agli anni 90 con questo nuovo progetto del producer, che trova una bella voce da lanciare che, proprio per rafforzare l’idea di quel decennio, richiama non poco la prima Alexia.
Funziona perché oltre a farsi ballare può essere anche canticchiata e ricordata.
Sei +
Vanessa Grey – Dentro la tua radio
Fare musicale da blackstar americana, di quelle che sanno muovere voce e corpo sinuosamente all’unisono. Bel colore vocale, adattissimo allo stile che propone e che ispira sere perse tra l’oro, le luci calde, divani e cuscini.
A volte le canzoni sono sane portatrici anche di scenografie. Pienamente sufficiente.
Sei ½
Marco Guazzone – Azzurro
Mai sentita in una simil versione questa canzone iconica della carriera di Celentano come artista e di Paolo Conte come autore. Guazzone la spoglia di tutte le sovrastrutture, pure semplici e la rende con una semplicità davvero scioccante.
Adatta come colonna sonora, per esser cantata da un protagonista deluso che pensa di poter finalmente rialzare la testa. Da cantare su un terrazzo di notte, in estate, mentre si fissa il cielo.
Sette
In-Grid – Be italian
Qualcuno ricorderà In-Grid per Tu Es Foutu del 2002. Adesso torna sulle scene ( non che se ne sia mai totalmente andata eh! ) con questo pezzo che sembra un po’ strappato ad una produzione di Caro Emerald, di cui però non ha la stessa pasta vocale.
Il suo è più un fare impertinente che per il pezzo in questione va pur bene, proposto con questo sound da palco anni 30, su cui è facile immaginarsi muovere passi a tempo di charleston. Scorrevole.
Sei
Andrea Lelli & Iskra Menarini – Scale di grigi
L’abbandono è qualcosa che è un po’ complicato da digerire. Lelli propone qui delle strofe che seguono percorsi abusati che richiamano altre cose, per poi procedere con un inciso un po’ più personale ma anche meno memorabile.
Per fortuna Iskra impreziosisce e non poco, intervenendo a mo’ di ancora di salvezza e con la sua voce piena e più variopinta richiama l’attenzione.
Sei+
Marco Leo – Vedrai che passerà
Canzone generata dalla situazione ma che ha una possibile valenza anche al di là. Ben strutturata, con un bel divenire tra strofa ed inciso che hanno due impostazioni completamente diverse ma che non si ostacolano, anzi.
Gradevole la voce che è d’accompagnamento, non primeggiante, ma ciò nonostante assolutamente esplicativa di ciò che canta, che riesce a porgere e non imporre fastidiosamente.
Sette
Leone Marco Bartolo – Bolero vecchio di venti anni
Passa la banda, chissà chi la manda… cantava una grande voce oltre 50 anni fa. Qui ovviamente si prova a rendere più attuale questo fare musicale con un po’ di mix con sensazioni reggaeton e molto alla lontana un po’ di musica popolare pugliese.
Di certo c’è che si suona e che l’insieme fa molta allegria. Un po’ difficile però che possa sfondare il confine che separa la nicchia dalla popolarità.
Sei
Lord Belmond & Frankavilla – Stella cometa
Fare rap, sound reggae ed inciso cantato per questo pezzo che è tante cose assieme ma per un risultato che stranamente è un po’ vuoto a livello d’insieme.
E’ un problema in cui s’incorre quando il lavoro è quasi totalmente un risultato di sala che poco ha anche fare con gli strumenti. Il tutto non è malvagio però, soprattutto nell’insieme di osservazioni fatte e di un sentire che fa tanto estate. Insomma: basterebbe qualche accorgimento.
Sei=
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