Tiziano Ferro Accetto miracoli. Fabio Fiume ha ascoltato per voi in anteprima il singolo che apre la strada al nuovo album del cantautore di Latina, brano che da questa sera dopo la mezzanotte ( o poco prima), sarà disponibile in tutti gli store digitali e le piattaforme streaming e di cui vi abbiamo parlato anche in questo articolo.
Partiamo da una considerazione… lo aspettavo al varco!
Forse con me lo aspettavano tutti quei fans che hanno imparato ad amare Tiziano Ferro attraverso le sue ballate, quei pezzi scritti con sapienza magistrale, una maestria mai sufficiente, mai da mestierante, mai banale, miscelata ad un’innata capacità di descrivere con le parole perfettamente uno stato d’animo, tanto che chiunque ci si potesse ritrovare dentro se non nel presente, nel proprio passato.
Così dopo avere un po’ girovagato per altri lidi, altri stili musicali, essersi sperimentato anche come interprete, Tiziano torna a dare la zampata da re della foresta, perché non va scordato che gli ultimi 20 anni di musica italiana ci dicono che è lui l’indiscusso re del pop.
Lo fa con una nuova ballata di pregevole fattura, Accetto Miracoli, che è seconda anticipazione del nuovo album che arriverà in tempo per i regali di Natale e che da questa prende anche il titolo.
TIZIANO FERRO ACCETTO MIRACOLI LA NOSTRA OPINIONE
Si riprende lo scettro usando l’arma del brivido alla schiena che sa farti venire con alcune frasi che non possono lasciare indifferente chi ascolta lasciandosi rapire e non distrattamente.
Accetto Miracoli nell’arrangiamento è molto semplice, essendo figlia quasi totalmente di un piano che solo sul finale si lascia inglobare in una melodia d’archi senza tempo e dove i tempi vengono dettati da un bit metallico, che ricorda quello che Bjork usò per la sua All Is Full Of Love.
La scelta è particolarmente indovinata, la semplicità premia perché in questo modo le parole prendono più peso, le ascolti bene e chiunque può dare loro il proprio senso nella sicurezza di non tradire l’intenzione dell’artista.
Accetto Miracoli è difatti un discorso chiuso, forte, al cospetto di ciò che guida il nostro destino; per qualcuno è un discorso di fede, per altri di eventualità e casistiche, per altri ancora di un rapporto importante ed ognuna di queste versioni o possibilità apre in noi il dilemma del bisogno e del rifiuto che si contrappongono “ Non mi toccare perché ti odio, non cancellarmi perché ho bisogno ”… sono proprio le due frasi con cui inizia il brano, che si contrappongono nel senso e si intrufolano tra le bellissime note basse del nostro e la sua capacità di tenerle col fare di chi sta raccontando confidenzialmente qualcosa.
“ Cosa ti lascio di me e di te io cosa prendo ”? nel continuo dare e avere verso cui la vita ci fa sbattere.
“ E anche se fosse l’ultima fermata, lascio la mia vita meglio di come l’ho trovata ”… è il conto, la somma tirata, l’aver fatto pace con se stessi che dovrebbe essere alla base della maturità.
Ed ancora “ Nasce dal colore di una rosa appassita un’altra vita” è la relatività che contrappone il bello ed il brutto di questo mondo, dove spesso la vita si rigenera partendo dalla morte di quel che c’era prima, in un ciclo senza fine.
Produce Timbaland anche se qui la sua mano è pressoché nulla, non essendo mai stata l’essenzialità la sua cifra.
Qui c’è invece tutta la mano di Tiziano, una mano grande, callosa, che dà sempre quell’impressione che ti colpirà non controllando la forza ed invece ti accarezza piena di passione e di dolcezze alla ricerca di quell’amore che, se ti parla così, certo non gli negherai.