I Negrita in gara a Sanremo 2019 con il brano I ragazzi stanno bene arrivano in Sala Stampa Lucio Dalla insieme a Roy Paci ed Enrico Ruggeri che li affiancheranno per i duetti di stasera.
Il brano “Il libro in una mano la bomba nell’altra”, non fu mai mandato in rotazione radiofonica. Perché?
Drigo: non è mai stato un singolo, abbiamo toccato i poteri forti senza essere aggressivi, la politica internazionale e l’atteggiamento del Vaticano.
Non volevo prendere una posizione personale, quando ho paura di sbagliare mi documento e tremo mentre scrivo.
Cosa è cambiato dalla vostra prima esperienza a Sanremo?
Pau: siamo cresciuti un po’, abbiamo acquisito consapevolezza, il nostro primo best è uscito nel 2003 in concomitanza con Sanremo. Lì è esplosa la nostra seconda vita, anche grazie alla collaborazione di Roy Paci.
Claudio Baglioni ci aveva chiamati anche l’anno scorso, ma avevamo altri impegni.
Quest’anno invece abbiamo deciso di buttarci nel carrozzone sanremese. Anche se rimaniamo degli outsider, questa volta abbiamo delle frecce al nostro arco.
Stasera daremo una lettura abbastanza diversa del pezzo, stile club, con una gestione più elettro-acustica, leggermente più soft ma con molto più pathos.
Roy Paci ed Enrico Ruggeri in che maniera contamineranno il brano?
Ruggeri: ogni canzone può essere cantata in modi diversi, mi sono trovato ad apprezzare e leggere un testo, cantarlo senza troppi ragionamenti, I ragazzi stanno bene è cantato e suonato da persone che stimo. Mi sono limitato ad andare sul palco e cantare una canzone interessante.
Pau: quest’anno non c’è la serata delle cover e abbiamo chiesto un omaggio a degli ospiti, stanno tributando un omaggio a noi.
Paci: l’amicizia nasce da una situazione molto conviviale, molto carini, con un abbraccio orchestrale che riesce ad amalgamare tutto.
Che consiglio dareste ad un ragazzo che vorrebbe fare musica rock?
Pau: E’ una vita di sacrifici e stenti però questa attitudine regala soddisfazioni. Molto spesso, quando ce lo chiedono, la risposta è Smettete subito! Dipende da voi stessi, da cosa avete nel cuore!
Drigo: Fa piacere che venga chiesto in una sala stampa, per fare rock bisogna far la performance. Ci vuole disciplina e la voglia di fare arte in libertà.
Ruggeri: Fare musica è bellissimo, è una cosa che dà molto piacere. Io sono vicino a quelli che sanno cosa vuol dire suonare davanti a 20 persone, sapere suonare assieme dà soddisfazioni enormi a prescindere dal risultato. Venti persone che poi diventano 40, poi chiamano gli amici e si arriva al palasport e al teatro.
Dopo 25 anni di carriera, come vi sentite?
Pau: nessuno di noi è gregario dell’altro, questa è la cosa più difficile, una chimica esplosiva che se riesci a trasformarla in musica è la scintilla. L’italia è un paese non enorme come l’America o il Brasile, eppure è difficile tenere unita una famiglia come la nostra, è questione di chimica.
Mac: è come un vulcano, siamo così.
Drigo: Ci divertiamo tantissimo.
Domanda ad Enrico Ruggeri.
Lo scorso anno eri con i Decibel, quest’anno come ospite: potresti tornare in gara a Sanremo da solo?
Ruggeri: A marzo uscirà il mio 34° album, di cui 4 con la band e 28 da solita. Eppure sono il membro di una band mancato!
Mi piace avere ritrovato dopo 28 anni i Decibel, con loro in questi anni percepivo delle anime, sentivo vicino a me il tipo di vibrazione dei tempi del liceo, il suonare in una band è una fascinazione.
Su Sanremo non posso ipotecare il futuro, non ho mai fatto una malattia per andarci ed una per non andarci, Sanremo è un posto interessantissimo, dal punto di vista del contatto umano ci verrei sempre.
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