Paolo Jannacci – Sanremo 2020 – Voglio parlarti adesso
Paolo Jannacci arriva in sala stampa Lucio Dalla per la conferenza stampa e si appresta a rispondere alle domande.
Domani uscirà l’album Canterò.
Come concili il mondo jazz con Sanremo?
Non c’è una conciliazione, la musica è tutta uguale non ha barriere, ci sono degli approfondimenti che riguardano la soggettività dei musicisti, che vanno a scoprire, ad esteriorizzare la propria soggettività.
Io mi sento jazz anche qui!
Come è andata ieri?
Mi sono sentito molto responsabile di tutto quello che mi sta accadendo.
Tutti i vostri sguardi, tutto ciò che è stato investito in questo progetto, tutto l’amore si riversa in tre minuti e tu sei la punta di diamante che può fare la differenza.
Serata dei duetti, stasera cosa ci farai ascoltare?
Se me lo dicevi prima, un brano splendido di mio padre con Francesco Mandelli e Daniele Moretti, musicista che collabora con me da vent’anni.
Il brano che hai presentato è nato quattro anni fa, cosa ci puoi dire?
Sono un fatalista ed umanista. Quattro anni fa, quando scrissi il brano non ero pronto io. I meccanismi possono cambiare da un momento all’altro.
Da essere un musicista a cantautore, quale sarà il tuo futuro?
Quando non sto bene mi butto sul pianoforte cercando di tirar fuori la tristezza. A volte un brano deve essere vissuto per essere capito.
Le canzonette racchiudono un momento alto di poesia.
Il più grande insegnamento che ti ha lasciato tuo padre?
E’ quello di capire l’animo umano, avere rispetto del tuo interlocutore per ogni esperienza grande o piccola.
Pensavi a tua figlia mentre cantavi la tua canzone?
Proprio ieri pensavo a tutti quelli che mi stanno aiutando in questa bellissima esperienza e a mia figlia.
Come è stato il passaggio da direttore d’orchestra, giurato a cantautore?
E’ difficile dare una risposta, è un mio percorso musicale.
Dagli albori della musica ci sono due elementi: la percussione e la voce per raccontare una storia.
Stavolta, finalmente c’è qualcuno che suona il piano per me!
Che reazioni ci sono state a casa?
Reazione di grande orgoglio, per me è la vittoria più importante. Mia moglie mi ha criticato perchè ero troppo teso.
Tu che sei un figlio d’arte, quanto ha pesato questo cognome?
E’ una domanda antica però sempre giusta, attuale. Rispondo come risposi 25 anni fa quando cominciarono a chiedermelo, il confronto c’è, ho avuto la possibilità di avere più risalto, poi però sta a te dimostrare di essere di valore.
Quale ruolo più emozionante tra tutti quelli che hai avuto qui a Sanremo?
Ci sono dei momenti nel nostro business in cui ci devi essere, fa piacere esserci. Sono tutte sensazioni legate al mio mondo musicale ed io tratto tutto come se fossi dal vivo col mio pianoforte.
Canto, ho suonato con Nigiotti l’anno scorso, ho diretto mio padre e Pacifico. Vorrei fare spettacolo nel miglior modo migliore.
Gli applausi sono solo per te o anche affetto per tuo papà. Tu come lo vivi?
Lo vivo bene, io con mio padre non avevo un rapporto conflittuale, di invidia, noi abbiamo fatto squadra, eravamo due grandi amici. Questo nostro modo di vivere ci ha fatto crescere e ci siamo sempre spalleggiati.