Ieri Nesli ha portato il suo live legato all’uscita del suo ultimo album, Vengo in pace (ve ne abbiamo parlato qui) all’Alcatraz di Milano.
Ultimamente siamo abituati a leggere sempre più spesso recensioni di concerti che sono più un elenco di dati: il numero di persone presenti, eventuali sold out, il numero di luci, led, schiemi, ospiti e duetti che per carità, è qualcosa di importante, ma spesso porta a perdere di vista quello che dovrebbe essere il punto focale di un live… le canzoni e le emozioni dettate dalla resa dal vivo dei pezzi.
Quello che Nesli sta portando in giro è invece un concerto che riporta l’artista alle origini, ai club fumosi, intimo. Protagonisti la band, le canzoni e ovviamente Nesli, che per riempire il palco non ha mai avuto bisogno di particolari effetti speciali, se non della sua presenza. Se a potenziare tutto ciò c’è anche un bel impianto sonoro, allora il gioco è fatto.
Ascoltando quello che i fan definisco il poeta punk, hai subito una netta sensazione, riconosci in lui l’influenza che ha avuto su diversi artisti italiani, primo a compiere il passo dal rap ad una forma di cantautorato ibrido che oggi è presente in gran parte delle produzioni.
Nesli dal vivo è bravo, preciso e, se per caso c’è qualche sbavatura, fatichi ad accorgertene per quanto sei concentrato sull’intensità con cui pronuncia e sottolinea quello che sta cantando, sul peso che riesce a dare ad ogni singolo parola scritta e vissuta.
Nesli quando è sul palco parla il giusto, lascia che siano le canzoni a farlo, si prende il suo spazio sul palco accompagnando coi movimenti del corpo le sensazioni che le canzoni canzoni trasmettono. Il cantautore si fa intimo quando i brani lo richiedono, come su La Fine, una delle più belle canzoni italiane di sempre probabilmente, dove infila il cappuccio della felpa in testa, quasi a voler sfuggire agli occhi del pubblico. Quasi a voler ricreare le stesse identiche sensazioni del momento esatto in cui scrisse quei versi.
A colpire è anche la scaletta delle canzoni scelte. In primis quelle del nuovo disco, che seguono l’esatto ordine di esecuzione della tracklist di Vengo in pace. Del resto Nesli ce lo aveva rivelato in questa videointervista, l’ordine delle canzoni di questo disco non era casuale ma frutto di una profonda riflessione e di uno escalation di sensazioni.
Ad alternarsi ai brani dell’ultimo disco canzoni tratte da Andrà tutto bene del 2015 e e da Nesliving Vol.3, unica eccezione per la canzone simbolo, La Fine. Una scelta precisa e voluta che magari avrà scontentato qualche fan della prima ora permettendo però all’artista di portare avanti un discorso musicale coerente con quello che è oggi. Non è un caso che anche le canzoni del precedente disco, Kill Karma, siano state tralasciate per questa serie di live.
A sorpresa Il cantautore ha poi duettato con Alice Paba sulle note del brano che i due presentarono sul palco del Festival di Sanremo qualche anno fa. Un momento importante perché il brano nella resa live rende al meglio e si arricchisce di nuove sfumature e, sopratutto, perché il messaggio e chiaro… nonostante le critiche ricevute ai tempi, Nesli non rinnega nulla ed ogni scelta fatta, seppur contestabile, è stata voluta, cercata.
Si chiama coerenza ed è qualcosa di importante perché le mode cambiano, i cantanti oggi salgono domani scendono, la coerenza e le canzoni sono l’unica cosa che realmente può aspirare a rimanere.
Hanno suonato sul palco con Nesli: Emiliamo Fantuzzi (chitarre e programming), Mirko Fretti (basso), Luca Cirillo (tastiere, synth, piano moog) Max Baldaccini (batteria).
Qui a seguire la scaletta dello show di ieri.
- Nuvole e santi
- Vengo in pace
- Sempre qui
- Viva la vita
- Le Cose belle
- Andrà tutto bene
- Allora ridi
- Il mondo è come
- Buona fortuna amore
- Ma che ne so
- Troppo poco
- La Fine
- Ti sposerò
- Davanti agli occhi
- Immagini
- Maldito
- Do retta a te feat. Alice Paba
- Un bacio a te
- Quello che non si vede
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