La lega lancia l’idea di un progetto di legge radio, simile a quella già applicata dagli ’90 in Francia, che imponga alle radio italiane nazionali di modificare i propri palinsesti inserendo una canzone italiana su tre in programmazione e, al tempo stesso di dare maggior spazio agli emergenti.
Il primo firmatario della proposta è Alessandro Morelli, presidente della commissione trasporti e telecomunicazioni della camera nonché, fino allo scorso anno, direttore di Radio Padania.
La proposta si chiama “disposizioni in materia di programmazione radiofonica della produzione musicale italiana” e chiede, tra le altre cose, che le emittenti radiofoniche, nazionali e private debbano riservare almeno un terzo della loro programmazione giornaliera alla produzione musicale italiana, opera di autori e di artisti italiani e incisa e prodotta in Italia, distribuita in maniera omogenea durante le 24 ore di programmazione
Non solo, una quota pari almeno al 10 per cento della programmazione giornaliera della produzione musicale italiana è riservata alle produzioni degli artisti emergenti. Pena di fronte alla reiterata inosservanza delle disposizioni di cui sopra, la sospensione dell’attività radiofonica da un minimo di otto a un massimo di trenta giorni.
Insomma, sulla carta una legge auspicata da tanti (noi compresi attraverso una petizione firmata da oltre 7.000 persone che trovate qui), che parte però da basi polemiche che riportano sempre e comunque al Festival di Sanremo 2019, alle fantomatiche lobby della musica e alla vittoria di Mahmood, polemiche che nemmeno gli enormi risultati portati a casa dal ragazzo sembrano riuscire a mettere a tacere.
LEGGE RADIO E IL PARERE DI AL BANO
Il Deputato della lega, Paolo Tiramani, ha dichiarato all’AdnKronos:
“Auspichiamo innanzitutto che la conduzione artistica del prossimo Sanremo non ricada per la terza volta su Claudio Baglioni ma anche che il Festival diventi veramente la kermesse della musica italiana, un programma del popolo e non di una élite di artisti selezionati probabilmente da un ristrettissimo numero di persone.
La vittoria di Mahmood all’Ariston dimostra che grandi lobby e interessi politici hanno la meglio rispetto alla musica. Io preferisco aiutare gli artisti e i produttori del nostro Paese attraverso gli strumenti che ho come parlamentare. Mi auguro infatti che questa proposta dia inizio a un confronto ampio sulla creatività italiana e soprattutto sui nostri giovani”.
Secondo gli ultimi dati, citati da Morelli, nelle dieci emittenti radiofoniche più ascoltate in Italia la quota media di repertorio italiano è inferiore al 23 per cento. In Francia, dal 1994, con l’approvazione della legge Toubon sull’uso e la promozione della lingua francese in tutti i contesti, le radio sono obbligate a trasmettere una quota molto alta di musica francese di cui una parte riservata agli artisti emergenti.
Anche Al Bano, che già nei giorni scorsi si era dimostrato polemico nei confronti della vittoria di Mahmood, ha detto la sua al riguardo…
“Bisogna fare come in Francia dove le radio trasmettono il 75 per cento di musica nazionale e il 25 per cento di musica straniera. Il Festival di Sanremo firmato da Claudio Baglioni con solo musica italiana, è stata una buona idea.
La canzone di Mahmood è molto carina, anche se va tutelata maggiormente la matrice italiana che è quella melodica. Capisco che non si possono trascurare le nuove tendenze come il rap e il trap, ogni epoca ha la sua musica… ma dare un po’ di attenzione in più alla vena melodica italiana non è un errore. “Ecco forse a Sanremo c’è stato un po’ troppo rap, che è un genere più parlato che cantato. La nostra tradizione melodica non va dimenticata…
E voi cosa ne pensate?