E’ uscito Siamo Stati l’America (Honiro Rookies), il nuovo album di Cannella, poliedrico artista che canta con semplicità la quotidianità. Si tratta di un album senza filtri, che l’artista visto a dicembre a Sanremo Giovani, ha raccontato in un’intervista (Qui l’articolo).
“Volevo fare un disco che parlasse di me, un disco vero, che desse la possibilità alle persone di affacciarsi sulla mia vita e di rivedersi nelle mie parole. Nel quotidiano non é sempre facile mostrarsi per quello che si é realmente, ma nelle canzoni é diverso, le canzoni sono un rifugio sicuro. Dopo tutte le ansie, le corse, le paure, le nottate e chi più ne ha ne metta, adesso sono tranquillo, ho realizzato il disco che volevo e ne sono felice. Ci tengo a ringraziare tutto il team di Honiro per averci creduto sempre, Matteo Costanzo e i Prod By Enemies per aver curato la parte musicale di ogni brano, le persone che mi stanno vicino dal giorno zero e quelle che hanno contribuito in qualsiasi modo alla realizzazione di questo progetto. SIAMO STATI L’AMERICA É FUORI OVUNQUE!”
Queste le parole che Cannella ha postato sui Social.
‘SIAMO STATI L’AMERICA’ – TRACK BY TRACK
Cannella ha raccontato Siamo Stati l’America traccia per traccia.
Campo Felice
Campo Felice la scrissi in un periodo in cui ascoltavo molte canzoni Folk, ero fissato con le robe acustiche, in particolar modo con Feeling Whitney di Post Malone e diverse canzoni di Bon Iver e Damien Rice. Nel brano ci sono tanti elementi che rimandano al mondo folk/ indie folk, ricordo che prima di registrare le chitarre con Matteo Costanzo ci siamo sentiti tutti i brani che stavo ascoltando in quel periodo, volevo che entrasse nel viaggio tanto quanto me e sono contento di come sia venuta fuori. Campo Felice, inoltre, è la traccia che apre il disco, è una scelta insolita perché spesso con la canzone di apertura si punta a dare la giusta carica, io invece ho voluto fare il contrario.
Di Cuore
Di Cuore è il pezzo per cui provo più simpatia, è una canzone triste che ho scritto col sorriso, non emerge solo l’aspetto ironico ma é sicuramente una delle poche volte in cui non mi prendo troppo sul serio. Era un periodaccio e volevo provare a parlare con leggerezza delle mie disgrazie, anche con un po’ di autoironia e sono contento di esserci riuscito. E’ una canzone che mi ha sempre dato sollievo, anche per come si conclude forse, la trovo liberatoria.
Chiara
Chiara è un brano che si concentra su una figura esterna a me, di solito le mie canzoni parlano sempre di cose che mi riguardano in prima persona, questa volta no. Chiara è un nome casuale, mi piaceva come suonava e quindi l’ho scelto, la persona alla quale mi sono ispirato si chiama diversamente. Non è una storia né un racconto, mi sono semplicemente fermato ad osservare ed ho descritto una persona, con i suoi aspetti negativi e quelli positivi, i dettagli impercettibili e le cose più facili da notare, le ombre e le luci, è un ritratto che cerca di essere più fedele possibile alla realtà. Chiara è un brano che a livello di sound rimanda molto alla musica inglese a cavallo tra gli anni novanta e il duemila, di quel periodo amo tantissimo i primi lavori dei Coldplay, che a loro volta sono un po’ figli dei Radiohead, gli Oasis, gli U2, tutti gruppi che ascolto molto e che hanno influenzato la mia musica e questo brano.
Siamo Stati l’America
Siamo Stati l’America è la title track del disco, un pezzo che si discosta da tutti gli altri a livello di sound, non ci sono strumenti suonati, solo synth. E’ stato uno degli ultimi che ho scritto, la mia prima collaborazione con Prod by Enemis con i quali ho lavorato direttamente in studio, di solito io scrivo per fatti miei e in studio arrangiamo, stavolta musica e parole sono nate contemporaneamente durante una sessione. E’ un brano esplosivo al contrario degli altri, penso che dia un valore aggiunto al progetto per la diversità, appunto. Il titolo è la frase chiave, il filo conduttore che lega un po’ tutti i brani del disco, l’amore che non é altro che una guerra e noi siamo stati l’America, la nazione guerrafondaia per eccellenza. Non poteva che essere il titolo dell’album.
Nei Miei Ricordi
Nei Miei Ricordi è forse la canzone a cui sono maggiormente affezionato, quest’anno mi ha permesso di esibirmi sul palco di Sanremo Giovani, è uno di quei brani che sono felice di aver scritto io. Inizialmente era una canzone piano e voce prodotta da Costanzo, poi sono subentrati anche qui i Prod By Eneimes ed è stata trasformata in quello che è attualmente. Nella sua semplicità l’ho sempre ritenuta una perla del mio repertorio, mi piace tantissimo il gioco di tempi che uso nel ritornello, parlando al futuro di cose che potevo fare solo in un tempo passato, nei miei ricordi appunto, è esattamente come mi sentivo in quel momento, confuso, ancorato alle cose passate. Ho espresso a parole uno stato d’animo difficile da spiegare, non era scontato che ci riuscissi.
Spazzolino
Spazzolino è la canzone che nel disco non doveva esserci, l’ho scritta a giochi fatti, avrei potuto tenerla per un eventuale progetto futuro ma così non è stato. Il titolo non doveva essere spazzolino, si chiamava Niente di me, poi un mio amico scherzando mi ha detto di chiamarla così ed io l’ho fatto veramente. É un brano che mette in risalto degli aspetti di me che nel quotidiano tendo a nascondere: la paura della solitudine, di perdere qualcosa che hai sempre dato per scontato, il bisogno di una figura che mi dia attenzioni. Chi mi conosce sa quanto io tenda a dare un’immagine di me completamente opposta,.è un brano che mette in risalto le mie debolezze.
Maggio
Maggio è il pezzo più estivo del disco anche se c’è un contrasto netto tra il sound ed il contenuto del brano. L’ho scritta in uno dei momenti più brutti della mia vita ma ho scelto di arrangiarla così, forse per allontanare un po’ quel dolore. Quando parte mi mette subito allegria, se mi soffermo sulle parole sicuramente mi rimanda a quel periodo però adoro il fatto che la produzione sia tutto l’opposto. Non sono un amante della musica raggae, ma qui sicuramente ci sono anche delle sonorità che rimandano a quel mondo lá, è un genere di musica che mette di buon umore, ti fa muovere, quindi mi sembrava la scelta più giusta per quello che avevo in mente. E’ nata come un esperimento ma ad oggi penso sia una delle canzoni più azzeccate del disco.
Rose Rosse
Rose Rosse è un altro brano che non parla di me in prima persona, però in questo caso c’è molto di me. E’ uno storytelling che ha come protagonista una ragazza che soffre di ansia e attacchi di panico, si impegna per un futuro che non sa se realmente vuole, ha problemi in casa e non si sente capita dalla famiglia, quindi passa molto tempo da sola. Ci sono tante cose in comune con la mia storia, solo che parlarne in terza persona mi è venuto più semplice, é come se avessi raccontato buona parte della mia vita vissuta peró da una ragazza immaginaria. In generale mi riesce sempre meglio scrivere di donne, non so per quale motivo. La produzione è cambiata tante volte, alla fine ne ho scelta una minimale che accompagna la narrazione senza interferire troppo.
Stupida che sei
Stupida che sei è un brano leggero, fresco ed orecchiabile, di quelli che ogni tanto ci vogliono per spezzare. Parla di una relazione partita un po’ per caso, tra sbronze e sesso in camere d’albergo, di un rapporto preso alla leggera che diventa qualcosa di più, cosa che spesso succede senza rendersene conto. Quando do della stupida ad una ragazza innamorata in realtà sono preso quanto lei, evito il confronto perché definire le cose mette paura e non è così necessario, mi fa comodo sentire meno responsabilità.
Val Di Fassa
Val Di Fassa è la canzone più triste del disco, ha un sound molto originale, nel ritornello Matteo Costanzo ha inserito di sua iniziativa delle chitarre bellissime e quando le ho sentite me ne sono innamorato, in Italia di cose così non se ne trovano facilmente. Il brano è un viaggio introspettivo, mi sono completamente lasciato andare, magari ho scritto anche qualcosa di troppo, cose che ad oggi vedo in maniera differente, dettate dal momento. É una fotografia di quel periodo, stavo veramente così e sicuramente avevo una visione dei fatti alterata, ero schiavo di un legame nocivo che non sapevo neanche perché stessi portando avanti. Ad oggi risentirla mi fa bene, mi fa tenere a mente che è meglio stare da soli anziché male in due.
Venerdì
Venerdì a livello di testo è una di quelle che ho più a cuore, l’ho sempre paragonata ad un quadro pieno di colori e sfumature, ho utilizzato molte immagini e quando la sento mi riporta sempre a quel periodo, uno dei più strani della mia vita. Ci ho messo tanto a scriverla, é stata la prima volta che ho lasciato una canzone in sospeso e l’ho scritta un po’ alla volta, é stata una grande fatica ma anche di grande aiuto, probabilmente per i temi molto personali che ho toccato. Il brano inizialmente era stato prodotto, poi in un secondo momento abbiamo girato un video in cui la suonavamo live sul GRA, una versione nata per essere caricata solo su Youtube ma che alla fine ho inserito nel disco, scartando quella prodotta.
Foto dai Social di Cannella
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