È iniziato il Festival di Sanremo, così per fortuna Claudio Baglioni smette di rotolare giù dalle scale ogni sera che alla sua età potrebbe farsi male. Rotola e spacca un vestito. Basta!
Finalmente, dopo tanto parlare di robe inutili, ad essere protagonista è la musica. Quella musica fatta di sconosciuti per gli over che ancora si chiedono, a un mese e mezzo dalla comunicazione del cast, chi diavolo siano la metà dei cantanti in gara. Loro che ancora aspettano Claudio Villa e Domenico Modugno cantare incravattati sul palco più ambito dalla musica italiana. Basta!
Parole, parole, parole. Basta!
Stasera anch’io darò i voti alle canzoni e alle esibizioni. Non aspettatevi giudizi tecnici sul sound e su quanto uno o l’altro sia propenso alla sperimentazione. A me le canzoni piacciono o non piacciono, il più delle volte non so neanche il perché. Altre volte il perché potrebbe essere stupido, come quando Gianluca Grignani cantò Cammina nel Sole col suo “Se Dio vuole”. Ecco, “Se Dio vuole” è un modo di dire che mi indispone. Mi spiace Gian, erano tanti anni che volevo dirtelo.
Il primo a prendere posto sul palco è Francesco Renga con il suo ciuffo ribelle, ormai segno distintivo di uno dei belli della musica italiana. Ammaliata dal suo dolce invecchiare, come una forma di Parmigiano, lui, il ciuffo, conquista il palco e il portatore di ciuffo potrebbe cantare la stessa canzone che portò troppi lustri fa a Sanremo Giovani che non me ne accorgerei. Aspetto che torni. Guarda che sono già arrivata.
Nino D’Angelo e Livio Cori con l’ombra di Liberato, ma secondo me Liberato è rimasto a casa. Ogni tanto Livio Cori fa le seconde voci a Nino, ma sembra più una traduzione simultanea napoletano-italiano per quelli come me che masticano solo un po’ della lingua nostrana. Un’altra luce.
Il duo partenopeo si piazza tra Renga e Nek ed io che mi aspettavo Max Pezzali per ricongiungere quel trio che ci ha fatto fare il karaoke nei palazzetti italiani. Nek con il suo rock-pop-elettronico che ha capito che funzionava già con Laura non c’è, Fatti avanti amore e ora Mi farò trovare pronto. Quindi Laura non c’è, poi si farà avanti e ora lui è pronto. Ci ha messo 22 anni, ma ce l’ha fatta.
The Zen Circus, devo ammetterlo, li conosco solo di nome ed ero in fase pit stop (capita anche alle mosche) durante la loro esibizione di L’amore è una dittatura. Claudio non ha previsto che chi guarda il festival ogni tanto deve fare anche pipì. Per quanto non abbia visto quasi niente, la canzone l’ho sentita e mi è piaciuta. Ho deciso che dovrò approfondire la loro conoscenza. No, niente numero di telefono.
Il Volo ormai è cresciuto e ora non sono più -ini. Se non ce ne eravamo accorti, stasera lo abbiamo nuovamente scoperto, almeno perché ci siamo dovuti catapultare giù dal divano a cercare il telecomando, inciampando tra pop corn e bibite gassate, per abbassare il volume. Loro urlano la Musica che resta e meno male che sono bravi, altrimenti i miei timpani non sarebbero restati.
Loredana Bertè è in gran forma come le sue gambe che non tradiscono mai. Era tanto che non la vedevo così azzeccata con un brano così perfetto per lei. Sta vivendo una nuova giovinezza artistica, continuando il successo di quest’estate. Loredana, Questa notte non ti dico no e tu Cosa ti aspetti da me?
Daniele Silvestri è un cantautore che, pur non essendo un rapper, un po’ rapper e si porta dietro un po’ di Rancore che rappa e ci sta. Pensavo non ce ne fosse bisogno di un rapper che featuringasse con uno che sta parlando, invece il valore aggiunto c’è e mi è piaciuto. Non vinceranno, ma io li riascolterò volentieri. Evidentemente i bambini lobotomizzati davanti ai tablet non stringono il cuore solo a me. Argento vivo intrappolato nel web.
Intanto che noi ci prepariamo ad affrontare le 4 ore di diretta di Rai Uno che pure il divano più comodo di casa nostra, ad un certo punto, diventa come le seggiole della galleria dei cinema anni ’80, Claudio Baglioni stacca bollini SIAE a manetta interpretando di continuo i suoi pezzi.
Si torna alla musica in gara (ed io ho già sonno) e tocca a Federica Carta con Shade che cantano Senza farlo apposta. Probabilmente se avessi un terzo degli anni che ho, riuscirei a sentire più mia questa canzone che è anni luce distante dal mio mondo. Loro bravi, ma non mi è arrivato niente.
Ultimo è un portento. Uno che non è stato sovraesposto in TV per conquistare il successo, ma ha conquistato ugualmente i palazzetti, riempiendoli di persone di tutte le età e non solo di genitori che, loro malgrado, devono accompagnare i figli adolescenti al concerto. No, Ultimo piace ai figli, ma anche a quelli più grandi. È un giovanissimo, ma musicalmente è già grande. I tuoi particolari lo conferma e mi piace. Però, Ultimo, io guardo le tue storie e dovresti mettere un po’ in ordine la tua cameretta, fai il bravo!
Baglioni canta Ci son due coccodrilli ed un orangotango con tanto di balletto. Posso dire No Comment? Io lo dico: No Comment.
Stavo leggendo dei messaggi sui social mentre cantava Paola Turci e non è riuscita a catturare la mia attenzione. Forse L’ultimo ostacolo da superare è la mia perenne distrazione perché non me ne sono accorta. Bel vestito però.
Hanno fatto un primo piano a Motta che m’è preso un colpo. Il suo guardo è spiritato, come spiritata è l’atmosfera che crea la sua voce, certamente non impeccabile, ma ci sta, perché già mi sento di cantare Mi sono perso, visto che mi perdo sempre. Dov’è l’Italia? Boh. Mi sono perso.
Bello il ricciolo, da far concorrenza a quello di Renga.
Dopo che mi hanno diviso Nek e Renga orfani di Max, mi separano anche i Boomdabash dalla Loredana Bertè e le sue cosce sode. Orecchiabilità al massimo che entra subito nella testa e, quando entra subito, di solito esce anche alla stessa velocità. Ci dormo su e vediamo se Per un milione domani me la ricorderò ancora.
Tocca a Patty Pravo e Briga. È tutto pronto ma la musica non parte e la Patty, un po’ imbalsamata, sembra non capire. La musica continua a non partire, il maestro non si capisce cosa stia facendo.
Ma sono venuta a fare una passeggiata o a cantare? Ci vuole tanto…
Finalmente ce la fanno, in tempo prima che il trucco della Pravo si smonti portando via con sé pezzi di viso con tanto di stucco. Inizia lei, dà il cambio a lui, cantano insieme che le due voci all’inizio non c’azzeccano niente tra di loro e sono senza alchimia. Bello il pezzo rap di Briga, ma tutto l’insieme non mi ha convinto. Forse è per questo che all’Ariston non volevano far partire la musica. Loro l’avevano già ascoltata. Un po’ come la vita. A volte proprio non va.
Altro riccio, ma di uno stile diverso da quello dei due che l’hanno preceduto. Un po’ brizzolato. Simone Cristicchi è un cantante impegnato, con un suo stile che non tradisce mai e canta solo quando ha qualcosa da dire. Non ho niente di cattivo da dire su di lui, anche se uomo barbuto a me mai piaciuto, ma la sua canzone, Abbi cura di me. sì.
Dopo i virtuosismi di Giorgia, arrivano le urla sgraziate di Achille Lauro che vuole la Rolls Royce. Di sicuro non vincerà lui, ma almeno ci ha svegliato dal torpore al quale ci stavamo abituando. Voglio una vita così.
Allora… Arisa inizia una canzone alla Arisa e poi, all’improvviso, cambia tutto e sconfina quasi nel musical che da un momento all’altro potrebbero entrare i ballerini che le fanno il coro. Io Mi sento bene e finalmente una che non si lagna in una canzone. Solo per questo la farei vincere. Sentirmi bella mi fa stare bene. Sono stanca di cuori infranti e porte sbattute in faccia, anch’io voglio sentirmi bene.
Tocca ai Negrita. Io me li ricordo bene al loro Sanremo 2003 con Tonight che mi era piaciuta ed ero stata anche ad un paio di loro concerti. Ora cantano i ragazzi sono in strada, mentre quelli di Ligabue sono in giro (I “ragazzi” sono in giro, 1995). Comunque I Ragazzi Stanno Bene così come Arisa, anche lei sta bene. Sono felice per loro, ma voglio stare bene anch’io! Sono invidiosa.
Ghemon si presenta sul palco dell’Ariston in pigiama e accappatoio. L’orario è giusto: una bella doccia calda e poi fila a dormire che domani c’è scuola. Ne riparliamo con la luce del giorno perché, per quanto mi sforzi, non riesco a dare un senso a questa canzone. Rose viola sulle lenzuola, lui ti trova. Non ho capito.
Einar quando canta le canzoni di Maiello canta come Tony Maiello. Ci stiamo ripetendo questo noi del gruppo d’ascolto del Festival di Sanremo. Perché? Boh! Parole Nuove.
Gli Ex-Otago fanno parte di quei partecipanti al Festival di Sanremo che i più non hanno idea di chi siano ed io conosco a malapena di nome. L’anno scorso avevamo Lo Stato Sociale, stonati al punto giusto, ma che almeno ci avevano allietato con la vecchia che ballava. Questo, invece, è un altro di quei casi in cui gli occhi a palla mi si trasformano in due grandi punti di domanda: non ho capito. Di nuovo. Abbracciami per favore. Solo una canzone.
Perché si è rifatta, era così carina! Di chi stiamo parlando? Logicamente Anna Tatangelo che arriva a Sanremo con un brano che non è di Gigi D’Alessio. Devono essere proprio in crisi! C’ha più vestito sulla spalla che sulla coscia.
Irama arriva sul palco con gli occhi gonfi e rossi da crisi di pianto, ma, nonostante l’evidente tensione che pullula da ogni poro, il suo pop che strizza l’occhio al rap piace e strizza l’occhio alle ragazze che riempiono il parterre dei suoi concerti e che domani saranno già pronte a cliccare sul suo nome in tutti i digital store. Ci aspettiamo una TOP 10. La ragazza col cuore di latta c’è.
È quasi l’1 di notte e siamo verso la fine. Enrico Nigiotti, vincitore del premio Lunezia, dedica la sua canzone al nonno, Nonno Hollywood. Come dice il Direttore, però, una canzone dedicata ai nonni dovrebbe essere fuori gara, perché è vincere facile. Sì, vincere facile, ma emozionare è un’altra cosa ed Enrico Nigiotti ce a fa anche con una mosca come me.
Scusa Mahmood se sbaglio a mettere l’h… ma non mi ricordo mai dove va. Un po’ come Copenaghen che noi scriviamo così, ma a Copenaghen l’acca la mettono da un’altra parte. Alessandro ha una voce strana, particolare che se esagera diventa un citofono. Per ora è passato. Per me. Soldi.
La mia classifica? Non ho dato i voti, quindi che volete?