17 Ottobre 2025
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17 Ottobre 2025

Irama, l’intervista: “Ho fatto i conti con insicurezze e fragilità, per poi aprire la porta di casa”

Il cantautore presenta la sua "Antologia della Vita e della Morte", in cui memoria e presente si intrecciano in un racconto viscerale ed emotivo

"Antologia della Vita e della Morte": l'intervista a Irama.
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“ANTOLOGIA DELLA VITA E DELLA MORTE”, L’INTERVISTA A IRAMA

Il 2 ottobre, a Verona, ci hai accolti nella tua casa. Quanto è stato difficile per te aprire quella porta e condividere la sacralità di quel luogo? 

Parecchio! A livello personale – un po’ per famiglia, un po’ per indole e un po’ per educazione – ho sempre fatto fatica ad aprirmi e a far vedere quello che ho dentro. Però, non ho mai indossato una maschera. Anzi, sono sempre stato me stesso, anche se molto composto. Quindi, tornando alla tua domanda, sì, è stato difficile. Decidendo di aprirmi, mi sono dovuto confrontare con tante insicurezze e fragilità.

In questa casa gli opposti vivono in armonia, o per lo meno si attraggono. Così, il BUIO chiama la LUCE, la MORTE chiama la VITA e il risultato è una vera e propria ANTOLOGIA. Da dove è partita la ricerca per questo tuo nuovo lavoro? 

Ho iniziato a scrivere l’album tre anni fa e, piano piano, ho cercato di farlo crescere, di coltivarlo, proprio come si fa con una pianta. Insomma, è partito tutto da un seme, da un’idea. Poi – aggiungendo la musica, le parole e i musicisti con cui ho avuto la fortuna di collaborare – il disco, così come la pianta, è cresciuto.

Una casa, un legame e la paura di sbagliare, che spesso paralizza. Cosa ha sbloccato l’ingranaggio? 

Nulla! La paura in sé continua a vivere, ad esserci. Si è semplicemente aperta una porta, magari quella più vulnerabile. Questo non significa che la paura non ci sia più, ma che ora la porta è aperta e si può finalmente entrare.

 

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Ascoltando la tua ANTOLOGIA DELLA VITA E DELLA MORTE ho subito percepito una certa urgenza. Pensando al tuo percorso umano, ancora prima di quello artistico, cosa rappresenta per te questo disco? 

Una continua crescita, una maggiore consapevolezza, ma anche un flusso, perché in fin dei conti stiamo parlando di musica. Spesso mi viene voglia di distruggerla, mentre a volte non smetto di ascoltarla. Fa parte della vita. Ci sono cose che, ad un certo punto, devi lasciare andare. A questo proposito, c’è una bellissima e affascinante teoria dell’universo, che dice che noi siamo un ricordo latente, come il lascito di un essere che vive. Ecco, secondo me i dischi sono degli esseri latenti, ovvero dei ricordi, dei lasciti che rimangono in vita nonostante tu sia andato avanti.

In 48 ORE canti “Quando soffriamo siamo identici / fatti per non mostrarci deboli”. Eppure, in questo disco ti spogli di ogni corazza, mostrando anche le tue ombre. Come hai vissuto questo graduale processo di sottrazione?  

Come ti dicevo all’inizio, ho sempre fatto fatica ad aprirmi. Questo si rispecchia nella frase “fatti per non mostrarci deboli“. Poi, quello che faccio è una sorta di controsenso. Di fatto, mi piaceva l’idea di dire una cosa ad alta voce e di fare l’esatto opposto. Ed ecco che nel disco mostro la mia debolezza.

Casa tua – e, di conseguenza, anche questo disco – è piena di amici. Ci racconti come sono nati i feat di questa ANTOLOGIA DELLA VITA E DELLA MORTE

La collaborazione con Lauro è nata in maniera del tutto naturale ed è stato molto bello. Il pezzo in sé è nato a Los Angeles e poi si è evoluto insieme ad Achille. Tra noi c’è tanta stima e ci siamo divertiti molto. Con Elodie, invece, mi trovo molto bene sia a livello artistico che personale. Il brano è un connubio perfetto tra i nostri due mondi! Per quanto riguarda Giorgia, infine, sono molto contento che abbia deciso di cantare questa ballad così emotiva. La sua voce l’ha resa ancora più emozionante.

In questo disco c’è tutto quell’odio che non riuscivi più a tenere dentro, ma c’è anche tanto dolore: un «dolore che – in SENZ’ANIMA – è femmina» e che in BUIO fiorisce proprio grazie al contributo di una donna, GIORGIA. 

Il concetto di vita e quello di dolore, secondo me, vanno a braccetto. Lo dimostra anche il momento del parto. È un qualcosa di inevitabile.

In POLVERE, invece, canti: “Sai, è strana la solitudine”. Che rapporto hai con questo “stato” e cosa hai imparato dai momenti in cui lo hai sperimentato?  

Non ho un bel rapporto con la solitudine. Non mi piace tanto. Sto imparando ancora ad addomesticarla e a conviverci. Secondo me, per stare da soli bisogna essere molto coraggiosi.

Ecco, a me – a volte – questo coraggio manca, ma sto cercando di imparare, perché prima o poi arriverà un momento in cui sarò costretto a stare da solo.

In MI MANCHERAI MOLTISSIMO dai voce a un uomo che non ha più voglia di vivere, perché non trova una cura a tutto il male che ha dentro. Cosa ti ha spinto a voler trattare un tema così delicato? A te è mai capitato di sentirti invisibile proprio come lui?

Ho cercato di farlo con i guanti, perché – appunto – si tratta di una tematica iper delicata. Così, con tutto il rispetto del mondo, ho cercato di mettermi in disparte e di ascoltare quel pensiero, quel dolore, che – ti confesso – è una cosa folle, inimmaginabile. Così, Mi Mancherai Moltissimo è diventata la canzone del disco che preferisco.

Io non mi sono mai sentito così tanto invisibile, probabilmente perché non mi ci sono mai voluto sentire. Sai, a volte è anche una scelta. Io ho sempre faticato a crogiolarmi nella sofferenza. Ci sono sempre entrato per poi cercare di uscirne con forza. Poi, ognuno è fatto in modo diverso. Io, per indole, ho sempre cercato di scappare dall’idea di crogiolarmi nel mio dolore, perché penso sia importante rispettarsi.

La morte è una bugia. Mi mancherai moltissimo”: il brano si chiude così. Cosa c’è di falso nella “narrazione della morte”? 

Tante cose! Intorno alla morte ci sono un miliardo di sovrastrutture culturali. Non dico che siano sbagliate, ma credo sia sbagliato seguirle come se fossero la verità assoluta.

Il disco si chiude con una preghiera laica, con una resa: “Scusa, ma non ho più voglia di combattere. Aspetterò che un maledetto attacco di panico mi lasci steso a terra sopra un pavimento fradicio”. A cosa hai deciso di non opporre più resistenza? 

In questo caso, sto provando a mollare la presa, a non tirare più il freno, permettendo agli altri di entrare nella mia casa.

Dopo lo show all’Arena di Verona, questa casa la ricostruirai anche all’interno dello Stadio San Siro, dove ti esibirai il prossimo 11 giugno?

Vediamo… Sto ancora pensando a cosa fare e a come farlo, ma ne varrà la pena!

IRAMA, “ANTOLOGIA DELLA VITA E DELLA MORTE”: LA TRACKLIST

Qui, di seguito, riportiamo la tracklist dell’Antologia della Vita e della Morte, ricordandovi che – cliccando su ogni canzone – potrete leggerne il testo e il significato:

  1. Arizona feat Achille Lauro
  2. Senz’Anima
  3. Buio feat Giorgia
  4. Polvere
  5. Tutto Tranne Questo
  6. Galassie
  7. Mi Mancherai Moltissimo
  8. 48 Ore
  9. Ex feat Elodie
  10. Giulia
  11. Lentamente
  12. Circo
  13. Tu No
  14. Il Giorno
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