Solo Quando Voglio è il nuovo singolo di Mancha, brano che arriva a due mesi dall’esordio di Crimine (ne abbiamo parlato Qui).
Leonardo Parmeggiani, questo il suo vero nome, è nato nel 1999 e ha un approccio musicale in cui si possono riconoscere influenze jazz, hip hop e soul, mescolate con sonorità contemporanee.
INTERVISTA A MANCHA
In “Solo Quando Voglio” parli di una necessità privata e so che è nato due anni fa. Quanto il testo del brano sarebbe stato diverso se l’avessi scritto oggi dopo quello che abbiamo passato e stiamo
vivendo?
Paradossalmente la solitudine forzata di questo ultimo anno non è stata fonte di ispirazione, forse perchè vissuta con frustrazione. Solo Quando Voglio rappresenta per me la ricerca della solitudine e la volontà di staccarsi dai momenti che non ti permettono di stare con te stesso. Perciò credo che il brano non sarebbe neanche nato in una situazione di isolamento indotto.
Il brano è accompagnato anche da un videoclip che rafforza il messaggio. Quanto è importante per te l’aspetto visual nella realizzazione di un progetto musicale?
Fino ad oggi non ho mai dato molta importanza all’aspetto visual… sbagliando! Ero una di quelle persone che pensava a fare musica e basta, ma anche perche mi capitava poche volte di guardarmi un videoclip e apprezzarne il contenuto, o guardare una copertina e apprezzarne l’originalità. Ho capito il valore dell’estetica di un brano solo quando ho dovuto pensare a come creare dei contenuti di qualità che rappresentassero al meglio i miei pezzi.
Qual è l’aspetto di “Crimine”, il tuo precedente singolo, del quale sei più orgoglioso?
L’aspetto di Crimine che mi rende più orgoglioso è la potenza con cui il ritornello esplode nelle orecchie, e il perfetto match tra musica e significato del testo che si sostengono a vicenda. Se uno dei due fosse stato un po’ più debole dell’altro il brano non avrebbe avuto lo stesso effetto.
Il tuo approccio musicale non è ben definito, perchè spazia tra diversi generi musicali. Qual è il primo album che ti ha folgorato?
Il primo album che mi ha folgorato è stato sicuramente Appetite for Distruction dei Guns N’ Roses. Mi ricordo che la prima volta che ascoltai Sweet Child O’ Mine avevo circa 10 anni ed ero ad un campo estivo in montagna. Il primo giorno ci svegliarono alle 8 del mattino piazzando delle casse su ogni piano dell’alloggio facendole suonare al massimo. Il riff iniziale della canzone mi piacque così tanto che iniziai ad andare a chiedere a tutti che canzone fosse! Appetite for Distruction fu anche il primo CD fisico che comprai, da li nacque la passione per i Guns, ma soprattutto per Slash.
Da quello che abbiamo potuto ascoltare finora, l’originalità è la tua principale caratteristica distintiva. Tu come definisci la tua musica?
Non mi è mai piaciuto incasellare la mia musica all’interno di genere e tipologia, ma capisco anche che esiste la necessità di farlo. Ho sempre amato così tanto la musica e le sue sfumature che non sono mai riuscito a decidere su che genere focalizzarmi, e se l’ho fatto è durato poco! Per questo credo che il modo migliore di definire la mia musica sia eterogenea.
Dopo aver ascoltato “Crimine” e “Solo Quando Voglio” la curiosità è d’obbligo… Ora cosa dobbiamo aspettarci da te?
La cosa migliore è non aspettarsi niente o aspettarsi di tutto. Quando compongo o scrivo musica, uno dei miei tanti obiettivi è quello di fare qualcosa che possa stupire chi ascolta. Le canzoni a venire avranno tutte un filo conduttore che sarò io, ma per il resto sarà come fare una degustazione di musica, una viaggio dal 1920 al 2021!