13 Giugno 2015
di Cantautrice
Condividi su:
13 Giugno 2015

Caro Amore: preferisco essere la Signora Nessuno.

Torna il blog di Romina Falconi diretta come è nel suo stile ci spiega perché le canzoni d'amore devono straziarti l'anima. Quello che nessuna donna dice...

Condividi su:

Cara mi costa la razionalità.
Mi sento come una puttana senza tacchi, come un bambino senza curiosità, un depresso senza la spocchia di quello che fa il cavolo che vuole perché “tanto è depresso“, come un clown che non fa ridere…
Posso esistere, si, ma non mi posso esprimere bene.
Cara mi costa la razionalità.

Tutti sono convinti che un cantautore (o uno scrittore) abbia una sensibilità fuori dalla norma.
In genere chi scrive cerca solo di non abbruttirsi troppo con la realtà e decide di fare quello che sa fare meglio: eludere il suo destino, le sue radici e non pensare che avrebbe dovuto/potuto seguire altre strade.
Se poi uno è scrittore famoso ancora meglio perché si aggrappa all’unica frase che gli ronza in testa “è il mio lavoro e lo faccio bene“; certo, dico io, ma prima dei riconoscimenti c’era quella ribellione e quella sensazione di essere un disadattato, seppure creativo.
Non sempre è vero, però, che chi scrive è molto sensibile.
Il più delle volte si scrive perché non si sa stare al mondo come fanno tutti gli altri.
Caro si paga questo costante e imperituro sforzo di apparire normali.

E te lo comunico: in giornate come questa mi sento come un ricordo.
Devo scrivere testi nuovi ed invece mi ritrovo in qualche frase che parla di me, fin troppo abbellita, proprio come si fa con i ricordi.
Mi riconosco, nascosta tra gli aggettivi di troppo, e questo mi fa piacere e al tempo stesso mi lascia debole.
Io non sono sensibile come si può immaginare e neanche tu.
Come quando si soffre per qualcosa e ci sentiamo “normali” solo condividendo e constatando che non siamo gli unici in quel momento a soffrire, tipo alcolisti anonimi. Le canzoni da sempre accomunano le vite.
Come dice il proverbio: mal comune, mezzo gaudio.

Ti parlo delle canzoni dei ricordi.
Lo dico da una vita che avrei tanto voluto conoscere le muse che hanno contribuito a rendere i cantautori dei mostri sacri. Perché le cose son due: o le muse stanno tutte alle terme o i cantautori fumano lo stesso talco che usava Pollon.
Che darei per vedere la faccia della Signora Rimmel, della signora Passerotto, la signora Quattro Stracci. Ma quella più potente di tutte, che non si offendano le altre, è la signorina Bella senz’anima. Quella si che è una donna – ricordo maestosa.
Sarà che adesso le muse sono tutte fighissime e buone. Quelle che lasciano più il segno sono quelle che hanno spezzato i cuori, E questo va detto, le lezioni più importanti sono proprio quelle che non chiediamo.

Ora, noto che c’è una tendenza ad esaltare ultimamente solo concetti positivi, come se fosse una regola, come se uno debba fare il copywriter e cioè: trovare il modo di rendere più allettante il prodotto.
A questo punto mi viene da citare Troisi: “no, così non soffro bene!
Con questa Italia che sta al terzo presidente non eletto e l’ennesimo annuncio dal tg “L’Italia si sta riprendendo dalla crisi
dico: ma possibile che ognuno voglia fare il lavoro che non gli compete?
Che un cantautore, ogni tanto, debba dare messaggi di speranza, ok ma… Mai viste tante canzoni così propense ad esaltare la gioia di vivere.

Eh no, qui state boicottando i rodimenti di culo generali e da che mondo è mondo il cantautore te lo deve dire che si sente fuori posto.
Con questo non ti dico che sono pessimista, anzi. In questo anno, quando me lo domandavano non facevo che ripetere: “E’ dalla crisi che nasce qualcosa di nuovo, eh“!
Come se ognuno potesse esistere senza esprimersi come vorrebbe.

– Artiste che insultano colleghe pubblicamente, come se non fosse già pesante la perdita della fama che hanno avuto.
– Personaggi dire improvvisamente la loro su argomenti mai affrontati prima, guarda caso proprio in periodo di promozione.
– Cantanti inviperite che chiamano a sorpresa i fans insultandoli per esporre concetti sulla lotta a tutto ciò che non è spirituale (ma dico, ma chi sei: il Dalai Lama?), sulla politica e chiedersi:”ma qual è il problema? vuoi cantare e non puoi più farlo come un tempo oppure ti vuoi mettere a fare altro?”
– Donne in politica che non si sa neanche con quale credibilità siano arrivate ad essere un minimo seguite su Facebook parlare di costi enormi per il nostro paese qualora si dicesse “si” ai matrimoni gay.
Sono in un paese che non da gli stessi diritti a tutti. Di che altro dobbiamo parlare?
E poi ancora artisti e addetti ai lavori del mondo musicale sbranarsi e cercare ogni tipo di vetrina invece di lottare e cambiare il modo di vivere con la musica.
Ognuno sembra voler uscire dal proprio seminato.

Se siete tutti d’accordo io direi di tornare ai ruoli di partenza:
Che i cantautori ogni tanto soffrano (non dico tanto: un pochetto), i politici offrano soluzioni, gli uomini facciano i gentleman, e i cocomerari a fare i cocomerari. No?
E sapete tra qualche anno cosa resterà della musica? Ci saranno nuovi tormentoni e nuovi talent ma ogni tanto si riproporrà un brano come Bella senz’anima continuando a farci dire:”che brano immortale!”e lì capiremo che anche se certe cose non le vogliamo vivere è importante che si affrontino nel modo giusto.
Se Petrarca avesse trovato una Laura “facile”, sarebbe riuscito a dedicarle quelle parole?

Ecco, mi sento dire che adesso va di moda l’auto-celebrazione e il pensiero positivo forzato.
Lasciarsi attraversare dal disagio e comunicarlo apertamente ci rende umani, più che altro.
E sapete qual’è la cosa che mi irrita di più? e che sfigata come sono, qualora fossi la musa di qualcuno probabilmente sarei ricordata un’allegra malinconia… cosa che, per quanto seducente possa essere l’idea, se mi devi descrivere con “sofferenza positiva” ma vattene a fanculo… preferisco essere la Signora Nessuno.
Io invece vedi le promesse le mantengo. Se è finita io ti disprezzo, ti odio e ti sfanculo… sempre rispettosamente, ovvio.
Perciò quando canterò i miei ricordi (per quanto abbelliti e maneggiabili) userò sempre un poco tristezza alla Troisi , un poco di disprezzo alla Monicelli, e un po’ di ironia a modo mio.
I pensieri positivi sui sentimenti forti, con rispetto parlando, li lascio ai biscotti della fortuna.

Inadeguatamente tua.
Romina