7 Dicembre 2014
di Riff di Carta
Condividi su:
7 Dicembre 2014

RECENSIONE:
MI AMERO’ LO STESSO – PAOLA TURCI

Prince Greedy scrittore e vorace lettore di libri questa volta ha letto il libro di Paola Turci,Mi amerò lo stesso,e ci spiega perché non gli è piaciuto...

Condividi su:

TITOLO: Mi Amerò Lo Stesso
AUTORE: Paola Turci
EDITORE: Mondadori
PREZZO: 18,00

Odio profondamente Massimiliano Longo, il direttore di All Music Italia. Lo odio perché è stato lui ad assegnarmi la recensione di questo libro. E lo odierò per sempre. Organizzerò macumbe, saboterò con riti magici di antica provenienza vedica tutte le sue iniziative, creerò catene di Sant’Antonio per fotterlo, lo farò rapire dagli alieni o molestare dal malefico Bob di Twin Peaks. Farò anche di più, ve lo assicuro. Eppure dubito che la somma di tutti questi malefici avrà su di lui lo stesso deleterio effetto che ha avuto sulla mia anima rigonfia di stress la lettura di Mi Amerò lo Stesso di Paola Turci.


Premetto che il sottoscritto non ha niente contro la cantautrice romana. Anzi, pur non avendo mai ascoltato con attenzione la sua musica ne ho sempre apprezzato l’identità riconoscibile e una certa versatilità nei testi comune a ben poche popstar donne di italico lignaggio. Senza considerare che mi ha sempre fatto parecchio sesso. Questo per mettervi al corrente, se mai ce ne fosse bisogno, che non sono partito prevenuto. Durante le prime pagine, poi, ho addirittura apprezzato l’idea di un racconto che si snodasse in un ampio presente storico, quasi fosse un diario scritto in presa diretta che muta registro e stile narrativo con il passare degli anni. Posso quindi affermare con certezza che il libro fino a pagina 23 è interessante. E dopo?
Dopo è panico, ma panico vero. Ci si trova davanti a un orribile creatura a tre teste montate alla cazzo su un povero collo smagrito. Sulla prima testa troneggia l’esistenzialismo birra e pizza a portar via alla Fabio Volo.
Sulla secondo il misticismo da conversione cellinica tipo Paolo Brosio.
Sulla terza i deragli sentimentali figli di quelle sublimi lettere che pubblicava Cronaca Vera.
Il povero collo sei tu, inutile lettore, schiacciato dal peso di cotanto istrionico poetare.

Paola ci racconta che da piccola aveva paura di vomitare. Ci dice che ha sempre amato la musica anche se nel libro di musica parla poco e male. Ci svela le sue prime partecipazioni a Sanremo e quanto erano cattivi i discografici che le dicevano come vestirsi.
Così decide di fare da sola.
Intermezzo sentimentale: si fidanza col tennista Paolo Cané.
Si tradiscono e sfanculano a bomba ma non riescono a lasciarsi.
Lei è stressata, soffocata dai ritmi serrati della popolarità. Vorrebbe fare l’attrice ma un maledetto pomeriggio sbatte con la macchina e rimane mezza sfigurata. Momenti difficili di riabilitazione. In circa una quindicina di pagine si accetta e va in vacanza con amici in Madagascar dove incontra un tipo sposato con cui tradisce il tennista. La piccola ha trovato coraggio. Torna in Italia, lascia Cané e riprende in mano la sua vita.
Va dallo psicologo, scopa un po’ in giro senza troppi pensieri e si professa atea convinta.
Poi l’amica con cui ha fatto l’incidente e con cui non parla da 12 anni le telefona. Riappacificazione e viaggio insieme a Lourdes.
Paola in principio accompagna l’amica solo per cortesia ma quel viaggio la cambia da dentro: ha trovato Dio.
Diventa una super cattolica che va a messa tutti i giorni. Lascia la vita dissoluta e si sposa a Haiti dove ha iniziato a fare beneficenza.
Momento di riflessione spirituale dove in tre righe ci spiega i precetti buddhisti tipo carta dei baci perugina (ma studia, cazzo!) e la sua adesione a Cristo.
Si rompe le palle del marito ma la santa madre chiesa non permette divorzio. Ci rimugina e poi decide: mi separo, rimango credente ma opto per un cristianesimo un filo più new age.
Altra lodevole beneficenza, per di più accanto a quel grande uomo di Gino Strada, e titoli di coda.
Epilogo con mega riflessione sulla sua vita alla soglia dei cinquanta.

Il tutto in 134 pagine! Al prezzo di 18,00.
Per carità, un vissuto importante il suo, con momenti davvero difficili che certamente ha saputo superare con grande forza e un carattere fuori dall’ordinario. Senza considerare che il suo importante lavoro filantropico al servizio di chi ha bisogno è assolutamente lodevole e merita rispetto.
Ma attenzione, amici, io non sto criticando la persona ma il libro! Che è un’accozzaglia di pensierini che ben poco si sposa con l’intensità di una vita a mille all’ora come quella della Turci.
Ora capite perché odi così tanto Massimimiliano Longo? Perché sarà lui e solo lui la prossima vittima del mio amico Dexter Morgan?
Che altro aggiungere?
Se Parigi valeva bene una messa, Paola Turci vale ancora una botta.
Dove decidetelo voi.
P.G.

mi_amerò_lo_stesso_cover