18 Dicembre 2016
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18 Dicembre 2016

RECENSIONE:
HIPPIE DIXIT – AMERIGO VERARDI

Ospitiamo la scrittrice Viviana Correddu che ci parla di "Hippie dixit" di Amerigo Verardi, un album già definito tra i migliori del 2016

amerigo verardi
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Oggi su All Music Italia abbiamo il piacere di ospitare la scrittrice Viviana Correddu che ci parla di un album che la critica ha già definito uno dei dischi più belli del 2016, Hippie dixit del cantautore Amerigo Verardi uscito nei negozi fisici e digitali lo scorso 16 dicembre, un vero e proprio viaggio libero e di ricerca.

Fiume di note liquide, scorre in piano e defluisce, in continuità e slancio, poi in guizzi improvvisi di potenza. Si inseguono le rocce scroscianti, si sgretolano e si riassestano; è un viaggio, che prosegue tra i pensieri misti al sogno di una giornata in conclusione, un tentativo riconciliatore tra l’io più intimista e tutto ciò che gli sta intorno. Ed ecco, all’improvviso, la turbolenza emozionale, lo stridore dell’impatto, il bipolarismo funzionale dal quale nessuno può sfuggire. Non c’è inizio, e non c’é una fine.

Hippie Dixit è un disco da ascoltare nella sua interezza, nel suo viaggio, nella sua dolce consapevolezza. Nella sua ruvida indignazione, nel suo slancio di riflessione, nella sua nota discordante. Ogni brano ci regala le sue pause, per poi riallacciarsi con un altro se stesso. Cambia l’attitudine, cambia il percorso attraversato, cambia il fondale ma non l’obbiettivo; non cambia la densità dell’acqua ma la sua volontà, la sua necessità di percorso. Cambia senza snaturarsi. Cambia senza interrompere il prima per il dopo. Non abbiamo più pazienza, non ascoltiamo più il suono che fa la foglia mentre cade, o il movimento del fiore che si schiude. È questo, che ci chiede questo disco. L’ascolto di quelle emozioni che sembrano distanti, di quelle immagini che poi ritrovi nitide e decise appena ti spogli dalla frenesia dell’immediato. Un disco che ci riporta a noi stessi e ci avvicina al mondo con il senso critico e lo sguardo lucido.
A tratti ci taglia, a tratti ci consola.
A tratti ci prende, a volte ci lascia nell’abbandono di una culla morbida e dondolata dal naturale movimento dell’acqua, della terra, del fuoco, e del vento. Un turbinio che conosciamo, ma che stupidamente pensiamo di non essere pronti ad affrontare. Il coraggio dell’ascolto, ci rivela quella bellezza che può cambiare il mondo.

Chiedo ad Amerigo Verardi cosa si aspetti da questo suo ultimo lavoro, uscito il 16 dicembre per The Prisoner Records; glielo chiedo dopo trent’anni di carriera dentro la musica indipendente italiana, dopo collaborazioni importanti, dopo aver fatto sempre ciò che gli era affine nel suo essere persona e musicista, senza schemi precostituiti né arrivismi compromettenti. Glielo chiedo dopo che Hippie Dixit è già stato definito uno dei dischi più belli del 2016, dopo che è stato definito un capolavoro:

Spero che questo mio lavoro, al quale ho dedicato tutto l’amore di cui sono capace, possa esservi da stimolo per intraprendere nuovi viaggi, in un percorso di ricerca che parte inevitabilmente dalla ricerca di sé e dalla realtà sensibile, per cercare di approdare poi ad una nuova alba di consapevolezza. Dovesse essere così anche per uno soltanto di voi, sarebbe comunque valsa la pena realizzarlo”.
TRACKLIST

1. L’Uomo di Tangeri
2. Terre promesse
3. Pietre al collo
4. Due Sicilie
5. Cisternino Bhole Baba Dhuni
6. A Piedi nudi
7. Brindisi (Ai terminali della via Appia)
8. Viaggio di Paolo
9. Korinthos
10. Chiarezza
11. Verità
12. Innocenza
13. Le Cose non girano più
14. A me non basta

 

Articolo di Viviana Correddu per All Music Italia