13 Agosto 2014
di Direttore Editoriale
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13 Agosto 2014

FRANCESCO FACCHINETTI tuona contro i colleghi: “Non siete artisti”

Francesco Facchinetti indignato nei confronti di alcuni colleghi ingrati dichiara: "Non siete artisti... non meritate neanche un giorno di popolarità!"

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Artista: un termine da sempre difficile da usare. Il confine tra chi lo è e chi non lo è, è molto labile, e non vi è un metro di giudizio oggettivo per stabilirlo.

Succede ormai spesso che questa “onorificenza” venga assegnata un po’ a chiunque lavori in qualsiasi ambito dello spettacolo, e in fondo ci sta, visto che i dizionari stessi alla voce artista scrivono: “Chi opera nel campo dell’arte come creatore o interprete “.

La cosa più grave al giorno d’oggi (almeno nel mondo della musica, di cui noi ci occupiamo) non è l’abuso del termine, ma la poca serietà di molti dei quali si fregiano di questo titolo, facendone uso.

Gli artisti sembrano poter tutto. Per molti di loro non esiste la parola “No”. Molti di loro vivono in un mondo che non è quello reale, circondati da persone inclini a dirgli sempre di sì, a fare qualsiasi cosa gli venga chiesto, senza contraddirli mai.

Molti artisti hanno una loro verità, hanno le loro spiegazioni, hanno la loro visione e non accettano che qualcun altro faccia vacillare le loro convinzioni.

E si scordano che, soprattutto nel mondo della musica, perché un artista sopravviva, c’è bisogno di un pubblico che spenda soldi, macini chilometri, investa tempo per decretarne il successo.

È giusto sapere che gli artisti che davvero rispettano il loro pubblico sono molto meno di quelli che si pensa.

Questa lunga premessa per introdurre Francesco Facchinetti, uno che è sempre stato fuori dal coro, uno che parla alla sua gente, che sente il bisogno del contatto con chi lo segue e supporta, dandogli così modo di fare il lavoro che ama.

Un autentico cavallo pazzo capace di dare il suo indirizzo di casa in diretta tv e, non contento, di scriverlo e riscriverlo più e più volte sulle sue pagine social dicendo che le persone che lo seguono, e non solo, troveranno sempre la “porta aperta”.

Succede che ieri Francesco, da sempre senza mezzi termini, si sfoghi, senza fare nomi, nei confronti di alcune persone dicendo che “Non sono artisti e che non meritano nemmeno un briciolo di popolarità“.

Questo il suo post:

Facebook Facchinetti

Senza ombra di dubbio questo lungo sfogo di Francesco Facchinetti fa riflettere e, soprattutto, non si può non constatare l’assoluta verità delle sue parole.

C’è chi dice che il suo sfogo derivi da due notizie degli ultimi giorni: la prima quella di Marracash che ha annullato nelle scorse settimane il concerto previsto a Villa Ada a Roma per la poca affluenza di pubblico (ve ne avevamo parlato QUI).

Il suo management, Roccia Music ha così giustificato l’accaduto: “Arrivati sul posto scopriamo che il pubblico purtroppo era davvero esiguo. Su richiesta degli organizzatori abbiamo aspettato che arrivasse più gente ma la gente non è arrivata. Tra discussioni in camerino con i promoter, tensioni e attese si sono fatte le 23,20. La scelta era tra fare uno show ridotto, snaturato e raffazzonato all’ultimo momento (dato che bisognava staccare a mezzanotte) o far saltare la data per poter RIMBORSARE i biglietti a chi aveva pagato“.

Al messaggio ne è seguito uno dell’artista, disposto a recuperare gratuitamente il concerto: “La verità è che però siamo sul serio dispiaciuti per quello che è successo a Roma. Non per non aver suonato, dato che continuiamo a ritenere di aver fatto la scelta migliore per il pubblico che aveva pagato, ma per non essere usciti ad incontrare i nostri fans per spiegare di persona come sono andate le cose. Ci scusiamo per questo. E’ stato un momento di confusione e di gran nervosismo e avreste dovuto essere lì per capire lo stato d’animo di quelle ore. Ci teniamo davvero a rimediare e perciò proponiamo ufficialmente a Villa Ada di organizzare un altro concerto Roccia Music. Siamo disposti a suonare gratis, rinunciando interamente al nostro cachet, a patto che il concerto sia gratuito anche per il pubblico”.

Altro evento simile, ma le cui dinamiche non sono ancora chiare al momento, è il concerto di Gabry Ponte che si sarebbe dovuto tenere a Civitella del Tronto. La Procoloco di Civitella incolpa il cantante/dj di essersi rifiutato di salire sul palco abbandonando la location percependo ugualmente il cachet pattuito e si dice decisa ad andare avanti per vie legali.  Da parte sua Gabry Ponte ha dichiarato ai suoi fan su Facebook: “Non mi è stato permesso di esibirmi, e sono molto rammaricato di ciò (…) Non so quali comunicazioni siano state date o saranno date a riguardo; la verità è che ho fatto un lungo viaggio per arrivare… ed ero lì, stanco ma pronto, presente sul posto, a pochi metri da voi, dove ho cenato, fatto foto e firmato autografi, e ho atteso fino all’ultimo, sperando di riuscire a salire sul palco. Mi scuso con tutti i miei fans che erano presenti, anche se vi posso assicurare che le ragioni dell’annullamento dello show sono state assolutamente indipendenti dalla mia volontà“.

Ma in fondo a chi fosse diretto il messaggio di Facchinetti è davvero la cosa meno importante. Sarebbe importante invece che le sue parole, così lucide e concrete, arrivassero a tutti quelli che hanno la fortuna di fare questo lavoro (sì, perché è opportuno non dimenticare che poter fare della propria passione un lavoro è un lusso che pochi possono permettersi) e li spingesse a ridimensionarsi e a considerare il loro lavoro in tutta la sua totalità che ha un prima e un dopo, dando il giusto valore al rapporto con le persone che li sostengono.

Sono passati pochi giorni dalla polemica di Arisa con una sua fan su Facebook, che la rimproverava di non fermarsi dopo i concerti per foto e autografi e di essere scostante con il suo pubblico. Alle accuse la cantante ha replicato: “Cara Mirna, i dischi non si comprano in base ai sorrisi, agli abbracci e ai complimenti. Rosalba Pippa non è in vendita. Non è un ricatto. Io mi fermo se ne ho voglia, se ne ho la forza, se posso… il mio dovere finisce con l’ultima canzone, tutto il resto è in più. Questo pensiero è inadeguato“.

Anche il nostro pensiero (inadeguato o no che sia) è molto simile a quello di Facchinetti. Vogliamo quindi fare un parallelo professionale, e ricordare agli artisti che la pensano in questo modo, che il lavoro del “commesso”, ad esempio, non finisce quando ha consegnato il prodotto nelle mani del cliente che lo ha pagato, ma continua anche dopo. E nel caso in cui il cliente torni indietro desideroso di ricevere ulteriori informazioni riguardo a ciò che ha comprato, il commesso, per lavoro, è tenuto ad ascoltarlo, sorridergli ed accontentarlo nei limiti del possibile.

Detto questo, se Francesco Facchinetti ci leggesse, ci piacerebbe fare una lunga chiacchierata con lui passata l’estate.