4 Marzo 2017
Condividi su:
4 Marzo 2017

BRUNORI SAS: il resoconto del concerto sold out all’ALCATRAZ di Milano

Brunori sas e band si sono esibiti all'Alcatraz di Milano con le nuove canzoni di "A casa tutto bene" incantando il pubblico. Ecco come...

Brunori SAS
Condividi su:

Continua il tour di successo di Dario Brunori, alias Brunori Sas, il cantautore cosentino che lo scorso 20 gennaio ha pubblicato il suo nuovo album A casa tutto bene. Dopo le date di Udine e Bologna, ad ospitare Brunori e la sua band è l’Alcatraz di Milano. Il concerto è sold out in pochi giorni, la fila fuori dal locale milanese è lunghissima, e questo è decisamente il momento più fiorente della carriera di Brunori: instore, incontri negli Atenei italiani, interviste e partecipazioni ad eventi e programmi televisivi. Il cantante parla di questo nuovo progetto come di una via di fuga da casa e, allo stesso tempo, di una dimensione di rifugio domestico.

Te ne sei accorto sì, che parti per scalare le montagne, e poi ti fermi al primo ristorante e non ci pensi più sono i versi che aprono il concerto, nonchè l’incipit de La verità, primo singolo estratto dal nuovo album. Sono tanti i temi affrontati nell’arco della serata: l’amore, l’amarezza, la soddisfazione, la delusione. C’è spazio anche per la politica e per L’uomo nero: il cantautore calabrese ci parla di razze, pregiudizi, di casa, di famiglia e di religione.

Figlioli e figliole benvenuti a casa Brunori … siamo qui per affrontare le nostre paure: le parole di Brunori mettono in risalto la familiarità del suo approccio con il pubblico. Tutte le sue canzoni hanno i piedi ben saldi a terra, ci parlano spesso con una “verità” per l’appunto disarmante, così come questa frase citata sopra che introduce Canzone contro la paura… come se cinquemila voci diventassero una sola.

Nella sua voce si percepisce una direzione, un viaggio che inizia e porta a compimento in ogni suo pezzo. E’ la tratta Lamezia-Milano, che caratterizza la sua vita, tra l’amore per la sua famiglia e quello per il lavoro, tra pane a arte, tra sicurezza e rischio. Una Vita liquida in continuo movimento, con il mare e le stagioni.

In questo continuo vortice di sentimenti e sensazioni, non può mancare la forza più potente:

L’amore, l’amore è un colpo di pistola
L’amore, l’amore è un pugno sulla schiena
È uno schiaffo per cena
L’amore ti tocca appena

Brunori ci descrive l’amore crudo e l’amore romantico, quello sofferto (Lei, lui, Firenze) e quello mai arrivato, e anche l’amore erotico di Pornoromanzo, che, nel suo arrangiamento, mi ha ricordato un po’ quella My sharona dei The Knack dell’antico 1979. Che poi, diciamocela tutta, Brunori non ci ha fatto mancare nemmeno un momento “anni 70” alla figli delle stelle in un Sabato bestiale, così come non ci ha fatto mancare i momenti poetici alla John Lennon e Kurt Cobain.

Brunori è bravo, non avrà quella voce alla Joe Cocker o Bryan Adams ma è preciso, intonato, suona bene chitarra e pianoforte e sa come far divertire il suo pubblico con un pò di autoironia. Però ci tengo a sottolineare e a dar adito ad una band di professionisti, che lo accompagna da anni e che sprigionano una forte sinergia. La fortuna e, sicuramente, anche il pregio di Brunori è quello di avere un pubblico molto variegato. Era da un po’ che non si vedeva una tale omogeneità: giovani e adulti, uomini e donne, quelli più “vip” e i più “alternativi”, coppie e single, etero e omo.

Insomma un bel concerto, un bel pubblico, però io vorrei chiedere una cosa al signor Dario Brunori:

Caro Dario perchè hai deciso di cantare alcuni brani storici della tua carriera e quasi tutti i brani del tuo ultimo progetto, ma hai “dimenticato” di inserire in scaletta uno dei brani, se non IL brano più bello della tua carriera? So che sai di quale sto parlando: Diego e io è davvero un capolavoro. Uscendo dal concerto ho sentito almeno due o tre gruppi di persone chiedersi perchè non l’avessi fatta. C’è tanta poesia in questo brano, tanto amore, tanta sofferenza, tanta arte, c’è tutto quello che la tua musica professa da anni. Il violino c’era, il pianoforte anche, non c’era Morricone con i suoi centocinquanta archi a rendere tutto dantesco, ma sappiamo che questo è solo un dettaglio. Quindi la domanda che mi rimane è perchè?

Detto ciò, nonostante il mio piccolo disappunto appena mostrato, Brunori è stato una sorpresa per me, e immergermi nella sua musica ancora di più.